martedì 21 febbraio 2012

ECRI - Consiglio d'Europa - 4° rapporto ufficiale “In Italia ancora razzismo contro immigrati e rom”



Strasburgo 21 febbraio 2012 

(rapporto completo)
http://www.stranieriinitalia.it/images/ecri21feb2012.pdf

La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), istituita dal
Consiglio d’Europa, è un organo indipendente di monitoraggio indipendente per la
tutela dei diritti dell’uomo, specializzato nelle questioni relative al razzismo e
all’intolleranza. E’ composta da membri indipendenti e imparziali, designati per la loro
autorità morale e la loro riconosciuta esperienza nel campo della lotta contro il
razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo e l’intolleranza.

Il 21 febbraio è stato reso pubblico il rapporto scritto dall'Ecri sullo Stato Italiano.

Il nuovo rapporto della European Commission against Racism and Intolerance punta
il dito contro discorsi politici, campi nomadi, respingimenti e accoglienza dei profughi.
“Rafforzare i poteri dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali”

Dai discorsi dei politici contro gli immigrati all’emarginazione dei rom, passando per le
aggressioni fisiche e i respingimenti, in Italia è ancora allarme razzismo.

Lo dice il nuovo rapporto dedicato al nostro Paese pubblicato oggi dalla Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa, pubblicato oggi. Elaborato a seguito della visita dei rappresentanti dell’organismo in Italia nel novembre 2010 e tiene conto degli ultimi sviluppi fino a giugno 2011.

Secondo l’Ecri l’Italia ha fatto passi avanti, ancora rafforzando la sua legislazione. I tribunali, spiega il rapporto, hanno annullato un certo numero di misure discriminatorie precedentemente adottate dal Governo e da alcuni sindaci, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali sta estendendo notevolmente le proprie attività e c’è un’efficace normativa contro la discriminazione e la violenza razzista nello sport.

Il rapporto segnala però un aumento del ricorso a discorsi di stampo razzista in politica, con gli immigrati regolarmente presentati come fonte di insicurezza. Questo linguaggio si rispecchia nelle politiche discriminatorie (ad esempio, numerosi aspetti del cosiddetto “pacchetto sicurezza”). Sebbene sia stata abbandonata la maggior parte delle misure più discutibili, è evidente l’impatto sugli atteggiamenti dell’opinione pubblica.

Persistono i pregiudizi contro i musulmani e l’antisemitismo, e si segnalano casi di discriminazione nei confronti dei gruppi vulnerabili nell’accesso agli alloggi dati in locazione da privati. In alcuni casi, si sono verificate aggressioni violente contro Rom e immigrati.

La maggior parte dei Rom subisce varie forme di emarginazione, malgrado i programmi messi in atto da un certo numero di comuni e di regioni a favore dell’inclusione sociale. Perfino i campi nomadi autorizzati sono relegati in aree lontane dai centri urbani. Per quanto riguarda i campi abusivi, sono stati oggetto di demolizioni e di sgomberi forzati, che hanno contribuito a peggiorare la discriminazione nella vita quotidiana nei confronti di questa popolazione.

Nonostante i progressi compiuti in materia di diritto di asilo, pare che la politica dei respingimenti, inaugurata nel maggio del 2009, che prevede di rimandare nel paese di origine le imbarcazioni intercettate in mare aperto tra l’Italia e la Libia, abbia privato un certo numero di persone della possibilità di fare valere il loro diritto alla protezione internazionale. Si sono constatati altri problemi a seguito degli eventi del Nord Africa agli inizi del 2011, e si deplorano i ritorni forzati troppo affrettati e le condizioni di accoglienza inadeguate.

Nel suo rapporto, l’ECRI ha formulato un certo numero di raccomandazioni. Per tre di queste ha richiesto un’applicazione prioritaria e ha previsto una procedura di valutazione entro due anni: conferire all’UNAR un ruolo più incisivo; fornire garanzie di protezione a tutti i Rom sgomberati; rispettare il principio del non respingimento.

 L’ECRI raccomanda alle autorità italiane di adottare delle disposizioni legislative
a livello nazionale per garantire a Rom e Sinti una protezione globale nello
stesso spirito delle misure riguardanti le minoranze storiche e linguistiche. Le
invita in particolare a seguire al riguardo le raccomandazioni del Comitato
consultivo della Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali.

PUBBLICHIAMO ALCUNI PUNTI SULLA SITUAZIONE ROM

88. Nel suo terzo rapporto, l’ECRI aveva raccomandato alle autorità italiane di
adottare provvedimenti immediati per affrontare la questione della mancanza di
passaporto e di permesso di soggiorno dei membri delle comunità Rom e Sinti.
Numerosi Rom, in particolare quelli originari dei Balcani occidentali, non hanno
uno status giuridico chiaro, pur vivendo in Italia da molto tempo (talvolta da oltre
trent’anni). Molti di loro, privi di documenti di identità, corrono continuamente il
rischio di espulsione, ai sensi della legislazione in materia di immigrazione;
tuttavia quelli che sono effettivamente trattenuti in vista della loro espulsione non
possono essere espulsi, essendo privi di documenti di identità. È ugualmente
impossibile per queste comunità integrarsi nella società italiana, poiché la
mancanza di documenti ufficiali le priva della possibilità di trovare un lavoro
legale o un alloggio, di avere accesso ai servizi pubblici e a maggior ragione di
ottenere la cittadinanza italiana. Si trovano pertanto in una situazione
particolarmente sfavorevole, essendo di fatto degli apolidi. Tuttavia, poiché l’Italia
non riconosce loro lo status di apolide, sembra che non godano nemmeno nella
pratica dei diritti previsti dalla Convenzione sullo status dei rifugiati e degli apolidi,
di cui l’Italia è nondimeno parte.

89. Fino a poco tempo fa, i bambini nati in Italia da genitori senza documenti di
identità ottenevano un certificato di nascita italiano. Tuttavia, anche se
dispongono di tale documento, i Rom che vivono nei campi spesso non sono in
grado di dimostrare che soddisfano tutte le condizioni richieste per ottenere in
seguito la cittadinanza italiana (in particolare i requisiti di residenza) e non hanno
altra alternativa se non quella di cercare di ottenere in primo luogo lo status di
apolide, senza garanzie di ottenerlo, né di potere in seguito avere un esito
favorevole con la domanda di naturalizzazione. Inoltre, l’ECRI nota con
preoccupazione che la situazione dei bambini nati in Italia da genitori senza
documenti di identità è diventata ancora più precaria dopo l’entrata in vigore della
Legge n° 94/2009, poiché gli stranieri che desidera no registrare all’anagrafe la
nascita di un figlio sono ora obbligati di presentare un permesso di soggiorno.

90. L’ECRI esorta le autorità italiane ad adottare senza indugio tutte le misure
necessarie per consentire ai Rom che si trovano di fatto in una condizione di
apolidia di ottenere i documenti di identità che possano consentire loro almeno di
godere degli stessi diritti delle persone apolidi.

91. Nel suo terzo rapporto, l’ECRI aveva notato che un terzo dei Rom e Sinti, siano
essi cittadini italiani o meno, vive in campi "nomadi" praticamente segregato dal
resto della società e spesso senza avere accesso ai servizi più basilari. Aveva
raccomandato vivamente alle autorità italiane di affrontare la questione
dell’alloggio delle popolazioni Rom in stretta collaborazione con le comunità
stesse, ricordando loro l’importanza di non basare le loro politiche relative ai Rom
e ai Sinti sul presupposto che i membri di tali comunità preferiscano uno stile di
vita nomade.

92. Esistono certi campi autorizzati, in aree predisposte dalle autorità locali,
generalmente situate alla periferia delle città, molto lontano dal centro, o in zone
industriali.66 Pur evitando i peggiori problemi sanitari, poiché hanno accesso
all’acqua e all’elettricità, tali campi sono spesso densamente occupati da
container disposti in fila, ognuno dei quali è destinato ad accogliere fino a quattro
o cinque persone. Per un container abitato da quattro persone, la superficie
media per persona è inferiore della metà rispetto a quella raccomandata dalle
norme del Codice per l’edilizia; al contempo, bisogna dire che le famiglie hanno
spesso più membri di quanto un container dovrebbe contenere. Anche se le
condizioni sanitarie generali del campo non sono insalubri, tale sovraffollamento
pone evidenti problemi sanitari. Inoltre, i campi autorizzati sono spesso circondati
da un recinto o anche da un muro in molti casi ad altezza d’uomo e l’accesso è
limitato unicamente ai residenti che hanno un badge di identificazione; i non
residenti possono accedervi unicamente presentando un documento di identità ai
sorveglianti del campo. L’ECRI nota con preoccupazione che tali condizioni, pur
costituendo un miglioramento dal punto di vista sanitario rispetto alla situazione
generale dei campi non autorizzati, equivalgono a una segregazione,
stigmatizzano le persone che vivono in tali aree, pongono ai Rom seri problemi di
integrazione nella società italiana e sono inoltre meno favorevoli di quelle di cui
godono le persone non considerate “nomadi” e che usufruiscono di alloggi
popolari.

93. Nei campi illegali, in cui vivono essenzialmente dei Rom che non hanno la
cittadinanza italiana, le abitazioni consistono soprattutto in catapecchie di fortuna
costruite dagli stessi Rom in terreni abbandonati, le cui vie di accesso si
trasformano rapidamente in sentieri fangosi con la pioggia. In genere tali
insediamenti non hanno acqua corrente, né elettricità, né sistema fognario e si
trovano talvolta accanto a discariche pubbliche, comprese quelle per i rifiuti
tossici. Le condizioni sanitarie sono deplorevoli e la salute di tutti gli abitanti,
compresi i bambini, ne soffre grandemente. Alcune fonti indicano che il tasso di
malattie respiratorie, di malattie della pelle e di problemi gastrointestinali è
particolarmente elevato per i bambini rom. Inoltre, la mancanza di gas e di
elettricità obbliga gli abitanti ad escogitare soluzioni temporanee per scaldarsi in
inverno, utilizzando stufe a legna, che aggravano le malattie respiratorie o anche
semplici candele. Pertanto è elevato il rischio di incendi e negli ultimi anni si sono
sfortunatamente registrati numerosi decessi causati dai roghi accidentali.

94. Molti campi illegali sono stati smantellati negli ultimi anni e i loro abitanti sono
stati sgomberati, talvolta senza esserne stati informati in anticipo, e in maniera
brutale, con distruzione delle abitazioni e degli oggetti personali nel corso delle
operazioni. In numerose città italiane, sono stati effettuati sgomberi forzati
riguardanti direttamente i Rom68, senza preavviso o consultazione preliminare,
senza garanzie procedurali e senza rialloggiare in modo decente le persone.
Anche nei casi in cui l’intenzione è di rialloggiare gli occupanti dei campi irregolari
in aree attrezzate o in altri siti, il numero di posti disponibili è spesso inferiore al
numero di persone sgomberate. In tali casi, i Rom sono abbandonati senza una
soluzione di alloggio adeguata e senza nessun’altra possibilità, se non quella di
spostarsi in un altro sito, in cui le condizioni di vita rischiano di essere ancora
peggiori.

95. L’ECRI ribadisce le sue preoccupazioni circa il persistere dell’idea che i Rom
abbiano uno stile di vita nomade, poiché tale approccio continua a guidare le
politiche nei loro confronti, in particolare quelle abitative. La pratica dominante è
ancora quella di relegare i Rom in campi situati lontano dai centri urbani ed è
spesso la soluzione proposta al momento di rialloggiare dei Rom che vivevano
precedentemente in campi illegali. L’ECRI esprime nuovamente vive inquietudini
riguardo alla segregazione dei Rom in Italia – che vivano in campi autorizzati o
illegali, ma ancora di più in questo secondo caso – e alle loro condizioni abitative
deplorevoli. Nota inoltre che gli sgomberi forzati riguardanti i Rom sembrano
essersi intensificati dal 2008, aggravando ugualmente la discriminazione di cui
sono vittime in altri settori, come lo si rileva in altre parti del presente rapporto.
L’ECRI sottolinea che ai sensi del diritto internazionale, un certo numero di
misure di protezione dovrebbero essere adottate per i casi di sgombero forzato.
Attira l’attenzione delle autorità sull’importanza di garantire reali possibilità di
consultazione degli interessati, un preavviso sufficiente e ragionevole e l’accesso
ai ricorsi previsti dalla legge e a un’assistenza giudiziaria per coloro che ne
avessero bisogno. L’ECRI pone inoltre in risalto il fatto che gli sgomberi non
dovrebbero avere come effetto di lasciare senza tetto delle persone o di violare i
loro diritti fondamentali; lo Stato deve quindi garantire che altre possibilità di
alloggio siano offerte alle persone fatte sgombrare, anche nell’eventualità che
debbano restare nel paese solo per un periodo di tempo limitato.

96. La situazione dei Rom per quanto riguarda l’alloggio, che non sembra essersi
migliorata, bensì aggravata in questi ultimi anni, è stata d’altro canto denunciata
a più riprese non solo dall’ECRI,72 ma anche da altri organismi internazionali, tra
cui il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale, il Commissario
per i diritti umani del Consiglio d’Europa, il Comitato consultivo della
Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali e l’Alto
Commissario per le minoranze nazionali dell’OSCE.73 Il Comitato europeo per i
diritti sociali ha da parte sua rilevato recentemente un certo numero di violazioni
della Carta sociale europea (riveduta) per quanto riguarda tali questioni, tra cui 

Si vedano in particolare il secondo e il terzo rapporto dell’ECRI.


http://www.coe.int/t/dghl/monitoring/ecri/country-by-country/italy/ITA-CbC-III-2006-19-ITA.pdf

97. L’ECRI raccomanda alle autorità italiane di combattere con fermezza la
segregazione cui sono esposti i Rom nel settore dell’alloggio, in particolare
garantendo che le soluzioni abitative loro proposte non siano destinate a
separarli dal resto della società, ma al contrario servano a promuovere la loro
integrazione. L’ECRI ribadisce ancora che è importante che le autorità italiane
non basino le loro politiche relative ai Rom e ai Sinti sul presupposto che i
membri di questa comunità seguano uno stile di vita nomade.

98. L’ECRI raccomanda vivamente alle autorità italiane di garantire il rispetto del
diritto a un alloggio adeguato per i Rom sotto la giurisdizione italiana e attira
l’attenzione sull’urgente necessità di porre rimedio ai problemi sanitari segnalati
in questo campo.

99. L’ECRI esorta le autorità italiane a garantire a tutti i Rom che possono essere
sgomberati dalle loro abitazioni il rispetto di tutte le garanzie previste dal diritto
internazionale in materia. Sottolinea che le persone interessate devono essere
avvertite preventivamente di ogni progetto di espulsione dalle loro abitazioni e
devono godere di una protezione giuridica adeguata, né devono essere espulse
dalle loro abitazioni senza che sia offerta loro la possibilità di essere rialloggiate
in abitazioni decenti, anche nell’eventualità che restino nel paese unicamente per
un periodo di tempo limitato.

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