sabato 4 febbraio 2012

Consiglio d'Europa - lo Stato Italiano condannato per violazione articolo 31 della Carta Sociale Europea - Rom e senza tetto hanno diritto ad un alloggio


Consiglio d’Europa
Comitato Europeo Diritti Sociali
arriva una nuova condanna per l’Italia.

di Paolo Pezzana
http://www.vita.it/news/view/117793

La condanna arriva, attraverso il  rapporto 2011 redatto dallo European Committee of Social Rights, per aver violato l’articolo 31 comma 2 della Carta sociale europea che recita:  

Per garantire l’effettivo esercizio del diritto all’abitazione, le Parti s’impegnano a prendere misure destinate a prevenire e ridurre lo status di "senza tetto" in vista di eliminarlo gradualmente”.

Il diritto alla casa, il diritto a vivere in un luogo dignitoso, che risponda ai requisiti di sicurezza, igiene, salubrità e che sia in tutto per tutto rispondente agli standard di accessibilità, equivale, secondo il Consiglio d'Europa, al diritto alla vita.

Il nostro paese – si ricorda in una nota della Fio.Psd - arranca sul terreno delle politiche abitative e sulle iniziative tese ad arginare e prevenire le situazioni di disagio, emarginazione sociale e homelessness.

La Federazione sostiene da tempo la necessità di riportare nell'agenda politica delle Istituzioni, a tutti i livelli, le politiche per la casa; ora una condanna internazionale importante e grave arriva a ricordare, molto più autorevolmente, la medesima necessità. 

Oltre a ripetere le condanne all'Italia sul tema del trattamento dei Rom e della loro esclusione sociale, già avvenute nel recente passato, il rapporto 2011 sottolinea il tema della prevenzione della homelessness attraverso politiche di housing efficaci, che nel nostro Paese risultano completamente assenti. 

I dati non confortano; pur riportando fonti governative non meglio specificate che danno numeri che non appaiono congruenti con la realtà, il rapporto evidenzia come siano negli ultimi anni in netta diminuzione le opportunità alloggiative dignitose offerte alle persone senza dimora in Italia.

Il rapporto ricorda che il diritto ad una casa adeguata deve essere garantito a tutti e che  rifugi e dormitori dovrebbero essere dei luoghi di stanziamento temporaneo, che devono corrispondere agli standard di sicurezza e igiene ed essere provvisti di tutti i beni di prima necessità; inoltre non deve essere richiesta la residenza per poter usufruire dei rifugi di emergenza, come invece spesso è accaduto in varie città italiane negli ultimi anni. 

E infine arrivano le condanne.


L'Italia è accusata di aver violato l'articolo 31 comma 2 sia "passivamente", per non aver predisposto servizi adeguati per gli homeless, giudicando il comitato insufficienti quelli esistenti, sia "attivamente", per aver condotto senza programmazione e con violenza lesiva della dignità umana le azioni
di sgombero dei Rom verificatesi negli anni scorsi in virtù del c.d. "patto per la sicurezza".

Per il presidente di Fio.Psd, Paolo Pezzana: «È una condanna grave sia nei suoi contenuti che nelle sue forme, e non può essere ignorata dalle istituzioni politiche e sociali, a nessun livello di responsabilità.

Inutile che continuiamo a sostenere a parole l'importanza dei diritti umani e della loro applicazione come segno di civiltà nel nostro Paese, se poi si ignorano i richiami di uno dei più importanti organismo internazionali per la loro salvaguardia, che l'Italia stessa ha contribuito a creare»

«È preoccupante che nessun organo di stampa abbia ripreso questa notizia, già emersa lunedì scorso, ma ancora più grave e scandaloso sarebbe se ad ignorarla fossero il Governo e le Istituzioni. Ci aspettiamo, a livello nazionale e regionale, l'apertura di tavoli di lavoro sul tema del diritto all'alloggio, come già avviene in Francia, Germania ed altri Paesi. Non ci si nasconda dietro l'alibi della mancanza delle risorse.

La letteratura e le buone prassi internazionali dimostrano che con delle politiche di housing sociale efficace si risparmia, e si contengono i costi dell'assistenza, non li si aumenta. È tempo di agire».


Strasgurgo 2 febbraio 2012
Comitato dei Ministri - Consiglio d'Europa
 

Il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa - che rappresenta i governi dei 47 Stati membri dell'organizzazione - esprime “profonda preoccupazione per l'aumento del razzismo contro gli zingari, la retorica anti-rom e gli attacchi violenti” contro questa minoranza in alcuni paesi.

Nella dichiarazione adottata il 2 febbraio 2012 su richiama gli impegni concordati dagli Stati membri nella Strasbourg Declaration on Roma (20 ottobre 2010)


Il Comitato dei ministri invita i governi ad astenersi “dal ricorrere alla retorica anti-rom, in particolare durante le campagne elettorali”, e a “condannare con forza, rapidamente e pubblicamente, tutti gli atti di violenza razzista contro” di loro, “comprese minacce, intimidazioni, e istigazioni all’odio”.

Soffermandosi quindi sulla situazione economica, l’organismo di Strasburgo esorta i governi e le istituzioni pubbliche a non utilizzare i rom come “facili bersagli e capri espiatori”.

Pieno sostegno a programmi per la loro integrazione sociale con “misure inclusive in materia di istruzione, sanità, occupazione e alloggio”.

La dichiarazione fa inoltre appello ai governi affinché conducano “indagini rapide ed efficaci su tutti i crimini commessi contro i rom” e “identifichino eventuali motivazioni razziste per tali atti, cosicché i colpevoli non restino impuniti e venga evitata un’escalation di tensioni etniche”.



Quale soluzione a questo dramma?

Case della pace e dell'accoglienza



L'Associazione Nazione Rom ha proposto in questi giorni una strategia di inclusione sociale al Governo Italiano denununciando azioni di persistenti discriminazioni razziali in numerosi Comuni Italiani ai danni di centinaia di famiglie rom.

     http://nazionerom.blogspot.com/2012/02/rom-discriminazioni-razziali.html

Suggeriamo al Governo, alle Regioni ed ai Comuni  le seguenti proposte costruttive per implementare una corretta strategia di inclusione sociale della società civile rom:

  1. Rendere autonomo l’Unar svincolandolo da compiti di Governo. Solo in questo modo l'Unar potrà essere il garante effettivo come Osservatorio sulle Discriminazioni Razziali in base alla direttiva 2000/43/Ce. In ogni Stato dell’Unione Europea i corrispettivi osservatori sulle discriminazioni sono autonomi ed hanno una effettiva indipendenza dai Governi. Attualmente l’Unar non sta pienamente svolgendo questa funzione nel rispetto delle direttive. Nessuna iniziativa di richiamo al rispetto delle direttive europee viene promossa dall’Unar nei confronti dei Sindaci responsabili delle violazioni. Gli sgomberi delle famiglie rom da parte dei sindaci delle città italiane sono stati più di mille nell’ultimo anno. Nei grandi centri metropolitani Roma, Firenze, Milano le azioni vessatorie anti rom delle Amministrazioni Comunali vanificano e rendono inutili ogni strategia di inclusione varata dal Governo Nazionale Centrale.

  1. Istituire un Consiglio Nazionale Rom (CNR) direttamente collegato al Consiglio dei Ministri. Il CNR composto da rappresentanti del Ministero degli Interni, del Lavoro e Politiche Sociali, della Giustizia, dell’Istruzione Università e Ricerca, delle Pari Opportunità, dell’Integrazione e Cooperazione Internazionale, della Salute, della Conferenza Presidenti delle Regioni, dell’UPI, dell’ANCI, della Società Civile Rom, della Commissione Europea (rappresentanza in Italia) e del Consiglio d’Europa (Mediatori Interculturali – Romed) potrebbe rappresentare una garanzia per una effettiva e concreta implementazione della Strategia di Inclusione Sociale all’interno del quadro UE. In allegato lo statuto che proponiamo a tutte le federazioni ed organizzazioni.
  1. I mediatori interculturali (Romed) formati dal Consiglio d’Europa in base agli accordi sottoscritti dal nostro Stato il 20 ottobre 2010 nella riunione di alto livello convocata dal Consiglio d’Europa a Strasburgo per la condivisione di una strategia di inclusione sociale dovrebbero essere assunti direttamente dal Ministero dell’Integrazione e Cooperazione Internazionale costituendo una importante e professionale mediazione e raccordo tra il Ministero, le famiglie rom, comunità locali e le Amministrazioni stesse.

  1. Ogni Amministrazione locale dovrebbe istituire un Consiglio Cittadino Romcomposto dai rappresentanti istituzionali locali, assistenti sociali, mediatori interculturali, educatori professionali, ed Associazioni Rom con il preciso compito di individuare i bisogni, le necessità e garantire la progettazione inclusiva. All’interno di questo organismo si dovrebbe garantire l’uso corretto e l’impiego dei Fondi Sociali Europei previsti dalla Commissione Europea.

  1. Creazione di Consigli Regionali Rom con il compito di indirizzo e coordinamento della progettazione inclusiva. Consiglio Nazionale, Regionale e Locale garantirebbero una effettiva strategia di inclusione sociale sui quattro piani concordati nell’accordo sottoscritto il 23-24 giugno 2011 tra lo Stato Italiano e la Commissione Europea: alloggio, lavoro, formazione ed educazione, protezione sanitaria.

  1. Per affrontare le emergenza degli insediamenti spontanei proponiamo la costituzione di Case della Pace e dell'accoglienza in ogni città e quartiere. Le Case dovrebbero garantire immediatamente un luogo alle famiglie rom dove poter trovare una sistemazione provvisoria e garantire una immediata protezione sociale. Strutture messe a disposizioni dalle Amministrazioni Comunali, dalle Chiese locali, dalle Province dove ogni nucleo inizierebbe a percorre una strada di inserimento lavorativo per gli adulti ed inclusione scolastica per i bambini. Strutture anche da recuperare con il lavoro delle stesse famiglie rom recependo gli insegnamenti positivi di esperienza già in essere come il Dado di Torino.http://terradelfuoco.org/topos/ildado/ 

  1. Programmi ed iniziative educative, diffusione della culture rom rivolti alla popolazione maggioritaria e di minoritaria. Dibattiti pubblici, iniziative culturali, seminari, formazioni che vedano il coinvolgimento dell’Associazionismo Rom e pro Rom, della società civile e delle Istituzioni completerebbero una strategia di inclusione possibile. Troppo spesso molte amministratori usano il termine nomade nel riferirsi alla popolazione Rom. Le indagini ed i recenti rapporti elaborati da importanti istituzioni italiane come la Commissione Diritti Umani del Senato indicano nella percentuale dello 0,2% i rom con caratteristiche non sedentarie. Il linguaggio appropriato e la correttezza istituzionale nell’approcciarsi alla questione rom il presupposto di una valida e concreta strategia di inclusione sociale.

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