mercoledì 29 febbraio 2012

UNAR - PCN - richiesta di adesione Associazione Nazione Rom alla strategia di inclusione Rom Sinti e Camminanti



Massa 29 febbraio 2011

Il 29 febbraio 2012 alle ore 8.00 si è riunito il Consiglio Direttivo dell’Associazione Nazione Rom (opera nomadi toscana)  in Via Ricortola 166, Marina di Massa (Ms)

Sono presenti  Novac Tudor, Danciu Gheorghita, Marcello Zuinisi, Carolea Ionel, Stefan Mures, Stefan Nicuser, Stefan Ciuraro, Toma Crister, Mamadou Sene, Lacatus Victor, Ahmetovic Duja.

Ordine del giorno:  Strategia di costruzione nazionale
                              Adozione Statuto costitutivo Consiglio Nazionale Rom
                              Adesione Punto di Contatto Nazionale PCN – RCS  (Unar)


Strategia di Costruzione Nazionale

Il Consiglio Direttivo dell’Associazione Nazione Rom convocato in sessione straordinaria per affrontare importanti e decisivi elementi della strategia adottata il 2 ottobre 2011, i risultati raggiunti dall’avvio della fase congressuale permanente, la prossima formazione del Consiglio Nazionale Rom, la proposta varata dal Governo Italiano in seguito all’incontro avvenuto il 6 dicembre 2011 c/o l’Aula difesa – Senato della Repubblica al quale abbiamo partecipato (delegati Marcello Zuinisi, Mamadou Sene, Mohamed Adzovic, Valter Conti) insieme alla Commissione Europea, Consiglio d’Europa, Ministro all’Integrazione e Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi, al Vice Presidente del Senato Emma Bonino, Presidente Commissione Diritti Umani del Senato Pietro Marcenaro, Associazioni Rom, pro Rom ed importanti fondazioni internazionali tra cui il Segretariato Gitano di Madrid e Open Society Istitute.

In questi ultimi mesi di lavoro registriamo un forte crescita della nostra proposta costruttiva  che ha raggiunto una dimensione nazionale. E’ stato varato lo  Statuto del Consiglio Nazionale Rom per permettere una corretta implementazione  nello Stato Italiano degli accordi siglati e sottoscritti dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in sede europea il 23-24 giugno 2011. Gli accordi sottoscrivono il quadro di inclusione sociale della popolazione rom varato dalla Commissione Europea il 5 aprile 2011, successiva all’approvazione del Parlamento Europeo nel 9 marzo 2011 della risoluzione sulla questione rom e alla riunione di alto livello tenutasi nel Consiglio d’Europa il 20 ottobre 2010.

L’11 dicembre 2011 alle ore 18.00 si è svolta l’Assemblea di una parte della Sezione Opera Nomadi di Genova c/o il Campo Rom di Molassana, Via Gelassio Adamoli 501 (Ge). L’assemblea, alla quale erano presenti componenti della sez Opera Nomadi Genova e giovani attivisti rom e per i diritti umani  (Sergio Sejad Cizmic, Omerovic Nihad, Zahirovic Aleks, Zahirovic Serif, Cizmic Senad, Cizmic Rasid, Cizmic Avdija, Zahirovic Ramson, Miguel Gutierrez)  ha fondato nuova Associazione con il nome di Rom Anticamente superando l’esperienza da cui provengono di Opera Nomadi.  Il termine nomadi è assolutamente obsoleto, in quanto indica una realtà che rispecchia la vita dello 0,2 % della popolazione rom in europa. Il 99,8 % dei dodici milioni di rom presenti attualmente in Eu sono di fatto stanziali da numerose generazioni. Lo stesso Parlamento Europeo ha invitato gli Stati ad abbandonare la definizione di nomadi riferita alla Popolazione Rom e Sinti. Opera Nomadi di Genova in successiva riunione è stata sciolta e superata.

L’Assemblea dell’Associazione Rom Anticamente si è costituta al fine di implementare in Italia, nella Regione Liguria e nella Città di Genova la strategia di inclusione sociale così come riportato nella lettera che la Commissione Europea ha indirizzato in data 24 ott. 2011 con protocollo Just/D4-IN/st/ Ares (2011) n° 1133029 alla Associazione Nazione Rom adottandone la progettualità e ponendo lo Statuto Consiglio Nazionale Rom come base fondativa e costruttiva.

Il lavoro di rete sviluppato a livello nazionale si è concretizzato nelle presentazione al Consiglio d’Europa di un progetto “una strada per affermare i diritti umani in Italia: Interculturalità ed Autodeterminazione condiviso congiuntamente dall’Associazione Nazione Rom, Associazione Rom Anticamente (Genova), EveryOne Group, Associazione Romanò pàla Tetehàra (Rom per il Futuro - Torino),  Associazione Roma Onlus (Roma), Associazione New Romalen (Roma), Associazione Partida Romilor Pro Europa – Italia, Associazione di Volontariato la Strada (Lamezia Terme – CT), Associazione Opera Nomadi Reggio Calabria, di cui attendiamo l’approvazione.

Il 10 novembre 2011 il Governo Italiano del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi  indica l’Unar, a seguito della riunione c/o il Comitato Tecnico Permanente Integrato del CIACE - Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, quale punto di contatto nazionale PCN per le strategie di integrazione dei Rom fino al 2020, con il compito di elaborare nei termini stabiliti uno schema di piano strategico di interventi da sottoporre all’attenzione della Commissione Europea. Il termine fissato è il 31 dicembre 2011.

Il 12 novembre 2011 il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi rassegna le dimissioni.

Il 13 novembre 2011 viene nominato Presidente del Consiglio il prof. Mario Monti

Nei mesi successivi, la formazione del nuovo esecutivo del Governo Italiano permette l’inizio di una nuova fase e possibilità per l’inclusione sociale della popolazione rom sinti e camminanti  precedentemente negate nei fatti dal precedente Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Ministro degli Interni Roberto Maroni.  La nascita del Tavolo Interministeriale Permanente sulle questioni Rom avvenuta il 24 gennaio 2011, alcuni elementi contenuti nella Strategia di Inclusione Sociale per Rom, Sinti e Camminanti (R.C.S.) promossa dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – Unar, sembrano indicare una volontà di cambio di rotta e ricercare un percorso concreto di inclusione sociale per i 40.000 cittadini e cittadine Rom attualmente in gravissimo stato di esclusione e marginalizzazione sociale. La Commissione Europea fissa per il nuovo esecutivo il 29 febbraio 2012 come termine ultimo per consegnare la strategia di inclusione sociale per rom e sinti.

Il 24 gennaio 2012,  l’Associazione Nazione Rom con lettera inviata al Governo Italiano, al Tavolo Interministeriale Permanente, all’Unar, alla Commissione Diritti Umani – Senato della Repubblica, alla Commissione Europea ed al Consiglio d’Europa segnala come  già comunicato, in data 27 dicembre 2011 di aver avanzato richiesta alla Commissione Europea di procedere con avvio di procedura di infrazione vs Stato Italiano per non corretta applicazione delle direttive comunitarie 2000/43/Ce e 2004/38/Ce (allegato) precisando che la richiesta è volta al raggiungimento di una effettiva implementazione della strategia di inclusione sociale per la popolazione rom presente all’interno dello Stato Italiano e non prefigge nel suo scopo un carattere punitivo ma semplicemente educativo.

La richiesta di apertura di infrazione è motivata dalla persistente azione discriminatoria che la società civile rom, le famiglie continuano a subire a causa delle azioni di molte Amministrazioni Comunali. Nei mesi di dicembre 2011, gennaio e febbraio 2012 sono continuati incessanti azioni di sgombero senza alternative di insediamenti spontanei di numerose famiglie Rom in particolare nelle città di Roma e Firenze. Un numero incredibilmente alto di incendi, alcuni dei quali di natura dolosa a seguito di veri e propri pogrom (10 dicembre 2011 – Torino) hanno distrutto le umili baracche nelle quali vivevano centinaia di famiglie nelle città di Roma, Napoli, Bari, Cosenza, Torino, Udine, Latina, Cagliari. Le espulsioni illegittime, le violenze, le deportazioni mascherate da “rientri assistiti”, l’uso distorto ed illegale del denaro pubblico denunciate alla Commissione Europea.

Il 18 gennaio 2012 il Presidente della Commissione Sicurezza di Roma Capitale Fabrizio Santori dichiara sul sito web del Comune di Roma: “ Il Piano nomadi deve essere completato senza ulteriori indugi, fermare gli sgomberi  è uno schiaffo alle leggi e ai cittadini onesti, ma per completare il Piano servono le espulsioni e il rimpatrio coatto dei cittadini comunitari, senza arrendersi ad un’overdose fatale di tolleranza inutile e a senso unico”. E’ evidente come le intenzioni espresse rappresentino gravi violazioni delle direttive 2000/43/Ce e 2004/38/Ce sulla non discriminazione e libertà di circolazione.  Lunedì 27 febbraio 2012 il Sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno  procedeva allo sgombero illegale e senza garantire nessuna procedura prevista dalle normative europee di numerosi insediamenti abitati da decine di famiglie di etnia rom.

Gli esempi sopra riportati rappresentano solo gli ultimi gravi atti di discriminazione che la società civile rom vive all’interno dello Stato italiano. L’Associazione Nazione Rom, il Gruppo EveryOne, l’Associazione 21 luglio sono state costrette a denunciare costantemente alle autorità preposte gli abusi che quotidianamente si verificano sul territorio dello Stato Italiano.

Compito istituzionale come Osservatorio sulle Discriminazioni Razziali dovrebbe essere esercitato dall’Unar – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Denunciare un abuso, una discriminazione razziale, denunciare una Amministrazione Comunale è un compito ingrato che mette in una situazione scomoda esponendo il denunciante alle antipatie di molte istituzioni.

Il solo Comune di Roma Capitale ha effettuato negli ultimi due anni 420 sgomberi si insediamenti spontanei costringendo centinaia di famiglie rom a vivere una deportazione permanente. Non una sola procedura di indagine per discriminazioni razziali, violazione delle direttive europee è stata aperta dall’Unar nei confronti dell’Amministrazione del Sindaco Gianni Alemanno.

L’attuale assetto dell’Unar istituito dallo Stato Italiano recependo la direttiva 2000/43/Ce lo vede collocato alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questo assetto impedisce una effettiva indipendenza dell’Osservatorio sulle discriminazioni razziali dalle stesse istituzioni che dovrebbe controllare nel caso di abusi. Nel IV rapporto pubblicato dall’ECRI viene richiesta una effettiva indipendenza dell’Unar ed il rafforzamento dei suoi poteri.

La denunce prodotte dall’Associazione Nazione Rom, unitariamente al Gruppo Internazionale EveryOne, dall’ Associazione “21 luglio”, dall’ERRC, da Amnesty International, dall’Unicef, dalla società civile rom, da cittadini eritrei e somali, ed inviate in questi anni alla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo, alla Commissione Europea – Direzione Generale Giustizia, al Consiglio d’Europa, all’Unar, all’Osservatorio sulle Discriminazioni Razziali – Camera dei Deputati, alla Commissione Diritti Umani – Senato della Repubblica, sulle azioni illegali e contrarie alle leggi ed ai principi fondativi dell’UE, sul razzismo, le discriminazioni, le persecuzioni e le violenze contro la popolazione rom ed immigrata, commesse nel precedente Governo di Silvio Berlusconi  trova ampio e motivato riscontro nelle recenti prese di posizione dei massimi organismi europei ed italiani.

Il Consiglio di Stato Italiano con sentenza n. 6050 ha bocciato il 16 novembre 2011 come illegittimo il “piano nomadi” varato dall’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e dall’ex Ministro degli Interni Roberto Maroni il 21 maggio 2008. Il “piano nomadi” con esplicito e diretto riferimento ai cittadini Rom e Sinti, alle famiglie presenti nel territorio, descriveva la nostra presenza nelle città come “turbativa dell’ordine e della sicurezza pubblica” dando mandato ai Sindaci ed ai Prefetti di sgomberare violentemente centinaia di insediamenti spontanei.

Il Consiglio d’Europa ha condannato il 31 gennaio 2012 lo Stato Italiano per aver violato l’articolo 31 comma B della Carta dei Diritti Sociali  in relazione alla mancanza di politiche di inclusione sociale e diritto alla casa per homeless e famiglie rom.

La Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza – ECRI ha pubblicato il 21 febbraio 2012 il IV rapporto nel quale lo Stato Italiano viene condannato per i trattamenti disumani ai quali sono state sottoposte le famiglie Rom, gli immigrati e tutte le categorie vulnerabili fino al 22 giugno 2011. Il Gruppo Internazionale EveryOne viene considerato fonte ufficiale per l’ECRI.

La Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato il 24 febbraio 2012 lo Stato Italiano per respingimenti ed espulsioni di massa commesse nel 2009. La sentenza definitiva è per aver violato il diritto degli esseri umani a non essere sottoposti a tortura o trattamenti umani degradanti. In 60 anni di vita è la seconda volta che uno Stato membro del Consiglio d’Europa viene condannato per questa violazione.

Venerdi 17 febbraio 2012 l’Unar – Punto di Contatto Nazionale PCN pubblica la Strategia di Inclusione Sociale per Rom Sinti e Camminanti RSC. L’avviso di manifestazione di interesse per partecipare ai lavori del PCN aperto alla Società Civile Rom ed alle Associazioni viene aperto il 12 dicembre 2011 e fissato il termine di chiusura il 29 febbraio 2012. Nell’avviso viene affermato che il documento presentato è aperto ai contributi da parte della Società Civile Rom e delle Associazioni non riconosciute. L’incontro con le Associazioni ad oggi riconosciute dall’Unar e dal Governo Italiano si tiene mercoledì 22 febbraio 2012 in Via Largo Chigi 19, Roma. Venerdì 24 febbraio 2012 il Consiglio dei Ministri approva il piano Rom da consegnare alla Commissione Europea. 

Martedi 28 febbraio 2012 il Ministro dell’Integrazione e Cooperazione Internazionale Andrea Riccardi, nel corso di un’audizione al Comitato Schengen afferma l’approvazione della strategia di inclusione sociale per Rom Sinti e Camminanti  RCS. Tra le novità presentate la definizione di un disegno di legge governativo per il riconoscimento dei Rom come minoranza nazionale e la sperimentazione di un modello di partecipazione delle comunità rom e sinte ai processi decisionali che li riguardano.  Il Ministro per la Cooperazione e l’Integrazione dovrebbe costruire in concerto con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’Interno, della Salute, dell’Istruzione e della Giustizia una cabina di regia delle politiche nei prossimi anni, coinvolgendo le rappresentanze degli Enti Regionali e Locali, compresi i Sindaci di grandi aree urbane e le stesse rappresentanze delle Comunità Rom, Sinti e Camminanti presenti in Italia.

In base alle considerazioni sopra riportate suggeriamo al Governo Italiano le seguenti proposte costruttive per implementare una corretta strategia di inclusione sociale della società civile rom:

1.                 Rendere autonomo l’Unar svincolandolo da compiti di Governo. Solo in questo modo l'Unar potrà essere il garante effettivo come Osservatorio sulle Discriminazioni Razziali in base alla direttiva 2000/43/Ce rafforzandone i poteri. In ogni Stato dell’Unione Europea i corrispettivi osservatori sulle discriminazioni sono autonomi ed hanno una effettiva indipendenza dai Governi, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni.

2.                 Istituire un Consiglio Nazionale Rom (CNR) direttamente collegato al Consiglio dei Ministri ed al Tavolo Interministeriale Permanente. Il CNR composto da rappresentanti del Ministero degli Interni, del Lavoro e Politiche Sociali, della Giustizia, dell’Istruzione Università e Ricerca, delle Pari Opportunità, , della Salute, dell’Integrazione e Cooperazione Internazionale, della Conferenza Presidenti delle Regioni, dell’UPI, dell’ANCI, della Società Civile Rom, della Commissione Europea (rappresentanza in Italia) e del Consiglio d’Europa (Mediatori Interculturali – Romed) potrebbe rappresentare una garanzia per una effettiva e concreta implementazione della Strategia di Inclusione Sociale all’interno del quadro UE.

3.                 I mediatori interculturali (Romed) formati dal Consiglio d’Europa in base agli accordi sottoscritti dal nostro Stato il 20 ottobre 2010 nella riunione di alto livello convocata dal Consiglio d’Europa a Strasburgo per la condivisione di una strategia di inclusione sociale dovrebbero essere assunti direttamente dal Ministero dell’Integrazione e Cooperazione Internazionale costituendo una importante e professionale mediazione e raccordo tra il Ministero, le famiglie rom, comunità locali e le Amministrazioni stesse.

4.                 Ogni Amministrazione locale dovrebbe istituire un Consiglio Cittadino Rom composto dai rappresentanti istituzionali locali, assistenti sociali, mediatori interculturali, educatori professionali, ed Associazioni Rom con il preciso compito di individuare i bisogni, le necessità e garantire la progettazione inclusiva. All’interno di questo organismo si dovrebbe garantire l’uso corretto e l’impiego dei Fondi Sociali Europei previsti dalla Commissione Europea.

5.                 Creazione di Consigli Regionali Rom con il compito di indirizzo e coordinamento della progettazione inclusiva. Consiglio Nazionale, Regionale e Locale garantirebbero una effettiva strategia di inclusione sociale sui quattro piani concordati nell’accordo sottoscritto il 23-24 giugno 2011 tra lo Stato Italiano e la Commissione Europea: alloggio, lavoro, formazione ed educazione, protezione sanitaria.

6.                 Per affrontare le emergenza degli insediamenti spontanei proponiamo la costituzione di Case della Pace e dell'accoglienza in ogni città e quartiere. Le Case dovrebbero garantire immediatamente un luogo alle famiglie rom dove poter trovare una sistemazione provvisoria e garantire una immediata protezione sociale. Strutture messe a disposizioni dalle Amministrazioni Comunali, dalle Chiese locali, dalle Province dove ogni nucleo inizierebbe a percorre una strada di inserimento lavorativo per gli adulti ed inclusione scolastica per i bambini. Strutture anche da recuperare con il lavoro delle stesse famiglie rom recependo gli insegnamenti positivi di esperienza già in essere come il Dado di Torino. http://terradelfuoco.org/topos/ildado/. Attuare immediate politiche di housing sociale.

7.                 Programmi ed iniziative educative, diffusione della culture rom rivolti alla popolazione maggioritaria e di minoritaria. Dibattiti pubblici, iniziative culturali, seminari, formazioni che vedano il coinvolgimento dell’Associazionismo Rom e pro Rom, della società civile e delle Istituzioni completerebbero una strategia di inclusione possibile.


Adozione Statuto costitutivo Consiglio Nazionale Rom    
                                                                                                                                                               
Il Consiglio Direttivo adotta lo Statuto (Consiglio Nazionale Rom).

L’Associazione Nazione Rom supera l’esperienza di Opera Nomadi Toscana adottata il 30 agosto 2010. Si invita ogni sezione di Opera Nomadi presente in Italia ad abbandonare la terminologia nomade riferita alla popolazione rom e sinti in piena sintonia con le buone prassi e la letteratura europea.     
                                  
Adesione Punto di Contatto Nazionale (Unar) PCN – RCS             

Il Consiglio Direttivo decide di procedere all’iscrizione al Punto di Contatto Nazionale PCN – RCS  (Unar) con il preciso mandato di continuare la costruzione e la fondazione di un Consiglio Nazionale Rom

Strutturazione nazionale,regionale, locale e referenti territoriali Associazione Nazione Rom

Ogni famiglia Rom e Sinti, ogni Associazione e Federazione, ogni Cittadino o Gruppo aderendo allo Statuto del Consiglio Nazionale Rom è automaticamente parte della strategia di inclusione sociale ed è autorizzata ed accreditata per partecipare ai Tavoli Nazionali, Regionali e Locali, con il PCN - RCS, gli Enti, le Amministrazioni ed i Sindaci assumendo i principi dell’interculturalità e dell’autodeterminazione come valori per costruire un percorso condiviso ed istaurare un dialogo tra pari, rapporti di fiducia dove nessuno sia escluso. Per aderire è sufficiente rivolgersi ad un componente dell’Associazione Nazione Rom, condividere lo Statuto, fornire il proprio nome e cognome, eventuale telefono ed indirizzo dove si abita (anche se insediamento spontaneo, baracchina, kampina, camper, cavalcavia, rifugio di fortuna)

L’Interculturalità è avviare un percorso dove ognuno di noi è chiamato ad un superamento nell’ottica di costruzione di una cultura che metta al centro il rispetto e la dignità di ogni essere umano come presupposto per il superamento dell’attuale società basata sul razzismo, la divisione e l’esclusione sociale.  L’Autodeterminazione è avviare un percorso dove ognuno è chiamato a costruire democrazia, rappresentando se stesso ed i problemi che vive condividendoli con tutti cercando insieme la strada per la liberazione.
L’Associazione Nazione Rom nasce all’interno di Opera Nomadi attraverso un percorso apertosi nel gennaio 2010 ed arrivato sino ad oggi. Le assemblee principali nelle quali sono stati nominati i Consigli Direttivi si sono tenute il 14 maggio 2010 in Via di Porta Labicana, Roma, 30 agosto 2010 Giardino Scotti di Pisa (Elezione Consiglio Direttivo Opera Nomadi Toscana), 27 settembre 2010 Campo Rom Via di Ponte a Quaracchi 72, Sesto Fiorentino (Fi) (Elezione nuovo Consiglio Direttivo Opera Nomadi Toscana),  2 ottobre 2011 Via di Torregalli 13, Scandicci (Fi) – Elezione nuovo Consiglio Direttivo e nascita Associazione Nazione Rom (opera nomadi toscana)

L’Associazione Nazione Rom è una associazione composta da cittadini rom, immigrati ed italiani
con atto costitutivo legalmente (scrittura privata autenticata)  riconosciuto dal Segretario Comunale
Giancarlo Bedini – Comune di Massa

Sede Nazionale
Via Ricortola 166, 54100 Marina di Massa (Ms)
Tel: +39 320 9489950 - +39 328 1962409

Sedi e referenti dell’Associazione Nazione Rom

Marcello Zuinisi – Via Ricortola 166, Marina di Massa (Ms)
Novak Tudor – Viuzzo di Triozzi, Scandicci (Fi)
Danciu Gheorghita – Via della Costituzione 82, Scandicci (Fi)  danciu.gheorghita@hotmail.it
Ion Carolea
Toma Rafail
Stefan Muries – Piazza della Chiesa c/o Pieve di San Martino, Sesto Fiorentino (Fi)
Marghereta Ionita
Stefan Ciuraro – Via dei Ciliegi, Scandicci (Fi)
Toma Cristea
Duja Ahmetovic – Viale Marconi, Prato
Patrizia Ahemtovic
Mamadou Sene – Via della Noce 12, Empoli
Mohamed Adzovic – Piazza Papa Giovanni XXVIII 18, Pisa
Lacatus Victor – Via Marradi Giovanni 169, Livorno
Jagoda Halilovic –  Via Val D’Aposa 13, Bologna
(Avvocato Tropiano Immacolata)
Samir Alija – Via di Salone 323, Roma – Mediatore Interculturale UE
Rappresentante ufficiale del Campo Rom di Salone
Tel +39 3888590674 email: alija3000@live.it  web: http://newromalen.blogspot.com

L’Assemblea decide di dotarsi di una email con indirizzo telematico nazione.rom@hotmail.it  e password accessibile a tutti i componenti del consiglio direttivo. Si chiude la riunione del Consiglio Direttivo alle ore 10.20 del 29 febbraio 2012  Il legale rappresentante dell’Associazione Nazione Rom Zuinisi Marcello redige e presenta il verbale al Consiglio Direttivo

Il Consiglio Direttivo approva all’umanità nella piena condivisione del percorso costruttivo

giovedì 23 febbraio 2012

Stato Italiano condannato dalla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo - "Sono illegali e contrarie allo spirito umano razzismo, rispingimenti di immigrati ed espulsioni di massa"



23 febbraio 2012
Lo Stato Italiano condannato dalla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo. Sono illegali e contrarie allo spirito umano rispingimenti di immigrati ed espulsioni di massa. 
E' ora di avviare politiche di inclusione sociale per tutti. http://nazionerom.blogspot.com/2012/01/governo-italiano-proposta-di-strategia.html 
 

LA SENTENZA

Strasburgo, l'Italia condannata
per i respingimenti verso la Libia

Sentenza storica della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo che condanna l'Italia all'unanimità. Nel cosiddetto caso Hirsi, che riguardava 24 persone nel 2009, è stato violato l'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trattamenti degradanti e la tortura. Il nostro Paese dovrà versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a 22 delle 24 vittime. Riccardi: "Ripensare alla nostra politica sull'immigrazione"

http://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2012/02/23/news/l_italia_condannata_per_i_respingim 

 di VLADIMIRO POLCHI

 ROMA - Stop ai respingimenti in mare. Bocciate le espulsioni collettive. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato all'unanimità l'Italia per i respingimenti verso la Libia. Nel cosiddetto caso Hirsi, che riguardava 24 persone nel 2009, è stato violato l'articolo 3 della Convenzione sui diritti umani, quello sui trattamenti degradanti e la tortura. Strasburgo ha così posto un freno ai respingimenti indiscriminati in mare e ha stabilito che l'Italia ha violato il divieto alle espulsioni collettive, oltre al diritto effettivo per le vittime di fare ricorso presso i tribunali italiani.  L'Italia è stata condannata a versare un risarcimento di 15mila euro più le spese a 22 delle 24 vittime, in quanto due ricorsi non sono stati giudicati ammissibili.

La Farnesina. "Il trattamento riservato a migranti e profughi messi in salvo è stato sempre conforme agli obblighi internazionali ed informato ai fondamentali principi di salvaguardia dei diritti umani". Così fonti della Farnesina commentano la sentenza di Strasburgo aggiungendo che l'Italia "rispetta" e "analizzerà " il verdetto.

Riccardi. La sentenza della Corte di giustizia di Strasburgo che ha condannato l'Italia per i respingimento in Libia di alcuni immigrati "sarà ricevuta e valutata con grande attenzione" dal governo italiano "e ci farà pensare e ripensare alla nostra politica per l'immigrazione". Così il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi, a margine della due giorni Ifad sull'agricoltura sostenibile. Il ministro ha spiegato che come governo "ne prenderemo insieme visione e capiremo che fare. Io l'accetto con molto rispetto per le istituzioni europee", ha aggiunto Riccardi, sottolineando che il fine del governo è quello di "fare una politica chiara, trasparente e corretta sull'immigrazione".

Maroni. Di "incomprensibile picconata del buonismo peloso" parla invece l'ex ministro dell'Interno, Roberto Maroni, principare sponsor della politica di respingimenti inaugurata dal governo Berlusconi. "È una sentenza politica di una corte politicizzata", dice Maroni. "Rifarei esattamente quello che ho fatto: impedire ai barconi di clandestini di partire dalla Libia, salvare molte vite umane e garantire maggiore sicurezza ai cittadini".

I precedenti. La politica migratoria del vecchio governo Berlusconi continua a perdere pezzi. A picconare i pacchetti sicurezza e la Bossi-Fini 1 sono tribunali ordinari, Consiglio di Stato, Corte di Cassazione, Consulta e Corte di giustizia dell'Unione europea. Sotto le loro sentenze cadono: l'aggravante di clandestinità, il divieto di matrimonio con irregolari, il reato di clandestinità (nella parte che punisce con il carcere gli immigrati irregolari). Ora a crollare è il muro dei respingimenti in mare dei migranti, sotto i colpi della Corte europea dei diritti dell'uomo 2

Il respingimento del 6 maggio 2009. La sentenza della Corte di Strasburgo colpisce i respingimenti attuati dall'Italia verso la Libia, a seguito degli accordi bilaterali e del trattato di amicizia italo-libico siglato dal governo Berlusconi. "Il 6 maggio 2009, a 35 miglia a sud di Lampedusa  -  spiega il Consiglio italiano per i rifugiati 3 (Cir)  -  in acque internazionali, le autorità italiane hanno intercettato una nave con a bordo circa 200 persone di nazionalità somala ed eritrea (tra cui bambini e donne in stato di gravidanza). I migranti  -  stando al ricorso  -  sono stati trasbordati su imbarcazioni italiane e riaccompagnati a Tripoli contro la loro volontà, senza essere prima identificati, ascoltati né preventivamente informati sulla loro effettiva destinazione. I migranti non hanno avuto alcuna possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale in Italia. Di queste 200 persone, 24 (11 somali e 13 eritrei) sono state rintracciate e assistite in Libia dal Cir e hanno incaricato gli avvocati Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci dell'Unione forense per la tutela dei diritti umani di presentare ricorso dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo".

Le condizioni di detenzione in Libia. "Le successive condizioni di vita in Libia dei migranti respinti il 6 maggio 2009 sono state drammatiche  -  sostengono dal Cir  -  La maggior parte è stata reclusa per molti mesi nei centri di detenzione libici, dove ha subito violenze e abusi di ogni genere. Due ricorrenti sono deceduti nel tentativo di raggiungere nuovamente l'Italia a bordo di un'imbarcazione di fortuna. Altri sono riusciti a ottenere protezione in Europa, un ricorrente proprio in Italia. Prima respinti e poi protetti, a dimostrazione della contraddittorietà e insensatezza della politica dei respingimenti". Al riguardo va ricordato che, secondo le stime dell'Unhcr, circa 1.500 migranti hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Italia via mare nel 2011.

Le reazioni alla sentenza. "Viene condannato il governo italiano ma vince lo spirito della nostra Costituzione, nonché la tradizione del popolo italiano  -  sostiene Andrea Olivero, presidente nazionale Acli - quella di un paese accogliente che non respinge i disperati in mare consegnandoli ad un tragico destino. Un monito durissimo per il governo che ha commesso quell'errore e per le forze politiche che non solo difesero, ma si fecero vanto di quell'azione, mentre tutte le organizzazioni della società civile per il rispetto dei diritti umani ne denunciavano l'illegalità e la disumanità".

Unhcr. La sentenza è "un'importante indicazione per gli stati europei circa la regolamentazione delle misure di controllo e intercettazione alla frontiera". Lo ha affermato Laurens Jolles, il Rappresentante dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati 4(Unhcr) per il sud Europa: "ci auguriamo che rappresenti un punto di svolta per ciò che riguarda le responsabilità degli Stati e la gestione dei flussi migratori". L'Unchr comprende le "sfide che le migrazioni irregolari pongono all'Italia e agli altri paesi dell'Unione Europea e riconosce i significativi sforzi compiuti dall'Italia e dagli altri stati per salvare vite umane nell'ambito delle loro operazioni di ricerca e soccorso in mare". Ma, sottolinea l'Alto Commissariato, "Le misure di controllo alla frontiera non esonerano gli stati dai loro obblighi internazionali; l'accesso al territorio alle persone bisognose di protezione dovrebbe pertanto essere sempre garantito".

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Amnesty International. 6 Ha definito "una pietra miliare" la sentenza emessa oggi dalla Corte europea dei diritti umani nel caso Hirsi Jamaa e altri contro l'Italia. L'Organizzazione era intervenuta come parte terza durante la procedura scritta dinanzi alla Corte, ricordando che l'azione delle autorità italiane aveva costituito l'avvio di una politica di respingimenti che aveva attirato numerose condanne e aveva rischiato di compromettere i principi fondamentali del diritto internazionale dei diritti umani. Il verdetto di oggi resta dunque un punto fermo "perché - si legge in una nota di Amnesty - rafforza e favorisce il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Europa e pone fine alle misure extraterritoriali di controllo delle migrazioni che non contemplano l'identificazione delle persone che gli stati sono invece obbligati a proteggere

Cosenza - Campo Rom di Vaglie Lise distrutto dalle fiamme - Immediata la solidarietà e vicinanza alle famiglie rom di cittadini ed istituzioni

Campo Rom di Vaglie Lise distrutto dalle fiamme


22 febbraio 2012

Cosenza - Campo Rom di Vaglie Lise distrutto da un incendio dovuto alle precarie condizioni nelle quali sono costrette a vivere le famiglie rom. Diciotto baracche divorate dalle fiamme.

La prontezza di intervento di una madre rom salva la vita della propria figlia ed evita a tutti i cittadini residenti nel campo conseguenze drammatiche. Il Sindaco Mario Occhiuto esprime immediatamente solidarietà e supporto logistico e materiale. http://www.nuovacosenza.com/hint/12/feb/22/incendiocamporom.html


Per fortuna non ci sono state vittime. L'incendio è partito da una stufa di una baracchina e nel giro di pochi minuti, causa anche il forte vento, ha raggiunto 18 baracche. Molti erano fuori a lavoro e i bambini a scuola, ma 62 persone sono rimaste senza niente.  Nella notte le famiglie colpite dall'incendio hanno deciso di rimanere al campo da parenti e amici. c'è stata la solidarietà di istituzioni, associazioni e singoli cittadini che hanno portato coperte, vestiti, sacchi a pelo e sostegno. Da domani si rimetteranno a lavoro per ricostruire le proprie baracchine.

Cosenza città della solidarietà si dimostra un esempio per tutti i Comuni ed i cittadini dello Stato Italiano. 

Nel Nord e Centro Italia i Comuni ed i cittadini si dimostrano ancora  incapaci di vivere la solidarietà.
A Firenze  in analoga situazione (rogo nel campo di Quaracchi 31 dicembre 2010) ne Sindaci, ne Assessori mostrarono il minimo segno di solidarietà lasciando al freddo, al gelo intere famiglie. Dopo un mese Ion Grancea, attivista e portavoce della comunità morì di Polmonite all'Ospedale di Careggi per le conseguenze dell'indifferenza della città di Firenze. La solidarietà e la comunanza salvano le vite umana, Cosenza ed i suoi cittadini  lo dimostrano. 

Alle famiglia del Campo Rom di Vaglie Lise di Cosenza va la più totale e completa vicinanza e solidarietà dell'Associazione Nazione Rom. Siamo pronti a sostenere qualsiasi azione immediata per fronteggiare l'emergenza e permettere una rapida attuazione del progetto "ex mercato ortofrutticolo" condiviso tra le famiglie Rom, le Associazioni, la Scuola del Vento ed il Sindaco Mario Occhiuto.



Un abbraccio a tutti. 

Associazione Nazione Rom
Presidente Novak Tudor
Legale Rappresentante Marcello Zuinisi
Via Ricortola 166, Marina di Massa 54100 Ms
tel: +39 3209489950 + 39 3281962409
email operanomadi.toscana@hotmail.it

Napoli - Campo Rom di Marinella "serve un piano umanitario ed una strategia di inclusione sociale"

 Campo Rom di Marinella - Napoli

Napoli 23 febbraio 2012 

''Campo rom Marinella, serve un piano umanitario''

Il Gruppo Everyone trasmette al Ministero per l'Integrazione l'appello del Comitato campano coi rom: intollerabile che quelle persone siano lasciate in condizioni disumane, il Comune trovi una soluzione http://www.napolicentro.eu/home.asp?ultime_news_id=4503

  "Se vivessimo ancora in un paese umano e civile, emergenze come quelle che riguardano i Rom e gli immigrati del Parco della Marinella, a Napoli, verrebbero affrontate dalle istituzioni insieme agli organismi umanitari. Purtroppo, però, istituzioni, politici e media vedono questa umanità sofferente e in crisi socio-sanitaria come un problema di sicurezza. In Italia, oggi, la povertà è diventata una colpa". 

 Dopo l'operazione della polizia municipale nel campo rom che sorge in via Marina, all'interno del Parco della Marinella, conclusosi con sequestri e la constatazione delle condizioni di "degrado allucinante" in cui versa quella che è una vera e propria baraccopoli nel cuore di Napoli, il Gruppo EveryOne, attivo con campagne per il rispetto dei diritti umani e contro le discriminazioni razziali, ha raccolto l'appello del Comitato campano coi Rom e l'ha trasmesso al ministro dell'Integrazione nonché alle altre istituzioni che hanno facoltà di prodigarsi per un intervento umanitario, come si legge in una nota dell'associazione. Ma il gruppo umanitario non nasconde la propria sfiducia circa l'esito della segnalazione. "Nonostante il nuovo governo sembri più sensibile a queste problematiche - si legge nel documento -, è tuttavia difficile ottenere azioni concrete che possano salvare vite umane ed evitare drammi umanitari sempre più gravi.

L'APPELLO DEL COMITATO CAMPANO COI ROM -

 Di seguito, l'appello alle istituzioni per gli immigrati nel Parco della Marinella del Comitato campano coi Rom.

 "Il Comitato Campano coi Rom denuncia alle autorità competenti e alla cittadinanza intera le disastrose condizioni sanitarie in cui versano gli immigrati che vivono nelle rifugi di fortuna nel Parco della Marinella. A pochi passi dall’ufficio Immigrazione della prefettura, a un chilometro da Palazzo San Giacomo, in mezzo ai topi, nel fango, tra i rifiuti, senza acqua, elettricità, e bagni, sorgono un centinaio di baracche in legno, plastica, lamiera ed altri materiali di recupero.

CONDIZIONI DISUMANE - "La maggioranza è composta da piccoli nuclei familiari di origine rom, emigrati da zone depresse della Romania e già residenti da tempo nel nostro territorio; altri provengono dall’Africa settentrionale e centrale, altri ancora sono poveri napoletani che nella baraccopoli trovano accoglienza e rifugio. La società non può tollerare che bambini, donne ed anziani vivano in queste condizioni disumane, la nostra città non può guardare questo scempio senza agire. Il Comitato chiede un intervento di assistenza umanitaria urgente per assistere queste persone e chiede alle autorità competenti di pianificare l’inserimento sociale di queste persone emarginate.

LA CRITICA ALL'INTERVENTO DELLA MUNICIPALE - "Il Comitato campano coi Rom biasima le modalità dell’intervento della polizia municipale nella baraccopoli del Parco della Marinella avvenuto alle prime ore dell’alba del 20.02.2012. La polizia municipale ha sottratto beni ai residenti senza contestare loro alcun reato, sottraendo oltre 500 carrozzine utilizzate per la loro sopravvivenza. Interventi come questo, non fanno altro che fomentare la rabbia dei rom e sentimenti di razzismo e di xenofobia negli italiani. Il Comitato Campano coi Rom - conclude l'appello - si augura che al più presto il Comune di Napoli trovi una appropriata sistemazione per tutti gli abitanti del Parco della Marinella"

L'Associazione Nazione Rom esprime vicinanza e solidarietà alle famiglie Rom del Campo della Marinella ed al Comitato Campano coi Rom suggerendo al Sindaco di Napoli di adottare la strategia di inclusione sociale proposta allo stesso Governo Italiano in questi giorni.
 http://nazionerom.blogspot.com/2012/01/governo-italiano-proposta-di-strategia.html


Associazione Nazione Rom
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mercoledì 22 febbraio 2012

Razzismo in Italia - Radio Vaticana intervista Roberto Malini co-presidente del Gruppo Everyone (organizzazione per la tutela dei diritti umani) sul IV rapporto ECRI - Consiglio d'Europa



Roma 21 febbraio 2012

Radio Vaticana intervista Roberto Malini co-presidente del Gruppo Internazionale EveryOne sul rapporto scritto dall'ECRI (Commissione Europea contro il razzismo e l'Intolleranza - Consiglio d'Europa) sulle condizioni reali di vita nelle quali si trovano immigrati, rom e minoranza etniche.

http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=565120

EveryOne è organizzazione riconosciuta ed attendibile, collabora da anni con il Consiglio d'Europa e le principali istituzioni europee (Parlamento e Commissione Europea) e mondiali Onu
(per leggere il rapporto completo: http://nazionerom.blogspot.com/2012/02/ecri-consiglio-deuropa-4-rapporto.html )

Consiglio d'Europa: in Italia più impegno contro la discriminazione


Nonostante i progressi compiuti, l’Italia deve impegnarsi ancora di più per combattere i discorsi di incitazione all’odio e proteggere i Rom e gli immigrati dalla violenza e dalla discriminazione. La raccomandazione arriva dalla Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri), che in un rapporto pubblicato ieri denuncia il persistere, nella penisola, di pratiche di esclusione. Francesca Sabatinelli ha intervistato Roberto Malini, co-presidente del Gruppo Everyone, organizzazione che opera a livello internazionale per la tutela dei diritti umani e civili e che ha collaborato proprio con l’Ecri.RealAudioMP3

R. – Sebbene alcune sentenze di tribunali abbiano annullato provvedimenti discriminatori, come per esempio l’emergenza rom, rimangono punti focali da combattere. Sui rom, il rapporto rivela che, di fatto, non si sono compiuti progressi: emarginazione, effetti degli sgomberi, isolamento dei campi, povertà, scarsa scolarizzazione, sono tuttora problemi esistenti e quindi, nonostante i molti fondi investiti, il problema è rimasto identico, come alcuni anni fa. Un altro punto fondamentale sicuramente è stata la negazione del diritto di asilo a tanti immigrati che avrebbero avuto diritto di accedere a questa possibilità di protezione, mentre invece sono stati respinti, soprattutto quelli provenienti dai Paesi del Nord Africa. Si registra quindi anche l’assoluta inadeguatezza dell’accoglienza verso gli immigrati e i richiedenti asilo. Questi sono i punti fondamentali che la Commissione chiede che l’Italia risolva, o almeno che aumenti il suo impegno per risolverli.

D. – La Commissione contro il razzismo sottolinea l’aumento, addirittura, del ricorso a discorsi di stampo razzista in politica, il che si traduce poi in politiche razziste e discriminatorie…

R. – Sì. Purtroppo, in Italia c’è una situazione molto particolare, non a caso l’Ecri (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza) focalizza proprio sull’Italia queste problematiche in particolare. Perché sebbene esistano decaloghi, normative e auto-normative per limitare l’utilizzo di terminologie discriminatorie per avere vantaggi, politici oppure mediatici, questa pratica prosegue e diciamo che, in un certo senso, in Italia tutte le correnti politiche, tutti i gruppi politici, ne fanno uso abbondante, soprattutto in campagna elettorale. E poi dobbiamo anche notare che i media ormai si sono in parte assuefatti a questo linguaggio e quindi lo accettano piuttosto facilmente. L’Ecri suggerisce, come soluzione, il fatto che l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) abbia maggiori poteri e possa agire in maniera più efficace. Noi abbiamo ricordato all’Ecri stesso che è una soluzione, ma non basta anche perché l’Unar, purtroppo, è comunque un’istituzione i cui rappresentanti vengono eletti dal governo italiano.

D. – Nel Rapporto si condanna la politica dei respingimenti attuata dal precedente governo, quello di Berlusconi. Con l’esecutivo Monti voi avete registrato progressi?

R. – Sicuramente le intenzioni di questo governo riguardo all’immigrazione sembrano migliori rispetto a quelle del governo passato, quindi dobbiamo dargli del tempo per lavorare. Però, al momento attuale dobbiamo dire che i patti stabiliti nuovamente con i Paesi del Nord Africa per la lotta contro l’immigrazione di fatto bloccano il flusso sia dei lavoratori legali – chiamiamoli così – e sia dei veri e propri profughi. Quindi, sostanzialmente, l’accesso al Mediterraneo viene bloccato attraverso questi accordi. Quindi, di fatto, i respingimenti non avvengono più nelle acque verso l’Italia: avvengono prima ancora. Che in fondo è la stessa cosa. Ci sono poi etnie come i curdi o gli afgani che invece vengono regolarmente arrestati e rimpatriati senza che abbiano possibilità di chiedere asilo politico o protezione internazionale. Quindi, sotto questo aspetto, bisogna che il governo modifichi completamente le procedure rispetto a quello del passato, altrimenti non assisteremo a nessun cambiamento se non a livello di espressioni e di parole.

D. – Fin qui abbiamo sottolineato le raccomandazioni. Ma ci sono stati passi avanti nel cammino contro la discriminazione?

R. – Sicuramente. Come ad esempio alcune decisioni dei tribunali che hanno reso illegale l’emergenza nomadi, vanificando quindi tutto il lavoro che aveva fatto Maroni come ministro dell’Interno per trasformare, in un certo senso, il problema dei rom in un problema di sicurezza. Lentamente si sta migliorando, ma sicuramente non c’è ancora una corretta gestione di fondi, gestioni, risorse, programmi, per poter dire che l’Italia sta veramente entrando nel pieno rispetto degli accordi internazionali, della parte più attuale e più moderna dell’Europa nei confronti degli stranieri. (gf)

martedì 21 febbraio 2012

ECRI - Consiglio d'Europa - 4° rapporto ufficiale “In Italia ancora razzismo contro immigrati e rom”



Strasburgo 21 febbraio 2012 

(rapporto completo)
http://www.stranieriinitalia.it/images/ecri21feb2012.pdf

La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), istituita dal
Consiglio d’Europa, è un organo indipendente di monitoraggio indipendente per la
tutela dei diritti dell’uomo, specializzato nelle questioni relative al razzismo e
all’intolleranza. E’ composta da membri indipendenti e imparziali, designati per la loro
autorità morale e la loro riconosciuta esperienza nel campo della lotta contro il
razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza.

Il 21 febbraio è stato reso pubblico il rapporto scritto dall'Ecri sullo Stato Italiano.

Il nuovo rapporto della European Commission against Racism and Intolerance punta
il dito contro discorsi politici, campi nomadi, respingimenti e accoglienza dei profughi.
“Rafforzare i poteri dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali”

Dai discorsi dei politici contro gli immigrati all’emarginazione dei rom, passando per le
aggressioni fisiche e i respingimenti, in Italia è ancora allarme razzismo.

Lo dice il nuovo rapporto dedicato al nostro Paese pubblicato oggi dalla Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa, pubblicato oggi. Elaborato a seguito della visita dei rappresentanti dell’organismo in Italia nel novembre 2010 e tiene conto degli ultimi sviluppi fino a giugno 2011.

Secondo l’Ecri l’Italia ha fatto passi avanti, ancora rafforzando la sua legislazione. I tribunali, spiega il rapporto, hanno annullato un certo numero di misure discriminatorie precedentemente adottate dal Governo e da alcuni sindaci, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali sta estendendo notevolmente le proprie attività e c’è un’efficace normativa contro la discriminazione e la violenza razzista nello sport.

Il rapporto segnala però un aumento del ricorso a discorsi di stampo razzista in politica, con gli immigrati regolarmente presentati come fonte di insicurezza. Questo linguaggio si rispecchia nelle politiche discriminatorie (ad esempio, numerosi aspetti del cosiddetto “pacchetto sicurezza”). Sebbene sia stata abbandonata la maggior parte delle misure più discutibili, è evidente l’impatto sugli atteggiamenti dell’opinione pubblica.

Persistono i pregiudizi contro i musulmani e l’antisemitismo, e si segnalano casi di discriminazione nei confronti dei gruppi vulnerabili nell’accesso agli alloggi dati in locazione da privati. In alcuni casi, si sono verificate aggressioni violente contro Rom e immigrati.

La maggior parte dei Rom subisce varie forme di emarginazione, malgrado i programmi messi in atto da un certo numero di comuni e di regioni a favore dell’inclusione sociale. Perfino i campi nomadi autorizzati sono relegati in aree lontane dai centri urbani. Per quanto riguarda i campi abusivi, sono stati oggetto di demolizioni e di sgomberi forzati, che hanno contribuito a peggiorare la discriminazione nella vita quotidiana nei confronti di questa popolazione.

Nonostante i progressi compiuti in materia di diritto di asilo, pare che la politica dei respingimenti, inaugurata nel maggio del 2009, che prevede di rimandare nel paese di origine le imbarcazioni intercettate in mare aperto tra l’Italia e la Libia, abbia privato un certo numero di persone della possibilità di fare valere il loro diritto alla protezione internazionale. Si sono constatati altri problemi a seguito degli eventi del Nord Africa agli inizi del 2011, e si deplorano i ritorni forzati troppo affrettati e le condizioni di accoglienza inadeguate.

Nel suo rapporto, l’ECRI ha formulato un certo numero di raccomandazioni. Per tre di queste ha richiesto un’applicazione prioritaria e ha previsto una procedura di valutazione entro due anni: conferire all’UNAR un ruolo più incisivo; fornire garanzie di protezione a tutti i Rom sgomberati; rispettare il principio del non respingimento.

 L’ECRI raccomanda alle autorità italiane di adottare delle disposizioni legislative
a livello nazionale per garantire a Rom e Sinti una protezione globale nello
stesso spirito delle misure riguardanti le minoranze storiche e linguistiche. Le
invita in particolare a seguire al riguardo le raccomandazioni del Comitato
consultivo della Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali.

PUBBLICHIAMO ALCUNI PUNTI SULLA SITUAZIONE ROM

88. Nel suo terzo rapporto, l’ECRI aveva raccomandato alle autorità italiane di
adottare provvedimenti immediati per affrontare la questione della mancanza di
passaporto e di permesso di soggiorno dei membri delle comunità Rom e Sinti.
Numerosi Rom, in particolare quelli originari dei Balcani occidentali, non hanno
uno status giuridico chiaro, pur vivendo in Italia da molto tempo (talvolta da oltre
trent’anni). Molti di loro, privi di documenti di identità, corrono continuamente il
rischio di espulsione, ai sensi della legislazione in materia di immigrazione;
tuttavia quelli che sono effettivamente trattenuti in vista della loro espulsione non
possono essere espulsi, essendo privi di documenti di identità. È ugualmente
impossibile per queste comunità integrarsi nella società italiana, poiché la
mancanza di documenti ufficiali le priva della possibilità di trovare un lavoro
legale o un alloggio, di avere accesso ai servizi pubblici e a maggior ragione di
ottenere la cittadinanza italiana. Si trovano pertanto in una situazione
particolarmente sfavorevole, essendo di fatto degli apolidi. Tuttavia, poiché l’Italia
non riconosce loro lo status di apolide, sembra che non godano nemmeno nella
pratica dei diritti previsti dalla Convenzione sullo status dei rifugiati e degli apolidi,
di cui l’Italia è nondimeno parte.

89. Fino a poco tempo fa, i bambini nati in Italia da genitori senza documenti di
identità ottenevano un certificato di nascita italiano. Tuttavia, anche se
dispongono di tale documento, i Rom che vivono nei campi spesso non sono in
grado di dimostrare che soddisfano tutte le condizioni richieste per ottenere in
seguito la cittadinanza italiana (in particolare i requisiti di residenza) e non hanno
altra alternativa se non quella di cercare di ottenere in primo luogo lo status di
apolide, senza garanzie di ottenerlo, né di potere in seguito avere un esito
favorevole con la domanda di naturalizzazione. Inoltre, l’ECRI nota con
preoccupazione che la situazione dei bambini nati in Italia da genitori senza
documenti di identità è diventata ancora più precaria dopo l’entrata in vigore della
Legge n° 94/2009, poiché gli stranieri che desidera no registrare all’anagrafe la
nascita di un figlio sono ora obbligati di presentare un permesso di soggiorno.

90. L’ECRI esorta le autorità italiane ad adottare senza indugio tutte le misure
necessarie per consentire ai Rom che si trovano di fatto in una condizione di
apolidia di ottenere i documenti di identità che possano consentire loro almeno di
godere degli stessi diritti delle persone apolidi.

91. Nel suo terzo rapporto, l’ECRI aveva notato che un terzo dei Rom e Sinti, siano
essi cittadini italiani o meno, vive in campi "nomadi" praticamente segregato dal
resto della società e spesso senza avere accesso ai servizi più basilari. Aveva
raccomandato vivamente alle autorità italiane di affrontare la questione
dell’alloggio delle popolazioni Rom in stretta collaborazione con le comunità
stesse, ricordando loro l’importanza di non basare le loro politiche relative ai Rom
e ai Sinti sul presupposto che i membri di tali comunità preferiscano uno stile di
vita nomade.

92. Esistono certi campi autorizzati, in aree predisposte dalle autorità locali,
generalmente situate alla periferia delle città, molto lontano dal centro, o in zone
industriali.66 Pur evitando i peggiori problemi sanitari, poiché hanno accesso
all’acqua e all’elettricità, tali campi sono spesso densamente occupati da
container disposti in fila, ognuno dei quali è destinato ad accogliere fino a quattro
o cinque persone. Per un container abitato da quattro persone, la superficie
media per persona è inferiore della metà rispetto a quella raccomandata dalle
norme del Codice per l’edilizia; al contempo, bisogna dire che le famiglie hanno
spesso più membri di quanto un container dovrebbe contenere. Anche se le
condizioni sanitarie generali del campo non sono insalubri, tale sovraffollamento
pone evidenti problemi sanitari. Inoltre, i campi autorizzati sono spesso circondati
da un recinto o anche da un muro in molti casi ad altezza d’uomo e l’accesso è
limitato unicamente ai residenti che hanno un badge di identificazione; i non
residenti possono accedervi unicamente presentando un documento di identità ai
sorveglianti del campo. L’ECRI nota con preoccupazione che tali condizioni, pur
costituendo un miglioramento dal punto di vista sanitario rispetto alla situazione
generale dei campi non autorizzati, equivalgono a una segregazione,
stigmatizzano le persone che vivono in tali aree, pongono ai Rom seri problemi di
integrazione nella società italiana e sono inoltre meno favorevoli di quelle di cui
godono le persone non considerate “nomadi” e che usufruiscono di alloggi
popolari.

93. Nei campi illegali, in cui vivono essenzialmente dei Rom che non hanno la
cittadinanza italiana, le abitazioni consistono soprattutto in catapecchie di fortuna
costruite dagli stessi Rom in terreni abbandonati, le cui vie di accesso si
trasformano rapidamente in sentieri fangosi con la pioggia. In genere tali
insediamenti non hanno acqua corrente, né elettricità, né sistema fognario e si
trovano talvolta accanto a discariche pubbliche, comprese quelle per i rifiuti
tossici. Le condizioni sanitarie sono deplorevoli e la salute di tutti gli abitanti,
compresi i bambini, ne soffre grandemente. Alcune fonti indicano che il tasso di
malattie respiratorie, di malattie della pelle e di problemi gastrointestinali è
particolarmente elevato per i bambini rom. Inoltre, la mancanza di gas e di
elettricità obbliga gli abitanti ad escogitare soluzioni temporanee per scaldarsi in
inverno, utilizzando stufe a legna, che aggravano le malattie respiratorie o anche
semplici candele. Pertanto è elevato il rischio di incendi e negli ultimi anni si sono
sfortunatamente registrati numerosi decessi causati dai roghi accidentali.

94. Molti campi illegali sono stati smantellati negli ultimi anni e i loro abitanti sono
stati sgomberati, talvolta senza esserne stati informati in anticipo, e in maniera
brutale, con distruzione delle abitazioni e degli oggetti personali nel corso delle
operazioni. In numerose città italiane, sono stati effettuati sgomberi forzati
riguardanti direttamente i Rom68, senza preavviso o consultazione preliminare,
senza garanzie procedurali e senza rialloggiare in modo decente le persone.
Anche nei casi in cui l’intenzione è di rialloggiare gli occupanti dei campi irregolari
in aree attrezzate o in altri siti, il numero di posti disponibili è spesso inferiore al
numero di persone sgomberate. In tali casi, i Rom sono abbandonati senza una
soluzione di alloggio adeguata e senza nessun’altra possibilità, se non quella di
spostarsi in un altro sito, in cui le condizioni di vita rischiano di essere ancora
peggiori.

95. L’ECRI ribadisce le sue preoccupazioni circa il persistere dell’idea che i Rom
abbiano uno stile di vita nomade, poiché tale approccio continua a guidare le
politiche nei loro confronti, in particolare quelle abitative. La pratica dominante è
ancora quella di relegare i Rom in campi situati lontano dai centri urbani ed è
spesso la soluzione proposta al momento di rialloggiare dei Rom che vivevano
precedentemente in campi illegali. L’ECRI esprime nuovamente vive inquietudini
riguardo alla segregazione dei Rom in Italia – che vivano in campi autorizzati o
illegali, ma ancora di più in questo secondo caso – e alle loro condizioni abitative
deplorevoli. Nota inoltre che gli sgomberi forzati riguardanti i Rom sembrano
essersi intensificati dal 2008, aggravando ugualmente la discriminazione di cui
sono vittime in altri settori, come lo si rileva in altre parti del presente rapporto.
L’ECRI sottolinea che ai sensi del diritto internazionale, un certo numero di
misure di protezione dovrebbero essere adottate per i casi di sgombero forzato.
Attira l’attenzione delle autorità sull’importanza di garantire reali possibilità di
consultazione degli interessati, un preavviso sufficiente e ragionevole e l’accesso
ai ricorsi previsti dalla legge e a un’assistenza giudiziaria per coloro che ne
avessero bisogno. L’ECRI pone inoltre in risalto il fatto che gli sgomberi non
dovrebbero avere come effetto di lasciare senza tetto delle persone o di violare i
loro diritti fondamentali; lo Stato deve quindi garantire che altre possibilità di
alloggio siano offerte alle persone fatte sgombrare, anche nell’eventualità che
debbano restare nel paese solo per un periodo di tempo limitato.

96. La situazione dei Rom per quanto riguarda l’alloggio, che non sembra essersi
migliorata, bensì aggravata in questi ultimi anni, è stata d’altro canto denunciata
a più riprese non solo dall’ECRI,72 ma anche da altri organismi internazionali, tra
cui il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale, il Commissario
per i diritti umani del Consiglio d’Europa, il Comitato consultivo della
Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali e l’Alto
Commissario per le minoranze nazionali dell’OSCE.73 Il Comitato europeo per i
diritti sociali ha da parte sua rilevato recentemente un certo numero di violazioni
della Carta sociale europea (riveduta) per quanto riguarda tali questioni, tra cui 

Si vedano in particolare il secondo e il terzo rapporto dell’ECRI.


http://www.coe.int/t/dghl/monitoring/ecri/country-by-country/italy/ITA-CbC-III-2006-19-ITA.pdf

97. L’ECRI raccomanda alle autorità italiane di combattere con fermezza la
segregazione cui sono esposti i Rom nel settore dell’alloggio, in particolare
garantendo che le soluzioni abitative loro proposte non siano destinate a
separarli dal resto della società, ma al contrario servano a promuovere la loro
integrazione. L’ECRI ribadisce ancora che è importante che le autorità italiane
non basino le loro politiche relative ai Rom e ai Sinti sul presupposto che i
membri di questa comunità seguano uno stile di vita nomade.

98. L’ECRI raccomanda vivamente alle autorità italiane di garantire il rispetto del
diritto a un alloggio adeguato per i Rom sotto la giurisdizione italiana e attira
l’attenzione sull’urgente necessità di porre rimedio ai problemi sanitari segnalati
in questo campo.

99. L’ECRI esorta le autorità italiane a garantire a tutti i Rom che possono essere
sgomberati dalle loro abitazioni il rispetto di tutte le garanzie previste dal diritto
internazionale in materia. Sottolinea che le persone interessate devono essere
avvertite preventivamente di ogni progetto di espulsione dalle loro abitazioni e
devono godere di una protezione giuridica adeguata, né devono essere espulse
dalle loro abitazioni senza che sia offerta loro la possibilità di essere rialloggiate
in abitazioni decenti, anche nell’eventualità che restino nel paese unicamente per
un periodo di tempo limitato.

lunedì 20 febbraio 2012

Rom - "Pedalando nella Memoria" - Roberto Hamidovic racconta la sua storia:"Più di 10.000 rom vivono all'interno dei campi intorno a Roma. Sembrano dei lager, ci sono telecamere e guardie dappertutto. È quasi come rivivere quella esperienza per noi"



"Pedalando nella Memoria", la parola a uno dei protagonisti. Roberto Hamidovic racconta la sua storia:  "Più di 10.000 rom vivono all'interno dei campi intorno a Roma. Sembrano dei lager, ci sono telecamere e guardie dappertutto. È quasi come rivivere quella esperienza per noi".

26 febbraio 2012


21 chilometri di corsa per dire no al Razzismo 

Pedalando nelle Memoria - VIII Memorial Settimia Spizzichino, ha dato spazio non solo allo sterminio degli ebrei. Sono state infatti messe in luce le storie, spesso sconosciute, di quanti col popolo ebraico gli ebrei hanno condiviso dolore, paura e spesso la morte. Parliamo della comunità gay e della popolazione rom.
Roberto Hamidovic, giovane rom del campo di Castel Romano e tesserato da anni all'Uisp di Roma, impegnato in associazioni e cooperative allo scopo di far conoscere e migliorare la condizione dei rom a Roma, ci ha raccontato le storie toccanti che alcuni componenti del suo popolo hanno subito.
"Sono stato molto contento ed orgoglioso di essere coinvolto nell'organizzazione di questa edizione di Pedalando nella memoria, soprattutto perché quest'anno si è toccato un argomento a me vicino e che spesso si dimentica: lo sterminio di moltissimi rom nei campi di concentramento.
Ho portato a partecipare un piccolo gruppo di miei compagni dal punto di ritrovo di Piazza Caduti della Montagnola. La nostra adesione è servita a far capire agli altri rom cosa è realmente successo, a far conoscere la storia, le storie dei nostri antenati per far capire che anche i rom sono partecipi e non vogliono dimenticare ciò che è successo. Nel mio intervento, infatti, ho voluto ribadire l'importanza della memoria di questo popolo, far conoscere ciò che è successo nei campi di concentramento ai rom: più di 500 mila morirono. Senza un perché, solo perché avevano un'altra cultura. 

Quel giorno è stato fondamentale far capire tramite me che la comunità ha sofferto molto. Alcuni uomini e donne rom mi hanno raccontato le loro tragiche esperienze nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Rucchia Randonovic è riuscita a sopravvivere pur riportando danni fisici e psichici. Mi hanno descritto le loro sensazioni, quando nel campo insieme agli ebrei condividevano paura, dolore, coraggio. Ho saputo la storia di due ragazze, una ebrea e l'altra rom, che condividevano gli stessi spazi nel compartimento di sole donne. Si volevano molto bene, ma un giorno dei soldati tedeschi ubriachi tentarono di violentare la ragazza ebrea. La sua amica si mise in mezzo per difenderla e loro abusarono lei per tutta la notte e il giorno dopo morì. Dopo due giorni morì anche la ragazze ebrea per l'enorme dolore.

Musa Osmanovic 
mi ha invece raccontato un'altra storia: i tedeschi cercavano un ebreo che aveva sbagliato a svolgere il suo lavoro per tagliargli la mano. Chiesero quindi a Musa dove era e lui non glielo disse. Per proteggere il suo amico, si fece tagliare tre dita.

Anche di mio nonno, Bajro Hamidovic, so che venne deportato da Sarajevo a Dortmund per andare a comporre le file dell'esercito tedesco, vista la sua stazza robusta e forte, ma in guerra perse la vita. Mio padre me lo ha detto perché si ricordava tutto e mi ha raccontato questa storia affinchè io potessi tramandarla.

Queste storie sono state tragedie a livello umano e non vogliamo più che riaccada di nuovo. Più di 10.000 rom vivono all'interno dei campi intorno a Roma. Sembrano dei lager, ci sono telecamere e guardie dappertutto. È quasi come rivivere quella esperienza per noi". 

venerdì 17 febbraio 2012

Firenze Q1 - Firenze 16 febbraio 2012 INCONTRO CON LE FAMIGLIE ROM PER COMBATTERE IL PREGIUDIZIO

Firenze - Piazza Santa Croce
Concerto del Gruppo Rom Draculas
Rom Rumeni offrono cultura e musica ai cittadini

Firenze 16 febbraio 2012

INCONTRO CON LE FAMIGLIE ROM PER COMBATTERE IL PREGIUDIZIO

E’ stata una bella serata all’insegna della solidarietà, dell’accoglienza e della cultura quella svoltasi il 16 febbraio 2012 all’interno del Tempio Valdese di Firenze in Via Manzoni n. 19 organizzata dalla Chiesa Valdese, Metodista, Battista, Avventista, dall’Associazione R.O.M (Rete per l’Ospitalità nel Mondo ) e dal Quartiere 1 di Firenze.

Il 16 gennaio 2010 il Sindaco di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi sgombrò in accordo con la Prefettura e la Questura 185 cittadini Rom di origine Rumena dall’insediamento spontaneo dell’Ex-Osmatex nella piana dell’Osmannoro. Era inverno, le temperature sotto lo zero, ma le ruspe non risparmiarono nessuna baracca costruita dalle famiglie. Bambini, donne, anziani, uomini (tra loro numerosi malati) vennero messi sulla strada senza nessuna soluzione alternativa.

Alla comunità Rom Rumena, 185 cittadini europei, il Comune di Sesto Fiorentino e di Firenze non riconobbero la cittadinanza e la libertà di circolazione. Le espulsioni eseguite e notificate a numerosi cittadini europei dalla Prefettura di Firenze e dal Ministero degli Interni Roberto Maroni, la tentata deportazione apparirono agli occhi dei difensori dei diritti umani come gravi violazioni delle direttive europee sulla libera circolazione 2004/38/Ce e sulla non discriminazione 2000/43/Ce. La Commissione Europea il 25 gennaio 2011 aprì ufficialmente una indagine contro lo Stato Italiano per le persecuzioni razziali subite dalle famiglie Rom a Firenze e Sesto Fiorentino.

La Chiesa Valdese accolse nel suo Tempio 80 cittadini Rom Rumeni per venti giorni. Cercò di proteggere il diritto alla vita di una comunità umana. L’Amministrazione del Comune di Firenze e di Sesto Fiorentino non offrirono nessun tipo di sostegno ed aiuto. Nella metà di febbraio 2010 il Tempio Valdese chiuse e le famiglie Rom tornano sulla strada. Tutte tranne tre. Attraverso un lavoro di sostegno, una moderna Schindler’s List, un Giudice di Firenze supportato dalla sua comunità offrì un riparo, una protezione, una strada di accoglienza ed inclusione.

Dopo due anni, i protagonisti, le famiglie Rom hanno raccontato la loro storia al pubblico riunito per l’occasione. Sono le donne Rom, i bambini, gli uomini a parlare. Delle case sono state ristrutturate, accordati affitti, i bambini inseriti nelle scuole che frequentano con determinazione e interesse. Dragos Carolea, Verdeata Ionita, Dana Carolea, Dano Tutu, Papusa Tutu ed il piccolo Maradona hanno raccontato attraverso le domande poste da Luciana della Chiesa Valdese la loro epopea, le difficoltà, la ricerca di affermazione della dignità umana, gli sgomberi, la scuola, l’impossibilità fino ad oggi di accedere a regolari corsi scolastici, la volontà di studiare, l’amore e l’interesse per la scuola, i rapporti costruite con i compagni di classe, il razzismo, la discriminazione e l’esclusione, la ricerca di un riscatto, la volontà di mettere al mondo numerosi bambini dopo la tragedia del Nazismo che ha cercato di annientare l’esistenza di un intero popolo, il Popolo Rom.

La serata e proseguita attraverso al visione di un filmato realizzato da Saverio Tommasi  nella città di Bucarest. E’ la storia di Ghiorgos Rom Rumeno, delle terribili condizioni di vita patite in Romania dalla sua famiglia. La sua presenza in Italia, nella città di Firenze, la sua ricerca di lavoro e dignità, gli sgomberi che tutte le famiglie hanno continuato a subire nel territorio Amministrato da Matteo Renzi e Gianni Gianassi sono state  raccontate da Ghiorgos alle telecamere di RTV 38  http://vimeo.com/26865606 nel servizio esterno notte, nei giorni seguenti allo sgombero del Campo Rom di Quaracchi il 16 giugno 2011.    http://nazionerom.blogspot.com/2011/06/le-bugie-di-stefania-saccardi-abuso-del.html

Gli interventi del Presidente del Quartiere 1 Stefano Marmugi, del Pastore Valdese Alison Wolker, del Giudice Marco Bouchard,  del rappresentante Rom per la Comunità Balcanica  Bejzak Adem (Federazione Romanì) di cittadini e presenti sono stati coordinati dal giornalista della Nazione di Prato Davide Papini e registrati da Radio Voce della Speranza sono stati seguiti con interesse e partecipazione da tutta la platea ponendo domande, dubbi, necessità, affermazione di autodeterminazione, rivendicazione di diritti e dignità umana, ricordando la storia recente e passata come lo sterminio Nazista e Fascista subito dalla popolazione Rom negli anni ’30 e ’40: il PORRAJMOS. Ricordando le nobili ed antiche origini della Popolazione Rom. Una storia che si intreccia con quella di altri popoli, con la comunità Ebraica, con il Medio Oriente, l’Egitto, l’India e l’Europa. http://nazionerom.blogspot.com/2011/10/rom-porrajmos-storia-di-un-popolo-e-di.html

L’Associazione Nazione Rom rappresentata dal Presidente Novak Tudor e dal legale rappresentante Marcello Zuinisi ha partecipato con partecipazione e vivo interesse al dibattito.
Sono state raccontati i lavori ed i contributi che la Popolazione Rom sta fornendo alla Città di Firenze. La difesa del patrimonio artistico e storico come la ristrutturazione del Patrimonio Unesco  Cimitero degli Inglesi in Piazza Donatello realizzata da Daniel-Claudiu Dumitrescu e le  famiglie Rom di Piazza SS Annunziata collaborando con la responsabile della struttura Julia Bolton Holloway ed Alberto Casciani (Opificio Pietre Dure di Firenze).

Denunciate le persecuzioni subite dalle stesse famiglie Rom negli ultimi due anni, gli sgomberi anche recenti da Piazza SS Annunziata (1 dicembre 2011), dal Ponte all’Indiano (5 dicembre 2011),
da Sesto (23 gennaio 2012) e Quaracchi (24 gennaio 2012) operate dal Sindaco Matteo Renzi, le condizioni difficilissime vissute da numerose famiglie che continuano a vivere numerose famiglie Rom presenti in città e completamente escluse da una progettazione inclusiva.

Le buone prassi adottate dalla Chiesa Valdese a Firenze dimostrano la volontà ed il desiderio profondo di ogni famiglia Rom: vivere in una casa, permettere ai bambini di andare a scuola, lavorare, parlare di se e della propria cultura. Condividere con tutta l’umanità la propria ricerca della felicità e la capacità di amare. Le buone prassi  della Case dell’Accoglienza il “Dado” di Settimo Torinese dove sette famiglie rom, attraverso un progetto di housing sociale hanno ristrutturato ed auto-recuperato un immobile concesso dal Sindaco, dimostrano che “l’emergenza rom” è dovuta all’incapacità di molte Amministrazioni Comunali di saper adottare strategie di inclusione sociale. Strategia che le Associazioni Rom ed esperti difensori dei diritti umani continuano a suggerire ad ogni amministrazione compresa quella di Firenze, Sesto, Scandicci, Campi, Prato, Pisa ed ogni città italiana.

Molte famiglie Rom stanno abitando, dopo gli sgomberi dei campi, in strutture abbandonate al degrado ed alla desolazione. Casali e Ville lasciate a marcire sono oggetto di un tentativo di recupero e valorizzazione immobiliare realizzato dai lavoratori rom, dalle donne e dagli uomini: raccogliere e ripulire dai rifiuti queste case, dotarle di riscaldamento, acqua, corrente elettrica, realizzare ambienti idonei ed adatti a far crescere in sicurezza i bambini, curare giardini, prati ed orti. Favorire queste esperienza, attuare politiche di housing sociale una responsabilità morale, etica, civile e penale di ogni Sindaco. Le case vanno abitate e difese dall’incuria, dal tempo, dalla pioggia, dalla neve e dal vento. Le case non abitate e non difese diventano tuguri, marciscono, si sgretolano, producono degrado. Le famiglie Rom possono aiutare le Amministrazioni Comunali ed i cittadini italiani nella lotta contro il degrado attraverso il lavoro, la scuola e l’amore per la vita.

La serata si è conclusa con le note di Gelem Gelem l’inno della popolazione Rom suonato e cantato dal maestro Novak Tudor con la sua preziosa fisarmonica. Le parole di Gelem Gelem ricordano lo sterminio nazista e la volontà, l’orgoglio delle famiglie Rom di vedere e volere bambini felici.
Il Presidente dell’Associazione Nazione Rom Novak Tudor ha spiegato ai presenti il valore di questa canzone. Gelem Gelem sono parole della lingua Romanì che significano Camminando Camminando. Le musiche sono proseguite con balli che hanno coinvolto con gioia tutti i presenti nel mentre il servizio di catering e la cucina preparata dalla donne Rom permetteva a tutti di mangiare e degustare gli ottimi prodotti della cucina Rom tra cui i famosi Sarmali.

Te Aven Baghtalo – Felicità per Tutti

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