domenica 23 gennaio 2011

Un’azione legale contro la Francia è ancora possibile: la Commissione sta esaminando le prove sui Rom

Un’azione legale contro la Francia è ancora possibile:
la Commissione sta esaminando le prove sui Rom 
 

Photo: Flikr/
Tradotto da: Anna Santangelo

Negli ultimi due mesi European Alternatives ha condotto una campagna per chiedere alla Commissione Europea di promuovere un’azione contro la Francia per le discriminazioni commesse nei confronti dei Rom. Dopo il termine di scadenza del 15 ottobre dato alla Francia, la Commissione Europea ha chiarito la propria posizione e lascia aperta la possibilità di intentare un’ulteriore azione. Nelle dichiarazioni di ieri al Parlamento Europeo e di oggi al Consiglio d’Europa, il Commissario Reding ha spiegato che sono stati avviati due procedimenti di infrazione contro la Francia: Il primo riguardante la trasposizione in legge della direttiva 2004 sulla libera circolazione e specialmente sulle disposizioni riguardanti i diritti delle persone sottoposte ad arresto o trattenute dalla polizia. Il secondo riguardante la discriminazione nei confronti dei Rom, nell’applicazione collettiva della legge europea piuttosto che nella considerazione dei casi singoli.

Come ha evidenziato il Commissario Reding, si tratta dei primi procedimenti di infrazione avviati nei confronti di uno stato membro per questioni relative ai diritti dei cittadini. È un importante passo avanti. Il governo francese ha inviato alla Commissione delle prove relative a entrambe le questioni. Il primo insieme di prove è un calendario della piena trasposizione in legge della direttiva 2004. Dopo averlo esaminato, la Commissione ha deciso di sospendere i procedimenti di infrazione. Qualora la direttiva 2004 non verrà trasposta in legge secondo il calendario, i procedimenti di infrazione saranno riavviati. Quindi, questi procedimenti di infrazione non sono stati ritirati (contrariamente a quanto affermano i media).
 I secondi procedimenti contro la Francia sono ancora aperti. La Francia ha fornito un gran numero di prove per dimostrare che non vi è stata alcuna discriminazione durante l’estate.

Il team legale del Commissario Reding sta esaminando queste prove e sta ponendo altre domande al governo francese. Si calcola che ci vorranno 4 settimane per pervenire a una decisione in merito agli elementi presentati. Perciò, un’azione legale da parte della Commissione è ancora possibile e le ONG e i cittadini devono continuare a fare pressione sulla Commissione. Tuttavia, la Commissione dà segno di cedere lentamente la prerogativa di un’azione riguardo al problema dei diritti di questi cittadini sotto la pressione dello stato-nazione. Interrogata sulle prove del profiling etnico e della detenzione di dati sui Rom da parte della polizia francese, il Commissario Reding ha affermato che si trattava soprattutto di una questione di competenza delle autorità nazionali. Questo è vero, ma può anche darsi che la gendarmeria francese non stia rispettando i diritti di privacy contenuti nella Carta dei diritti fondamentali e ciò è senza dubbio rilevante ai fini delle prove di discriminazione. Alla riunione del Consiglio d’Europa, il 20 ottobre scorso a Strasburgo, il Commissario Reding ha descritto a grandi linee quello che lei definisce ‘Struttura per le strategie di integrazione nazionale dei Rom’. Come ha affermato lei stessa, è importante che gli stati-nazione agiscano riguardo ai Rom, perché sono loro ad avere accesso ai fondi che potrebbero permettere di sviluppare un maggior numero di progetti con maggior successo (Fondo Sociale Europeo, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale).

Tuttavia, bisogna porre molta attenzione affinché i Rom non siano costretti ad integrarsi con le società nazionali cui resistono da secoli. Questa non sarebbe una buona strategia e discriminerebbe i Rom, negando la loro cultura e il loro stile di vita nomade. Piuttosto, è necessaria una dimensione europea, ciò significa che tutti dobbiamo essere ‘integrati’ in una nuova società europea. Migliorare le condizioni dei Rom equivale a cambiare non soltanto il loro comportamento, ma anche l’atteggiamento di tutti noi in Europa riguardo a cosa significa essere cittadini europei. L’azione formale da parte delle istituzioni è importante e bisogna fare pressione per ottenerla, ma in definitiva devono essere gli stessi cittadini europei ad attivarsi per creare una nuova società priva di discriminazioni. Ciò non può essere fatto sulla base di ogni etnicità o minoranza che abbia il proprio focus group, ma deve piuttosto essere fatto in modo olistico da ampi movimenti di cittadini diversi che proclamano i loro diritti e la loro uguaglianza. È con questo spirito che porteremo avanti la nostra campagna su questo e altri temi.

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