DIARIO DI VIAGGIO
Sul treno «per dire no anche ai fascisti di oggi»
di Valentina Buti
Alle 11 Santa Maria Novella è già piena di ragazzi. Bardati con sciarpe e cappelli, aspettano il Treno della memoria. Il vociare è quello di tutte le gite. Ma la meta stavolta non è improntata solo alla leggerezza. Prossima fermata Auschwitz, l'obiettivo è ricordare l’Olocausto affinchè non accada mai più. La stazione è inondata dagli zainetti arancioni pieni di libri sulla Shoah preparati dalla Regione: molti studenti li hanno letti per prepararsi al campo di sterminio. Arrivano ai binari le sorelle Andra e Tatiana Bucci. Le chiamano le “bambine” perché furono internate a Birkenau da piccolissime, a 4 e 6 anni. Si salvarono solo perché vennero scambiate per gemelle, cavie ricercate per i folli esperimenti di Mengele. Sul Treno faranno compagnia ai ragazzi, che ad Auschwitz raccoglieranno anche la testimonianza di Marcello Martini, deportato da antifascista, e del soldato Antonio Ceseri. In tutto, sul convoglio speciale allestito dalla Regione e dal Museo della deportazione di Prato (7 edizioni dal 2002) salgono 800 persone. 500 gli studenti delle superiori di tutta la Toscana, selezionati in base ai voti. Ci sono 50 universitari, gli insegnanti, i rappresentanti delle Comunità ebraiche (c'è il presidente di quella fiorentina, Guidobaldo Passigli) dei Rom e Sinti e delle associazioni di gay e lesbiche, i rappresentanti delle istituzioni, tra cui l'assessore Cristina Scaletti e Daniela Lastri, a nome del Consiglio regionale. A mezzogiorno, il saluto del presidente della Regione Enrico Rossi, per lui è la prima volta ad Auschwitz. Si fermerà fino a stasera, mentre il viaggio degli studenti durerà fino a venerdì (5 giorni in totale, gli stessi con cui i convogli di morte trasferivano i deportati da Firenze ad Auschwitz). «Il Treno creerà una coscienza pacifista, civile, contraria a ogni sopraffazione e adeguata a un mondo globalizzato» dice alle scolaresche. Lo avvicinano gli esponenti di Opera Nomadi Toscana, che poco prima hanno disteso lungo i binari uno striscione per ricordare l’eccidio dei Rom e il recente incendio del campo di Quaracchi. «Questo treno dovrebbe fermarsi anche lì» dice il loro portavoce, Marcello Zuinisi. Alle 12.35 il fischio del capotreno: si parte. Il viaggio è lungo, servono 20 ore per arrivare in Polonia. Chi ha gli occhi incollati sui libri, chi gioca a carte. Giulia Paolini va al classico Ariosto di Barga. È agitata all’idea di visitare il campo di sterminio, «ma è doveroso andarci, visto che oggi il Giorno della memoria è un giorno fantoccio». Francesco Vitobello, invece, studia lettere all'Università di Siena. «Penso ai tanti fascisti che oggi abbiamo al governo e sono felice di essere qui per dire di no anche a loro» racconta. Le sorelle Bucci sono circondate dagli studenti. «Vorrei tanto salissero sul treno i negazionisti: una legge non servirebbe a fargli cambiare idea, il tatuaggio sul braccio di un deportato forse sì» dice Andra. Rossi si siede con loro, mentre firmano libri ai ragazzi come fossero star. «Ci sono giovani molto consapevoli e preparati. Uno di loro ha osservato che il razzismo e la xenofobia nascono nei momenti di crisi, quando la politica fa leva sulla paura per ottenere consenso» dice Rossi. Intanto cala la sera e il treno corre, arriverà stamani presto a Oswiecim (Auschwitz in polacco) e subito il gruppo visiterà il campo. «Sarà un tuffo nel passato – dice Tatiana Bucci - Ma mancherà una cosa, una cosa che non può essere dimenticata nemmeno se si vuole: il fumo, il camino acceso». AUSCHWITZ (POLONIA)
toscana@unita.it
25 gennaio 2011 pubblicato nell'edizione di Firenze
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