mercoledì 22 febbraio 2012
Razzismo in Italia - Radio Vaticana intervista Roberto Malini co-presidente del Gruppo Everyone (organizzazione per la tutela dei diritti umani) sul IV rapporto ECRI - Consiglio d'Europa
Roma 21 febbraio 2012
Radio Vaticana intervista Roberto Malini co-presidente del Gruppo Internazionale EveryOne sul rapporto scritto dall'ECRI (Commissione Europea contro il razzismo e l'Intolleranza - Consiglio d'Europa) sulle condizioni reali di vita nelle quali si trovano immigrati, rom e minoranza etniche.
http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=565120
EveryOne è organizzazione riconosciuta ed attendibile, collabora da anni con il Consiglio d'Europa e le principali istituzioni europee (Parlamento e Commissione Europea) e mondiali Onu
(per leggere il rapporto completo: http://nazionerom.blogspot.com/2012/02/ecri-consiglio-deuropa-4-rapporto.html )
Consiglio d'Europa: in Italia più impegno contro la discriminazione
Nonostante i progressi compiuti, l’Italia deve impegnarsi ancora di più per combattere i discorsi di incitazione all’odio e proteggere i Rom e gli immigrati dalla violenza e dalla discriminazione. La raccomandazione arriva dalla Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri), che in un rapporto pubblicato ieri denuncia il persistere, nella penisola, di pratiche di esclusione. Francesca Sabatinelli ha intervistato Roberto Malini, co-presidente del Gruppo Everyone, organizzazione che opera a livello internazionale per la tutela dei diritti umani e civili e che ha collaborato proprio con l’Ecri.
R. – Sebbene alcune sentenze di tribunali abbiano annullato provvedimenti discriminatori, come per esempio l’emergenza rom, rimangono punti focali da combattere. Sui rom, il rapporto rivela che, di fatto, non si sono compiuti progressi: emarginazione, effetti degli sgomberi, isolamento dei campi, povertà, scarsa scolarizzazione, sono tuttora problemi esistenti e quindi, nonostante i molti fondi investiti, il problema è rimasto identico, come alcuni anni fa. Un altro punto fondamentale sicuramente è stata la negazione del diritto di asilo a tanti immigrati che avrebbero avuto diritto di accedere a questa possibilità di protezione, mentre invece sono stati respinti, soprattutto quelli provenienti dai Paesi del Nord Africa. Si registra quindi anche l’assoluta inadeguatezza dell’accoglienza verso gli immigrati e i richiedenti asilo. Questi sono i punti fondamentali che la Commissione chiede che l’Italia risolva, o almeno che aumenti il suo impegno per risolverli.
D. – La Commissione contro il razzismo sottolinea l’aumento, addirittura, del ricorso a discorsi di stampo razzista in politica, il che si traduce poi in politiche razziste e discriminatorie…
R. – Sì. Purtroppo, in Italia c’è una situazione molto particolare, non a caso l’Ecri (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza) focalizza proprio sull’Italia queste problematiche in particolare. Perché sebbene esistano decaloghi, normative e auto-normative per limitare l’utilizzo di terminologie discriminatorie per avere vantaggi, politici oppure mediatici, questa pratica prosegue e diciamo che, in un certo senso, in Italia tutte le correnti politiche, tutti i gruppi politici, ne fanno uso abbondante, soprattutto in campagna elettorale. E poi dobbiamo anche notare che i media ormai si sono in parte assuefatti a questo linguaggio e quindi lo accettano piuttosto facilmente. L’Ecri suggerisce, come soluzione, il fatto che l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) abbia maggiori poteri e possa agire in maniera più efficace. Noi abbiamo ricordato all’Ecri stesso che è una soluzione, ma non basta anche perché l’Unar, purtroppo, è comunque un’istituzione i cui rappresentanti vengono eletti dal governo italiano.
D. – Nel Rapporto si condanna la politica dei respingimenti attuata dal precedente governo, quello di Berlusconi. Con l’esecutivo Monti voi avete registrato progressi?
R. – Sicuramente le intenzioni di questo governo riguardo all’immigrazione sembrano migliori rispetto a quelle del governo passato, quindi dobbiamo dargli del tempo per lavorare. Però, al momento attuale dobbiamo dire che i patti stabiliti nuovamente con i Paesi del Nord Africa per la lotta contro l’immigrazione di fatto bloccano il flusso sia dei lavoratori legali – chiamiamoli così – e sia dei veri e propri profughi. Quindi, sostanzialmente, l’accesso al Mediterraneo viene bloccato attraverso questi accordi. Quindi, di fatto, i respingimenti non avvengono più nelle acque verso l’Italia: avvengono prima ancora. Che in fondo è la stessa cosa. Ci sono poi etnie come i curdi o gli afgani che invece vengono regolarmente arrestati e rimpatriati senza che abbiano possibilità di chiedere asilo politico o protezione internazionale. Quindi, sotto questo aspetto, bisogna che il governo modifichi completamente le procedure rispetto a quello del passato, altrimenti non assisteremo a nessun cambiamento se non a livello di espressioni e di parole.
D. – Fin qui abbiamo sottolineato le raccomandazioni. Ma ci sono stati passi avanti nel cammino contro la discriminazione?
R. – Sicuramente. Come ad esempio alcune decisioni dei tribunali che hanno reso illegale l’emergenza nomadi, vanificando quindi tutto il lavoro che aveva fatto Maroni come ministro dell’Interno per trasformare, in un certo senso, il problema dei rom in un problema di sicurezza. Lentamente si sta migliorando, ma sicuramente non c’è ancora una corretta gestione di fondi, gestioni, risorse, programmi, per poter dire che l’Italia sta veramente entrando nel pieno rispetto degli accordi internazionali, della parte più attuale e più moderna dell’Europa nei confronti degli stranieri. (gf)
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