mercoledì 7 settembre 2011

Rom: Consiglio d'Europa. Lettera sull'educazione, la politica ed i progetti. Una strada per l’inclusione sociale



Al Consiglio d’Europa
Alla Commissione Europea
Al Comitato Economico e Sociale Europeo
Al Parlamento Europeo


Oggetto: rom educazione, politica e progetti
              una strada  per l’inclusione sociale


Mi chiamo Marcello Zuinisi. Sono un educatore professionale, vivo e lavoro in Italia.
Da venti anni mi occupo volontariamente di immigrazione e difesa dei diritti umani.

Negli ultimi 3 anni ho iniziato un percorso con decine e decine di famiglie rom, centinaia di persone presenti nella mia regione la Toscana condividendo la costruzione di una rete insieme ad altre organizzazioni rom e pro rom, attivisti umanitari, famiglie, rappresentanti, artisti, intellettuali su tutto il territorio nazionale finalizzata all’inclusione sociale.

La drammatica condizione di esclusione sociale della popolazione rom in Italia, affrontata con risultati ancora parziali  rispetto alle famiglie di lungo insediamento, insoddisfacenti rispetto alle famiglie proveniente dai paesi balcanici è esplosa con l’arrivo delle famiglie rom provenienti dalla Romania.

Negli ultimi 4 anni sono purtroppo tanti i bambini morti nei campi e ripari di fortuna dove vivono numerose famiglie rom. Non si tratta solo di incidenti, attentati incendiari razzisti hanno determinato queste morti. Le parole rivolte oggi all’Italia dal Segretario Generale sulle Questioni Rom del Consiglio d’Europa Thomas Hammargerg sono chiare ed inequivocabili. Molti politici sono razzisti nei confronti dei rom, i giornali amplificano il razzismo, l’Italia deve cambiare.

Lungo i binari delle ferrovie, sotto i ponti delle città, a ridosso delle discariche, vivono migliaia di esseri umani. Vere e proprie favelas, dove le condizioni di vita sono medioevali: non c’è acqua, luce, impianti e servizi igienici. Le baracche sono di legno e cartoni. Questo insediamenti sono costantemente sgombrati senza che le amministrazioni comunali forniscano una alternativa.

Intere famiglie vivono in tende e ricostruiscono le baracche quando vengono abbattute dalle ruspe. Ogni volta si riparte da zero, si ricostruisce anche a poche decine di metri dal precedente campo. La realtà è evidente e per non vederla bisogna letteralmente chiudere gli occhi o far finta di niente.

Da anni viviamo ed affrontiamo questa situazione. Sono stati presentati progetti di inclusione sociale a numerose amministrazioni comunali.
Casa, scuola e lavoro le basi della progettazione condivisa con le famiglie rom non hanno trovato ancora nessun riscontro positivo nelle Istituzioni. Abbiamo costruito una organizzazione rom senza ricevere nessun tipo di aiuto e sostegno.
Stiamo affrontando emergenze sanitarie, abitative, con le nostre sole forze.
Supporto e mediazione negli ospedali, nei tribunali, negli uffici amministrativi comunali e provinciali, nelle scuole.

C’è sempre un muro davanti a noi, quando non è fisico (vi sono posti in Italia,in Romania,in Slovacchia dove vengono progettati e costruiti muri fisici) è politico. Disprezzo, superficialità, non conoscenza, pregiudizio le questioni che affrontiamo quotidianamente.

I progetti, quando ci sono vengono gestiti da organizzazioni e fondazioni italiane. Le famiglie rom sono al massimo destinatarie. Progetti che portano divisioni tra le famiglie, provenienti da diverse aree geografiche. Progetti che non hanno permesso di superare le emergenze. Decine di milioni di euro spesi per costruire nuovi campi ed insediamenti destinati a poche famiglie, conteiners di pochi metri quadrati dove sono stipate le persone. Con questo soldi si potevano garantire condizioni dignitose ad ogni famiglia.

Si stanno infine tentando politiche di rimpatri assistiti che violano il principio di libera circolazione e non risolvono niente. Le famiglie che ricevono fondi pubblici per tornare in Romania ritornano poi nuovamente in Italia visto che le condizioni di emarginazione dalle quali sono scappati sono rimaste immutate.

L’Italia, ha per anni alimentato una politica di esclusione, marginalizzazione e sottomissione sociale e politica della rappresentanza rom. Si è tentato di impedirne la piena e cosciente autodeterminazione confinando le famiglie rom nei campi nomadi  voluti dal Governo Italiano.

Come recentemente sottolineato dal Comitato Economico e Sociale Europeo nel documento “il dialogo interculturale e i Rom” (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea 25.8.2011) sono state spese, a livello UE somme considerevoli con risultati deludenti a causa dell’insufficiente coinvolgimento nella realizzazione pratica dei Rom interessati e delle loro organizzazioni (3.8)

Nello stesso documento viene affermato che d’ora in avanti, invece di elaborare strategie per i Rom ed effettuare analisi sulle questioni che li riguardano è necessario adottare misure concrete di attuazione insieme ai Rom ed alle organizzazioni che li rappresentano (1.2)  compiendo azioni congiunte (1.4)

Per formazione e vocazione, metto al centro del mio lavoro la pedagogia. Gli esseri umani possono   costruire  autodeterminazione, crescere, superarsi, diventare migliori. La maieutica è quella scienza che cerca di far emergere dall’individuo le sue migliori potenzialità e caratteristiche. L’educazione accompagna la crescita per produrre il massimo grado di autonomia e libertà.

Se a livello di Stato Italiano riscontriamo ancora impreparazione, chiusura, rigidità, xenofobia a livello europeo la popolazione rom sta trovando finalmente una casa. La consapevolezza della sfida dell’inclusione sociale della principale minoranza etnica dell’intera unione trova nei  Commissari di Strasburgo e di Bruxelles dei validi e coscienti alleati.

Nella Strategia promossa dal Consiglio d’Europa il 20 ottobre 2010 per costruire una strada di inclusione sociale per la popolazione rom viene sottolineata l’importanza della formazione e dell’educazione. Lo stesso principio è sottolineato dal Comitato Economico e Sociale Europeo.

Il Parlamento Europeo vara il 9 marzo 2011 una strategia sull’inclusione Rom. La strategia è improntata sulla necessità di garantire condizioni di vita sostenibili e la necessità di promuovere una rappresentanza politica rom.

Le leggi  impediscono alle organizzazioni di accedere direttamente ai fondi sociali europei ed ai fondi strutturali. Per permettere una progettazione inclusiva si deve cercare la fattiva collaborazione degli enti locali, provinciali, regionali e nazionali. Questo è quello che vogliamo costruire. Una progettazione per permettere la piena inclusione sociale per tutti.

Da tempo stiamo preparando il Summit del 22 settembre a Strasburgo come una occasione di incontro con i Sindaci Italiani e con le amministrazioni grazie alla mediazione del Consiglio d’Europa. Una occasione per costruire insieme. Per questo abbiamo trasmesso l’invito al maggior numero possibile di Amministrazioni ricercando incontri e dialogo.

Grazie alle sinergie che stiamo costruendo con il Consiglio Europeo si può finalmente aprire una strada nuova in Europa ed in Italia. Una strada di conoscenza e fiducia reciproca presupposto per sviluppare un dialogo tra pari. Questo dialogo è quello che stiamo ricercando con ogni amministrazione locale senza rinunciare a denunciare gli atti di esclusione è razzismo quando si verificano e sostenere le buone prassi quando vengono finalmente concretizzate.

Per poter facilitare e permettere questo lavoro abbiamo bisogno di un ulteriore supporto da parte delle Istituzioni Europee per garantire una indipendenza ed autonomia minima alle organizzazioni rom. Troppo spesso i ricatti da parte di amministrazioni ricercano complicità nel nascondere all’Europa le politiche di esclusione sociale portano alcuni rappresentarsi a non occuparsi della drammatiche condizioni nelle quali vivono numerosissime famiglie.
Solo quando si assistono alle morti di innocenti si ritorna a parlare dei rom per poi lasciare tutto immutato.

Esiste una intera generazione di giovani ed adulti rom, di donne e minori che stanno assumendo consapevolezza e coscienza sull’importanza del dover progettare e costruire in prima persona. La necessità dello studio e della formazione, di diventare leader e rappresentanti del proprio popolo.

Di garantire ai propri figli un presente ed un futuro migliore di quello drammatico vissuto sino ad oggi.
Di mediatori e progettisti, di persone che vogliono percorrere una strada di cittadinanza attiva.

Per poter continuare e strutturare in modo durevole questa strada chiediamo alle istituzioni europee di poter garantire il lavoro dei mediatori interculturali, dei rappresentanti nelle varie città che si stanno formando con il Consiglio d’Europa. Continuando a condividere una strategia comune che affronti i problemi per superarli e permettere di uscire dal medioevo nel quale siamo ancora costretti a vivere.

Ogni mediatore interculturale ha bisogno di dedicarsi completamente al proprio popolo, ad affrontare i bisogni rilevati tra la gente rom e le famiglie condividendo la strada da fare, alle aspirazioni,  favorendo così  percorsi di crescita ed autonomia da parte di tutti.

Le condizioni nelle quali stiamo vivendo sono drammatiche. Molte donne rom salgono sui treni italiani e mostrano un biglietto ai passeggeri. Sul biglietto c’è scritto: “sono povera, ho dei figli, mio marito non lavora, aiutatemi per favore. Dio vi protegga.”

Quello che viene scritto è la verità.

Possa la politica ed il pensiero del Consiglio d’Europa,  Commissione Europea,  Comitato Economico e Sociale Europeo aiutarci concretamente a superare queste condizioni di estrema marginalità e permetterci una possibilità di inclusione sociale.


Cordiali Saluti

Marcello Zuinisi
Educatore Professionale
Via Ricortola 166, Marina di Massa (Ms) – Italia
Tel: +39 3209489950
 Web  http://nazionerom.blogspot.com

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