martedì 6 settembre 2011
Rom: Commissione Europea - Viviane Reading "i ritorni volontari sono deportazioni"
La Commissione Europea minaccia l’apertura di una doppia procedura di infrazione contro la Francia. Nel paese, vasto movimento di opinione per opporsi ai provvedimenti sulla sicurezza: “Ci sono delle idee che non si possono solo discutere, criticare o confutare, vanno combattute”.
La Francia, insieme con l’Italia, detiene uno strano primato.
Vince la guerra delle cifre sul numero di Rom di cittadinanza bulgara o romena ricondotti quest’anno nei loro paesi! I conti sono presto fatti. Se è vero che 8030 Rom hanno accettato di ritornare nel loro paese o sono stati espulsi dall’inizio dell’anno e se la stima della popolazione di Rom stranieri presenti sul territorio francese era ben di circa 12.000 persone, allora si può dire che la Francia rifiuta ai Rom il diritto di circolazione in Europa, quando i Rom pretendono di stabilirsi sul suolo francese.
E’ da notare, di riflesso, l’accelerazione impressa dall’Italia allo smantellamento degli accampamenti Rom.
Un po’ per cogliere l’opportunità di un clima più favorevole, l’attenzione essendo rivolta alla Francia. Un po’ perché sono tante le preoccupazioni destate dall’aumento dei flussi di Rom osservati a Ventimiglia in provenienza dalla Francia.
Negli altri paesi europei, l’espulsione dei Rom rimane più contenuta e molto più discreta. Solo in Francia e in Italia, le misure anti-Rom sono oggetto di una comunicazione politica decisa e aggressiva.
La Germania ha avviato il ritorno nel paese di origine dei Rom provenienti dal Kosovo, ma non si tratta di cittadini europei: ha preferito quindi procedere sottovoce, con cautela. La Spagna, invece, che pratica una politica di integrazione verso i “gens du voyage” con cittadinanza spagnola, ha deciso di includere i Rom stranieri nei suoi programmi di aiuto.
La Francia e l’Italia sono quindi isolate.
In una conferenza stampa tenuta il 14 settembre, Viviane Reding, il commissario europeo alla giustizia e ai diritti dei cittadini europei, dopo aver definito, senza mezzi termini “deportazione” quello che il governo francese ha sempre, con molta accuratezza, chiamato “ritorno volontario” dei rom stranieri nel proprio paese, ha qualificato il provvedimento discriminatorio ed ha aperto il percorso per una doppia procedura di infrazione contro la politica della Francia verso i Rom. La Francia ha 15 giorni per opporsi prima che la decisione passi al vaglio del collegio dei commissari. La prima procedura sarebbe relativa al non rispetto delle garanzie legali (procedura scritta, possibilità di ricorso, analisi caso per caso) previste dalla direttiva sulla libera circolazione dei cittadini europei in caso di espulsione. La seconda alla natura “discriminatoria” dei provvedimenti.
Dal punto di vista della politica europea, il processo è stato lungo e contorto, anche perché la Francia pretendeva un occhio di riguardo. Durante la visita del presidente della Commissione Barroso a Parigi, Sarkozy aveva rassicurato la Commissione che i provvedimenti non si sarebbero indirizzati verso una specifica comunità, i toni si erano attenuati e sembrava che un accordo fosse stato raggiunto. Il ministro dell’immigrazione, Eric Besson, e il segretario di Stato alle politiche europee erano andati a Bruxelles e avevano rassicurato Viviane Reding.
La Commissione era pronta ad accontentarsi di proteste generiche sui principi e, nella sostanza, a lasciar fare a condizione che formalmente fosse tutto ineccepibile … Anche se era ovvio che i mezzi con i quali la Francia si proponeva di aggirare le direttive comunitarie fossero grossolani. Non si può certo parlare di ritorno “volontario” quando l’allontanamento è la sola opzione! Quanto alle espulsioni, le motivazioni potevano suscitare dubbi. Un esempio tra tutti il recente annullamento, da parte del tribunale amministrativo di Lille, di sette ordinanze di espulsione prese sulla base di una non meglio definita “perturbazione dell’ordine pubblico”.
Per il tribunale, “l’occupazione illegale di un terreno pubblico o privato non è sufficiente in sé per caratterizzare l’esistenza di una minaccia all’ordine pubblico.”
La posizione della Commissione era stata molto criticata da parte del Parlamento Europeo e, il 9 settembre, il Parlamento aveva votato una risoluzione chiedendo l’interruzione immediata delle espulsioni. Eric Besson pensò fosse opportuno, in tali circostanze, rispondere che la Francia, paese dei diritti dell’uomo, non aveva lezioni da ricevere da nessuno. Si sa, il Ministro dell’Immigrazione è un po’ angustiato.
E’ stato messo in condizione di rinviare il suo matrimonio, previsto per il 16 settembre, con la bellissima, giovanissima e … ricchissima fidanzata tunisina. C’era stata una mobilitazione sui social network, cui avevano aderito più di 1000 persone, per creare disturbi durante la cerimonia. Eric Besson, ex figura di punta della sinistra premiato con un ministero per la sua nuova scelta politica, ha pure preso contatto con il sindaco Alemanno per verificare se, a Roma, il clima fosse migliore…
Ma ciò che ha provocato l’ira di Viviane Reding è stata la pubblicazione il 13 settembre, nella stampa, di una circolare del Ministero dell’Interno datata 5 agosto e indirizzata ai prefetti: “300 accampamenti dovranno esser smantellati entro 3 mesi, dando la precedenza agli accampamenti Rom…..Inoltre, conviene impedire l’installazione di nuovi accampamenti Rom …”. Sprizza fulmini lo sguardo del Commissario Reding quando annuncia la procedura di infrazione: la Commissione sarebbe stata raggirata!
“Trovo sconvolgente che una parte del governo venga a Bruxelles a spiegarmi una politica, mentre l’altra parte del governo fa il contrario!”
Certo, il testo della circolare è limpido: il bersaglio è un gruppo di persone per il solo motivo della sua appartenenza ad una specifica comunità.
Ma Eric Besson si difende: “non sapevo!” Da Bucarest, giovedì 9 settembre, aveva detto: “non c’è un orientamento specifico verso una comunità …”. Non sapeva.
Di fronte alla mobilizzazione delle associazioni di difesa degli immigrati che avevano minacciato un ricorso al Consiglio di Stato per illegalità, il ministro dell’interno Brice Hortefeux ha ritirato la circolare e ne ha prodotto un’altra che non fa riferimento ai Rom. Ma Viviane Reding incalza: “non basta cambiare le parole, il governo francese deve cambiare l’approccio”.
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