giovedì 27 gennaio 2011

da firenze ad auschwitz. In viaggio verso la memoria dell'orrore

da firenze ad auschwitz

In viaggio verso la memoria dell'orrore

Gli studenti toscani sono arrivati nei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Ognuno di loro con una candela accesa legge il nome di una persona scomparsa




AUSCHWITZ (Oswiecim) - Passare dalla pagina alla realtà, dai racconti alle baracche fatte di legno e mattoni. E' quello che stanno vivendo 500 ragazzi degli istituti superiori toscani arrivati questa mattina ad Auschwitz-Birkenau, il campo di concentramento costruito in Polonia nel 1941. Nelle ultime settimane si erano preparati al meglio con i loro docenti ma essere qui è un'altra cosa. «Se non funzionava, cosa ce la mettevano a fare?» chiede Tommaso, riferendosi alla stufa in pietra presente in ogni baracca in cui venivano stipati fino a 700 prigionieri.
E' l'assurdità del male: «Le regole tedesche richiedevano che ogni costruzione fosse dotata di stufe - risponde la guida - ma queste non venivano mai fornite di carbone così erano inutili, per bellezza, anzi, per propaganda». I sedici gruppi si disperdono per l'enorme campo. «E' questo quello che mi colpisce, la vastità. Com'è possibile che nessuno abbia fatto niente?» sospira Lisa, studentessa pisana mentre cammina verso il monumento al limitare del lager. Qui un tempo sorgevano i crematori e le camere a gas e qui di fronte ognuna di loro con una candela in mano, leggerà il nome di una persona scomparsa nel campo. Ad ascoltare insieme ai gonfaloni di Comune, Provincia e Regione e gli stendardi delle associazioni presenti, anche il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che, dopo aver viaggiato con loro, rientrerà a Firenze in serata.

http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2011/22-gennaio-2011/viaggio-la-memoria-orrore-181309181637.shtml
Gli ottocento zainetti arancioni in giro per la stazione di Firenze Santa Maria Novella sono partiti verso la memoria dell'orrore: sono il segno di riconoscimento dei partecipanti al Treno della memoria, l’iniziativa della regione Toscana giunta alla sua sesta edizione. Nelle borse alcuni libri sulla shoah, un dvd e un fumetto, fuori una spilla commemorativa con tanti triangoli e una stella. Sono anche questi segni di riconoscimento: erano i simboli che distinguevano la classificazione dei prigionieri dei lager. Insieme ai 500 studenti degli istituti superiori da tutta la regione, ci sono i rappresentanti del mondo associazionistico, giornalisti e delegati delle varie comunità colpite dalla Shoah. A bordo del lungo convoglio anche le istituzioni: insieme al presidente della Regione Enrico Rossi anche Daniela Lastri in rappresentanza del consiglio regionale, l’assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti, e l’assessore provinciale alle politiche sociali Antonella Coniglio.
Imponente la macchina organizzativa messa su dalla Regione insieme alla fondazione Monte dei Paschi di Siena, presente al binario col presidente Gabriello Mancini e il Museo della Deportazione e Resistenza di Prato. Proprio il centro di documentazione pratese è responsabile del materiale informativo distribuito ai ragazzi: quei 500 nomi che, nel primo giorno in Polonia, ognuno di loro leggerà nel campo di Auschwitz al termine della visita del campo. Unico fuori programma, in stazione, la protesta di Marcello Zuinisi, rappresentante di opera nomadi: «Niente più Porrajmos (persecuzione in lingua rom), questo treno dovrebbe idealmente fermare a Quaracchi» dice, riferendosi al campo nomadi appena fuori Firenze. A bordo l’atmosfera è rilassata, «Ma non è una gita» dice il governatore mentre percorre i 15 vagoni salutando i ragazzi scompartimento per scompartimento insieme a Ugo Caffaz, consulente gratuito del presidente sul tema della “memoria”. Leonardo studia in un istituto di Grosseto, è convinto di non essere preparato a quello che lo aspetta alla fine del viaggio ma «va fatto - dice - solo se lo vedi ti rendi conto di quello che è stato fatto nei campi».
Rachele si è informata su chi portasse il nome che pronuncerà: «Era un bimbo di quattro anni, si chiamava Ennio Astrologo». La stessa età di Andra Bucci, una delle due sorelle testimoni di Auschwitz, internata nel campo con Tatiana e oggi a bordo del treno coi ragazzi. Ilaria le chiede cosa pensi dei negazionisti, i suoi tratti si induriscono: «Non capisco come possano sostenere che non sia successo. Se proprio non si fidano dei testimoni come noi basterebbe un viaggio come il nostro. Nei campi ci sono tanti documenti impossibili da falsificare». Accanto a lei la sorella Tatiana, insieme hanno già affrontato altri 4 viaggi negli anni scorsi: «Tornare è sempre difficile - dice rispondendo alle domande dei ragazzi - ma con voi lo è un po’ meno». Anche il presidente Rossi è colpito dalla partecipazione degli studenti: '«Sono giovani molto svegli - spiega Rossi - consapevoli e preparati. Mi sono fermato a parlare con alcuni di loro, e mi ha colpito come riescano a connettere bene le difficoltà del loro presente con l'esigenza di non dimenticare e studiare la storia». Quindi il Treno della memoria non si fermerà «perchè una società si tiene insieme non solo se ha lavoro, infrastrutture e servizi, ma anche se condivide e coltiva valori comuni».

Edoardo Lusena
22 gennaio 2011

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