di Silvana Mazzocchi da Repubblica
Discriminazione, luoghi comuni, pregiudizi. In Italia, ma non solo, i rom vengono visti come un popolo da evitare, da respingere, da ghettizzare nei “campi nomadi”, anche se loro nomadi non lo sono più da un pezzo. Siamo convinti che mendichino per ignavia, che rubino per vocazione. Tutti. E che tutti siano incapaci d’integrarsi, a causa di quella che noi riteniamo essere una subcultura contro la quale nulla possono né la scuola dell’obbligo, né la buona volontà.
A far riflettere e a smentire questa convinzione diffusa che sa di razzismo e d’ignoranza contribuisce Bambini ladri, tutta la verità sui piccoli rom, tra degrado e indifferenza, un saggio illuminante scritto da Luca Cefisi, consulente istituzionale per l’immigrazione e da sempre studioso del popolo rom, un saggio appena arrivato in libreria e che già fa discutere.
Quale è la verità sulle nuove generazioni di quelli che noi chiamiamo “zingari”? Quanto contribuisce il loro modello arcaico patriarcale e un sistema di non regole estraneo al nostro mondo, a disegnare i loro destini? E quanto invece essi dipendono dal nostro essere ciechi e sordi di fronte al fatto che tutti dovremmo essere uguali, con pari diritti e pari opportunità? Cefisi, attraverso l’analisi e numerose interviste con operatori impegnati sul campo e con responsabili delle istituzioni, ci conduce per mano nell’universo dei rom. Molte le testimonianze di ragazzi e ragazze che vivono nei campi o che li hanno lasciati per loro scelta,
sottraendosi a un futuro senza speranza. Emerge una realtà molto diversa dalle leggende metropolitane che li vogliono tutti nomadi (solo pochi di essi lo sono), tutti ladri o stupratori, o spacciatori. All’origine di una realtà innegabile di emarginazione e di illegalità ci sono le condizioni di vita, la promiscuità. In una parola la povertà. E Bambini ladri è una voce che grida contro l’indifferenza degli italiani, che i rom riassumono nella parola gagé, anche se lo stereotipo dominante continua a ignorare che decine di migliaia dei cosiddetti zingari sono anch’essi italiani. Una linea di confine fatta di ignoranza e diffidenza reciproche, dura a morire, ma il cui abbattimento è l’unica strada per rendere davvero possibile l’integrazione.
Un libro per svelare la verità sui campi nomadi?
“Non è che c’è molto da svelare sui cosiddetti campi nomadi, basta avere occhi per vedere, senza occhiali ideologici. Questi campi sono una vergogna italiana, un limbo dove centinaia di giovani crescono da predestinati all’emarginazione. C’è chi sostiene che questo sia per “colpa” di chi vi abita: è l’idea che i poveri siano poveri per colpa loro. E’ chiaro, invece, che è l’idea del campo-ghetto, del campo-discarica dove confinare persone di cui nessuno vuole occuparsi, ad aver prodotto questo disastro sociale. Lo stesso nome di “campo nomadi” è un’assurdità: coloro che vi abitano non sono affatto dei nomadi. Questo del nomadismo è soltanto un pretesto per mantenere tutto in una sorta di “provvisorietà cronica”. Occorre certamente abolire i “campi nomadi”, non si possono certo abolire per decreto le persone: senza integrazione, casa, lavoro, questa disagio cronico proseguirà. Non ci sono i soldi per le politiche sociali ? Ma i “campi nomadi” sono ora costosi come e forse più di un intervento sociale: hanno un costo finanziario, ed è inquietante perché è un costo di puro mantenimento dell’esistente; ed hanno un costo sociale, perché è nell’isolamento dei campi che nasce, inevitabilmente, la cultura dell’illegalità. Per partecipare al patto sociale, i rom devono ben ricevere qualcosa in cambio: almeno un’opportunità per diventare cittadini come gli altri; se ricevono solo segregazione ed emarginazione, è un po’ ipocrita scandalizzarsi se poi alcuni non si comportano da cittadini modello”.
Pregiudizi, luoghi comuni, chi sono davvero i bambini ladri?
“Nella memoria storica italiana, i bambini ladri ci sono eccome: basta leggere quello che scriveva Pasolini sulle borgate romane degli anni ’50. Eppure, nessuno in quegli anni predicava che i borgatari romani fossero criminali per natura, se mai ci si poneva il problema di toglierli dalle baracche per risolvere una situazione di disagio collettivo. A quanto pare, oggi viviamo tempi più feroci: i rom devono rimanere nelle baracche, sennò i benpensanti rimangono senza il loro capro espiatorio preferito. Abbiamo il paradosso dei “razzisti illuminati”, che si scagliano contro i rom perché sono così arretrati, analfabeti, arcaici, però non muovono un dito per contribuire alla loro emancipazione. E’ vero, tra i rom sono diffusi comportamenti che noi rifiutiamo, dai matrimoni imposti dalle famiglie al lavoro minorile, all’impiego di bambini per mendicare, ma nelle comunità rom, oggi, i valori tradizionali sono in crisi da un pezzo, di fronte ai modelli della società italiana che sono ben più attraenti. E qui vediamo che il passaggio alla modernità dei rom sta avvenendo attraverso l’imitazione di modelli di comportamento deteriori, che giungono loro dall’esterno. Si fa un gran parlare dei rom che rapiscono i bambini, che è una vera e propria leggenda metropolitana, e nessuno parla dei pedofili italiani che si inseriscono nel disagio familiare, della criminalità organizzata italiana che recluta nei campi i propri manovali per lo spaccio”.
Lei ha diretto progetti di accoglienza e ha promosso un importante appello pubblico contro il razzismo nei confronti dei rom. Esiste un percorso per un’integrazione giusta e possibile?
“Innanzitutto dobbiamo sempre ricordare che la maggioranza dei rom e dei sinti che vivono in Italia sono cittadini italiani. Questo rende in qualche modo ancora più grave il pregiudizio nei loro confronti: non stiamo parlando di alieni, ma di una comunità che è parte integrante da sempre della nostra storia nazionale. E poi, che la maggioranza dei rom, italiani o immigrati, pur scontando una grave situazione di pregiudizio ed emarginazione, vive del proprio lavoro, in dignità e legalità. Qui abbiamo una grande responsabilità dei mezzi d’informazione: si leggono sulla stampa italiana dei giudizi demenziali, che se fossero riferiti a qualsiasi altra minoranza sarebbero considerati inaccettabili; quello che sugli ebrei e sui neri non si può, per fortuna, scrivere, sugli zingari, invece, chissà perché, diventa tollerabile. C’è quindi un grande problema culturale: riconoscere i rom e sinti italiani come nostri compatrioti, perché è questo che sono, è il primo passo. Per quanto riguarda i rom immigrati, che sono i più poveri ed i più fragili, è molto facile parlare di espulsioni e di rimpatri forzati: ma esistono nel nostro Paese ormai i figli e i nipoti dei rom che sono fuggiti dalla guerra civile jugoslava negli anni Novanta. Non sono più cittadini di nessuna delle repubbliche jugoslave, e vivono nei campi senza prospettiva di futuro. Vogliamo fare qualcosa per far diventare questi giovani cittadini normali, o vogliamo continuare a sprecare le vite di questi giovanissimi, che crescono e invecchiano senza neppure avere avuto una possibilità?”.
Luca Cefisi, Bambini ladri, Newton Compton editori, pag 220, euro 12,90.
lunedì 31 gennaio 2011
Pd: “Piano nomadi di Alemanno un fallito clamoroso”
«Nonostante le risorse economiche straordinarie, Alemanno fallisce ancora. Gli episodi che stanno accadendo da giorni sul territorio cittadino, da ultimo quello di questa mattina nei pressi di Tor Cervara, in via Raffaele Costi, mostrano l’incapacità del sindaco di mantenere le roboanti promesse sul piano nomadi». Lo dichiarano in una nota Marco Miccoli, segretario del Pd di Roma e Emanuela Droghei, Responsabile delle Politiche Sociali del Pd di Roma: «Roma è nel caos, vengono sconfessate tutte le scelte del sindaco e la sciatteria di questa amministrazione danneggia i cittadini. L’azione di Alemanno fino ad oggi ha portato soltanto meno accoglienza, meno sicurezza e grande spreco di risorse pubblichè». Aggiunge Sergio Gaudio, coordinatore del Forum Immigrazione del Pd Roma: «Le dimissioni e le dichiarazioni rilasciate da parte del Presidente del coordinamento Rom di Roma, Bairam Hasimi, sono un altro chiaro segnale del clamoroso fallimento del ‘Piano Nomadi’ di Alemanno tanto propagandato ma inadeguato sia dal punto di vista sociale che da quello della sicurezza».
domenica 30 gennaio 2011
Chiediamo avvio Procedura d'infrazione Ue contro Firenze e l'Italia per le politiche anti-Rom
Miss. Viviane Reding Vice-President
Firenze, 26 gennaio 2011. La Commissione Europea Giustizia diritti fondamentali e cittadinanza ha protocollato e sta esaminando attentamente la denuncia per discriminazione razziale presentata da Opera Nomadi Toscana nei confronti del governo italiano e dei comuni di Firenze e Sesto Fiorentino, avente per oggetto le politiche discriminatorie, gli sgomberi senza alternativa di alloggio, la mancata assistenza verso le famiglie Rom rifugiatesi nei due comuni toscani e più in generale in Italia.
Opera Nomadi Toscana integrerà il dossier già trasmesso alla Commissione Giustizia e diritti fondamentali dell'Ue con il fascicolo realizzato per il sostituto procuratore Christine Von Borries della Procura di Firenze sulle discriminazioni razziali in atto in Italia negli anni 2008-2010, con particolare rilievo riguardo ai casi di Sesto Fiorentino e Firenze.
Opera Nomadi Toscana ritiene che l'affermazione di un Principio di Civiltà come la difesa della dignità umana, l'affermazione dei diritti inviolabili dell'uomo siano il fondamento di ogni democrazia.
La negazione, l'umiliazione le persecuzioni in atto nel nostro paese ai danni della popolazione Rom devono necessariamente e immediatamente cessare per far posto a progetti di inclusione sociale che la stessa Comunità Europea è disposta a finanziare.
I percorsi lavorativi di autoimprenditorialità da parte delle comunità Rom sono i presupposti di nuove politiche di inclusione sociale che mettano gli esseri umani, le loro risorse e capacità al centro della riflessione e dell'azione istituzionale.
Solo attraverso presupposti pedagogici ed educativi che affermino parità sociale e principi di autodeterminazione e responsabilità da parte delle comunità Rom si potrà uscire dallo stato di grave marginalità nella quale questa popolazione è stata finora confinata.
Opera Nomadi Toscana
Marcello Zuinisi
(Educatore Professionale)
Presidente Opera Nomadi Toscana
Via XXV Aprile 61, Ameglia (Sp)
tel. +39 320 9489950 begin_of_the_skype_highlighting +39 320 9489950 end_of_the_skype_highlighting / +39 328 1962409 begin_of_the_skype_highlighting +39 328 1962409 end_of_the_skype_highlighting Fax +39 0187 627823
mail: operanomadi.toscana@hotmail.it
EU Commissioner for Justice, Fundamental Rights and Citizenship
European Commission
European Commission
Firenze, 26 gennaio 2011. La Commissione Europea Giustizia diritti fondamentali e cittadinanza ha protocollato e sta esaminando attentamente la denuncia per discriminazione razziale presentata da Opera Nomadi Toscana nei confronti del governo italiano e dei comuni di Firenze e Sesto Fiorentino, avente per oggetto le politiche discriminatorie, gli sgomberi senza alternativa di alloggio, la mancata assistenza verso le famiglie Rom rifugiatesi nei due comuni toscani e più in generale in Italia.
Opera Nomadi Toscana integrerà il dossier già trasmesso alla Commissione Giustizia e diritti fondamentali dell'Ue con il fascicolo realizzato per il sostituto procuratore Christine Von Borries della Procura di Firenze sulle discriminazioni razziali in atto in Italia negli anni 2008-2010, con particolare rilievo riguardo ai casi di Sesto Fiorentino e Firenze.
Opera Nomadi Toscana ritiene che l'affermazione di un Principio di Civiltà come la difesa della dignità umana, l'affermazione dei diritti inviolabili dell'uomo siano il fondamento di ogni democrazia.
La negazione, l'umiliazione le persecuzioni in atto nel nostro paese ai danni della popolazione Rom devono necessariamente e immediatamente cessare per far posto a progetti di inclusione sociale che la stessa Comunità Europea è disposta a finanziare.
I percorsi lavorativi di autoimprenditorialità da parte delle comunità Rom sono i presupposti di nuove politiche di inclusione sociale che mettano gli esseri umani, le loro risorse e capacità al centro della riflessione e dell'azione istituzionale.
Solo attraverso presupposti pedagogici ed educativi che affermino parità sociale e principi di autodeterminazione e responsabilità da parte delle comunità Rom si potrà uscire dallo stato di grave marginalità nella quale questa popolazione è stata finora confinata.
Opera Nomadi Toscana
Marcello Zuinisi
(Educatore Professionale)
Presidente Opera Nomadi Toscana
Via XXV Aprile 61, Ameglia (Sp)
tel. +39 320 9489950 begin_of_the_skype_highlighting +39 320 9489950 end_of_the_skype_highlighting / +39 328 1962409 begin_of_the_skype_highlighting +39 328 1962409 end_of_the_skype_highlighting Fax +39 0187 627823
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Rom: sgomberata l’ex scuola di via Adriano
Avvenire, Milano, p.3, 22/1/2011
Rom: sgomberata l’ex scuola di via Adriano
Un nuovo sgombero, ieri mattina, alle porte della città. Trenta rom romeni, che avevano trovato riparo nell’ex scuola in disuso della Guardia di finanza di via Adriano sono stati allontanati dalle forze dell’ordine alle prime luci dell’alba.
«Fra loro ci sono anche dieci bambini, tre piccoli, dai 5 mesi ai tre anni e sette che frequentano regolarmente le scuole elementari – racconta una volontaria della Comunità di Sant’Egidio – e con quello di ieri sono al loro decimo sgombero da inizio anno scolastico».
«Sono tutte famiglie ben conosciute – prosegue l’operatrice impegnata nei percorsi di autonomia lavorativa e abitativa delle popolazioni rom in città – i padri hanno un lavoro fisso, spesso occupati nel settore edile e fra loro c’è anche un adolescente di 15 anni che sta seguendo un corso di alfabetizzazione».
Oltre alle forze dell’ordine, fa sapere Palazzo Marino, sul posto erano presenti A2a e Acquedotto, che hanno chiuso gli allacciamenti di acqua e gas ancora attivi.
«Malgrado il freddo, mancavano i servizi sociali. Per fortuna l’insegnante di un bambino sgomberato si è offerta di ospitare l’intera famiglia per una notte – conclude il racconto la volontaria – ma è sempre molto difficile ricominciare da capo, ogni volta».
Daniela Fassini
Stefano Pasta
stefanopasta@gmail.com
3387336925
Rom: sgomberata l’ex scuola di via Adriano
Un nuovo sgombero, ieri mattina, alle porte della città. Trenta rom romeni, che avevano trovato riparo nell’ex scuola in disuso della Guardia di finanza di via Adriano sono stati allontanati dalle forze dell’ordine alle prime luci dell’alba.
«Fra loro ci sono anche dieci bambini, tre piccoli, dai 5 mesi ai tre anni e sette che frequentano regolarmente le scuole elementari – racconta una volontaria della Comunità di Sant’Egidio – e con quello di ieri sono al loro decimo sgombero da inizio anno scolastico».
«Sono tutte famiglie ben conosciute – prosegue l’operatrice impegnata nei percorsi di autonomia lavorativa e abitativa delle popolazioni rom in città – i padri hanno un lavoro fisso, spesso occupati nel settore edile e fra loro c’è anche un adolescente di 15 anni che sta seguendo un corso di alfabetizzazione».
Oltre alle forze dell’ordine, fa sapere Palazzo Marino, sul posto erano presenti A2a e Acquedotto, che hanno chiuso gli allacciamenti di acqua e gas ancora attivi.
«Malgrado il freddo, mancavano i servizi sociali. Per fortuna l’insegnante di un bambino sgomberato si è offerta di ospitare l’intera famiglia per una notte – conclude il racconto la volontaria – ma è sempre molto difficile ricominciare da capo, ogni volta».
Daniela Fassini
Stefano Pasta
stefanopasta@gmail.com
3387336925
Storia di Marius (a cosa serve la memoria?)
Storia di Marius
(a cosa serve la memoria?)
A cosa serve una giornata della memoria se non a riscrivere nel presente una misura di ciò che è lecito e illecito per una società? A rimisurarsi con l’ “intollerabile” affinché non venga oltrepassato mai più, almeno nelle coscienze, il luogo in cui maturano pensieri e azioni. Questa rivista ha dedicato molti articoli e saggi, e un libro a come si sono costruite le premesse che hanno reso possibile l’intollerabile di ieri. Oggi vogliamo ragionare ed esporre l’intollerabile di oggi. La storia di Marius, che vive e cresce nel cuore di una grande città italiana, con al collo un invisibile cartello, che ne disegna un destino: idea intollerabile per una "civiltà". Proponiamo qui la sua storia come un appello alla società civile e alle istituzioni che oggi pronunceranno sacrosanti discorsi.(sgombero del settembre 2010, milano)
Marius ha 15 anni, è arrivato a Milano pochi mesi fa insieme alla sua famiglia dalla Romania. Avevano trovato una precaria sistemazione in uno spazio abbandonato nella zona Rubattino, a est di Milano, dove già vivevano accampati numerosi rom rumeni, poveri e disperati come loro. La sorellina Alexandra e gli altri bambini del campo tutti i giorni andavano a scuola.
Per lui invece, che è analfabeta, non si era trovata una classe adatta: troppo piccolo per la scuola degli adulti, troppo grande per una prima elementare, troppo difficile l’inserimento in una scuola media.
Al campo Marius incontra Stefano Pasta, della comunità di Sant’Egidio, che accompagna i bambini e i ragazzi a fare la doccia. Marius chiede a Stefano di poter andare a scuola come tutti gli altri.
Stefano allora si rivolge a noi, un gruppo di insegnanti dell’Istituto Tecnico Gramsci.
Il nostro impegno al fianco delle famiglie rom era iniziato finanziando una borsa di studio che ha consentito a un ragazzo, Marian, di frequentare un corso professionale per elettricisti.
Marian, che chiedeva l’elemosina in piazzale Loreto a Milano, grazie all’ interessamento di Stefano Pasta e con la nostra borsa di studio (libri, materiale scolastico e abbonamento per i mezzi pubblici), dopo uno stage di lavoro incomincia a vedere un futuro diverso da quello del mendicante.
Poi abbiamo conosciuto i bambini ospitati provvisoriamente nel dormitorio di viale Ortles, prima che fossero di nuovo sbattuti in mezzo alla strada, in un esodo cittadino continuo, di precarietà in precarietà.
A loro, a settembre, prima dell’inizio delle scuole, abbiamo offerto un aiuto per i compiti. Abbiamo incontrato bambini educati, puliti che ci accolgono con gratitudine perché ci sediamo di fianco a loro per farli studiare e continuano a studiare con noi anche quando riprende l’anno scolastico: hanno la consapevolezza e la concentrazione di un adulto che si impegna a recuperare il tempo perso.
Il percorso scolastico di questi bambini è frammentato: sono nomadi per forza, condannati allo sgombero continuo.
E poi parte l’avventura con Marius, un’ impresa che ci appare difficilissima: insegnare ad un adolescente a leggere e a scrivere, senza avere una lingua in comune - conosce in italiano solo poche parole, alcune per noi raggelanti: polizia, sgombero, baracchina, elemosina.
Incontriamo un ragazzo gentile e sorridente che non accetta una introduzione morbida, giocosa allo studio, lui chiede con determinazione “scola”.
La sede della Acli in via Conte Rosso ci ospita per le lezioni, lui viene e scuola tutti i giorni, regolarmente e puntuale, anche quando noi disperiamo di vederlo perché sappiamo che sono stati sgomberati la mattina presto e non sanno dove andare a passare la notte.
È cominciato il freddo, piove spesso e la sua famiglia è stata sgomberata dal campo di Rubattino e vive, senza un tetto, sotto un telo di plastica perché bisogna stare nascosti, e un riparo di assi o delle tende segnalano troppo la loro presenza: accanto agli sgomberi annunciati o eseguiti o ufficiali si verificano quotidiani sgomberi di piccoli o piccolissimi gruppi che non fanno nemmeno notizia.
Sappiamo che dormono bagnati, ci offriamo di portarci via le loro cose da far asciugare nelle nostre case riscaldate, Marius però arriva a lezione con lo zaino in ordine e i compiti fatti.
Della scuola ama anche avere uno zaino, con i quaderni, l’astuccio con le matite, le forbici, la colla, le biro.
Ad ogni sgombero loro devono allontanarsi in fretta e racimolare di corsa le cose indispensabili, si perdono le coperte e gli indumenti che gli amici italiani avevano raccolto per loro, e i bambini mettono in salvo le loro cartelle con i quaderni, i compiti.
Noi ancora ci domandiamo come si riesca a vivere di sgombero in sgombero, provvedendo ai figli e accompagnandoli a scuola, in ordine, puliti e puntuali. Ad ogni sgombero, bisogna ripartire da zero per le necessità quotidiane, ad ogni sgombero la scuola si allontana. Lo sconforto e la disperazione che nascono da queste esperienze di azzeramento forzato sono palpabili al di là delle parole.
Queste persone drammaticamente povere cercano di vivere in modo dignitoso e contano sulla scuola per dare un futuro migliore ai propri figli. Sono i più poveri fra i poveri perché il pregiudizio non rende loro semplice trovare lavoro neanche precario e neanche mal pagato.
Sono passati tre mesi e ora Marius scrive con sempre maggiore sicurezza in stampatello (anche se a lui piace il corsivo, più elegante), comincia a leggere anche se ancora con qualche con difficoltà. Un traguardo enorme per lui, ma ancora insufficiente per consentirgli la frequenza di un corso professionale. Il nostro lavoro non è finito.
Marius racconta storie bellissime sulla sua cavalla Dana, lasciata in Romania, che lui cavalcava senza sella; sul cane Pacionel che vive con loro e che è rispettato come un componente della famiglia; sul nonno che sa suonare la fisarmonica e la pianola, discendente di una stirpe di musicisti, capace di raccontare storie incredibili ai nipoti riuniti ad ascoltarlo. Gli insegnanti di Marius, ascoltano i suoi racconti e lo aiutano a riportarli sulla pagina, a tradurli in lettere che diventano prima frasi, poi brevi racconti scritti.
A quest’esperienza quotidiana, fatta di studio, di merende e di gesti solidali da parte di tutti quelli cha hanno avuto il piacere di conoscere questo ragazzo, si oppone però l’esperienza brutale degli sgomberi: il penultimo il 19 novembre, l’ultimo venerdì 21 gennaio. E ogni volta, si ricomincia daccapo, per strada alla ricerca di un di uno spazio coperto pur sapendo che sarà solo fino al prossimo sgombero.
Marius è intelligente, è riflessivo, è perspicace, ha tanti interessi, curiosità, voglia di imparare per poi lavorare. Marius in questi mesi ha acquisito sicurezza e dignità Marius però a Milano è solo uno zingaro che tutti guardano con sospetto o addirittura con disprezzo, qualcuno con schifo. Per poter iscriversi ad un corso professionale e poi trovare lavoro avrà bisogno non solo del nostro aiuto nello studio, o di una borsa di studio ma sarà indispensabile la mediazione di chi garantisca per lui: Marius non è come tanti ragazzi stranieri e poveri che si fanno strada con fatica, è un rom ed è quindi, lo dice la parola, nomade e inaffidabile.
* Annelise Madia sta lavorando con Marius insieme a un gruppo di insegnanti colleghi dello “Schiaparelli-Gramsci” di Milano: Laura Terno, Elisa Graziano, Claudio Di Pietro.
(27 gennaio 2011)
venerdì 28 gennaio 2011
giovedì 27 gennaio 2011
27/01/1945 - 27/01/2011 Meditate che questo è stato. Primo Levi. Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuriIl 27 gennaio, data dedicata alla memoria dell’Olocausto, è stabilita da una legge del Parlamento approvata sette anni fa. Il 27 gennaio 1945 le truppe alleate sono entrate nel campo di concentramento di Auschwitz, liberando i prigionieri superstiti. I nazisti hanno eliminato un totale di circa sei milioni di ebrei, diversi e oppositori politici. Ma nell’occasione non possiamo dimenticare tutti gli altri genocidi nel mondo, a cominciare dal primo messo in atto nel Novecento dal governo turco nei confronti della comunità armena dell’Anatolia nel 1915 (un milione e mezzo di vittime), per arrivare a quello del Ruanda degli anni più recenti.
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per la via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
Da Se questo è un uomo (Einaudi,1947)
Primo Levi sollecita l’attenzione sul suo monito: “Vi comando queste parole./ Scolpitele nel vostro cuore/ …/ Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa”. Un’imperiosa voce che non concede alternative: o ricordare, non dimenticare, o maledizione totale.
Meditate che questo è stato
Rom: High Level meeting at the Council of Europe Strasbourg, 20 October 2010
High Level meeting at the Council of Europe
Strasbourg, 20 October 2010
Representatives of the 47 Council of Europe countries, the EU and the Roma community gathering in Strasbourg today unanimously condemned widespread discrimination against Roma and their social and economic marginalisation.
Council of Europe Secretary General Thorbjorn Jagland, who called the meeting following concerns about Roma rights during the summer, said "the time for action has come. Today we have made a fresh start to actually helping the Roma population of Europe. Roma are fellow Europeans".
Member states agreed to a joint effort and pan-European response to meet the needs of the estimated 12 million Roma living in Europe.
The “Strasbourg Declaration” includes guiding principles and priorities:
a) Non-discrimination, citizenship, women's and childrens rights.
b) Social inclusion including education, housing and healthcare.
c) Empowerment and better access to justice.
It also foresees the creation of a new European training programme for more than a thousand Roma mediators, who will give legal and administrative advice to communities. Some 440 Roma mediators will be trained in 2011; the figure could rise to over 1000 in the following years, depending on the available resources. The Council of Europe plans to train some 100 lawyers in 2011. Roma mediators and lawyers will work to tackle access to housing, schools, health and jobs, and to link the Roma communities and civil society.
Efforts will build on the expertise of the Council of Europe to develop relevant co-operation with national, regional and local authorities and international organisations
Ministers’ Deputies
CM Documents
CM(2010)133 final 20 October 2010
____________________
Council of Europe High Level Meeting on Roma
Strasbourg, 20 October 2010
“The Strasbourg Declaration on Roma”
____________________
(1) Roma[1] in many parts of Europe continue to be socially and economically marginalised, which undermines the respect of their human rights, impedes their full participation in society and effective exercise of civic responsibilities, and propagates prejudice.
(2) Any effective response to this situation will have to combine social and economic inclusion in society and the effective protection of human rights. The process must be embraced and supported by society as a whole. A genuine and effective participation of our fellow Europeans of Roma origin is a precondition for success.
(3) While the primary responsibility for promoting inclusion lies with the member states of which Roma are nationals or long-term legal residents, recent developments concerning Roma in Europe have demonstrated that some of the challenges we face have cross-border implications and therefore require a pan-European response.
(4) As situations differ from country to country, the role of international organisations should be first and foremost to support and assist the efforts carried out at national, regional and especially local level.
(5) Based on these considerations the member states of the Council of Europe have adopted the following “Strasbourg Declaration”:
(6) Reaffirming that all human beings are born free and equal in dignity and rights;
(7) Reaffirming their attachment to human dignity and the protection of human rights for all persons;
(8) Recalling the fundamental values, norms and standards of democracy, human rights and the rule of law, which are shared by the Council of Europe member states and which must guide action at all levels;
(9) Confirming their commitment to promote social inclusion and create the conditions for an effective exercise of civic rights and responsibilities by every individual;
(10) Recalling that active participation of the Roma is crucial for achieving their social inclusion and encouraging them to participate in addressing the problems of, inter alia, relatively low rates of education and employment;
(11) Bearing in mind that the process of inclusion of Roma contributes to social cohesion, democratic stability and to the acceptance of diversity;
(12) Recalling that in the exercise of his/her rights and freedoms everyone must respect the national legislation and the rights of others;
(13) Condemning unequivocally racism, stigmatisation and hate speech directed against Roma, particularly in public and political discourse;
(14) Recalling the obligations of States Parties under all relevant Council of Europe legal instruments which they have ratified, in particular the European Convention on Human Rights and the Protocols thereto, and, where applicable, the European Social Charter and the Framework Convention for the Protection of National Minorities and the European Charter for Regional or Minority Languages;
(15) Recommending that State Parties take fully into account the relevant judgments of the European Court of Human Rights and relevant decisions of the European Committee of Social Rights, in developing their policies on Roma;
(16) Recalling their commitment to the principles of tolerance and non-discrimination, as expressed in the statute of European Commission against Racism and Intolerance (ECRI);
(17) Drawing on the initiatives, activities and programmes already developed and conducted by member states aimed at the full inclusion of Roma;
(18) The member states of the Council of Europe agree on the following non-exhaustive list of priorities, which should serve as guidance for more focused and more consistent efforts at all levels, including through active participation of Roma:
Non-discrimination and citizenship
Non-discrimination
(19) Adopt and effectively implement anti-discrimination legislation, including in the field of employment, access to justice, the provision of goods and services, including access to housing and key public services, such as health care and education.
Criminal legislation
(20) Adopt and effectively implement criminal legislation against racially motivated crime.
Citizenship
(21) Take effective measures to avoid statelessness in accordance with domestic law and policy and to grant Roma legally residing in their national territory access to identification papers.
Women’s rights and gender equality
(22) Put in place effective measures to respect, protect and promote gender equality of Roma girls and women within their communities and in the society as a whole.
(23) Put in place effective measures to abolish where still in use harmful practices against Roma women’s reproductive rights, primarily forced sterilisation.
Children’s rights
(24) Promote through effective measures the equal treatment and the rights of Roma children especially the right to education and protect them against violence, including sexual abuse and labour exploitation, in accordance with international treaties.
Empowerment
(25) Promote effective participation of Roma in social, political and civic life, including active participation of representatives of Roma in decision-making mechanisms affecting them, and co‑operation with independent authorities such as Ombudsmen in the field of human rights protection.
Access to justice
(26) Ensure equal and effective access to the justice system, including where appropriate through affordable legal aid services.
(27) Ensure timely and effective investigations and due legal process in cases of alleged racial violence or other offences against Roma.
(28) Provide appropriate and targeted training to judicial and police services.
Combat trafficking
(29) Bearing in mind that Roma children and women are often victims of trafficking and exploitation, devote adequate attention and resources to combat these phenomena, within the general efforts aimed at curbing trafficking of human beings and organised crime, and, in appropriate cases, issue victims with residence permits.
Fighting stigmatisation and hate speech
(30) Strengthen efforts in combating hate speech. Encourage the media to deal responsibly and fairly with the issue of Roma and refrain from negative stereotyping or stigmatisation.
(31) Remind public authorities at national, regional and local levels of their special responsibility to refrain from statements, in particular to the media, which may be reasonably understood as hate speech, or as speech likely to produce the effect of legitimising, spreading or promoting racial hatred, xenophobia, or other forms of discrimination or hatred based on intolerance.
(32) Consider joining the campaign of the Council of Europe and the European Commission “Dosta! Go beyond prejudice, discover the Roma!” and enhance activities in this framework.
Social inclusion
Education
(33) Ensure effective and equal access to the mainstream educational system, including pre-school education, for Roma children and methods to secure attendance, including, for instance, by making use of school assistants and mediators. Provide, where appropriate, in service training of teachers and educational staff.
Employment
(34) Ensure equal access of Roma to employment and vocational training in accordance with international and domestic law, including, when appropriate, by using mediators in employment offices. Provide Roma, as appropriate, with possibilities to validate their skills and competences acquired in informal settings.
Health Care
(35) Ensure equal access of all Roma to the healthcare system, for instance, by using health mediators and providing training for existing facilitators.
Housing
(36) Take appropriate measures to improve the living conditions of Roma.
(37) Ensure equal access to housing and accommodation services for Roma.
(38) Provide for appropriate and reasonable notice and effective access to judicial remedy in cases of eviction, while ensuring the full respect of the principle of the rule of law.
(39) In consultation with all concerned and in accordance with the domestic legislation and policy, provide appropriate accommodation for nomadic and semi-nomadic Roma.
Culture and language
(40) Where appropriate, take measures to foster knowledge of the culture, history and languages of Roma and understanding thereof.
International cooperation
(41) Ensure focused, sustained and effective co-operation regarding Roma, at the pan-European level, between member states, regions, local authorities and European organisations, drawing on the many examples of good practice which exist at European, national, regional and local levels. In particular, encourage co-operation with the European Union, including through joint programmes such as the intercultural cities, as well as the OSCE;
(42) Ensure close cooperation with Roma communities at all levels, pan-European, national, regional and local, in the implementation of these commitments;
(43) Recognising the need to contribute to the implementation of these priorities through the use of good practices, expertise and available financial resources which exist at European, national, regional and local level, the member states of the Council of Europe:
- (44) welcome the decision of the Secretary General to re-organise resources in a transversal manner within the Council of Europe Secretariat with the task of further developing co-operation with national, regional and local authorities and international organisations in collecting, analysing, exchanging and disseminating information on policies and good practice on Roma, providing advice and support upon the request of national, regional and local authorities as well as practical assistance in the implementation of new policy initiatives, especially at the local level, and providing access to training, capacity-building and educational material;
- (45) encourage close co-operation with member states, other Council of Europe institutions, other international organisations, especially the European Union and the OSCE, as well as civil society, including Roma associations and relevant non-governmental organisations, in order that its work complements rather than duplicates that of other bodies;
- (46) agree to set up a European Training Programme for Roma Mediators with the aim to streamline, codify and consolidate the existing training programmes for and about Mediators for Roma, through the most effective use of existing Council of Europe resources, standards, methodology, networks and infrastructure, notably the European Youth Centres in Strasbourg and Budapest, in close co‑operation with national and local authorities;
- (47) encourage member states to use a coordinated, inter-agency approach to dealing with issues which affect Roma;
- (48) take note of the list of good practices elaborated by the Secretary General, entitled “Strasbourg Initiatives” for which he calls for support. This open catalogue of projects having an immediate and measurable impact could serve as a catalyst for future action;
- (49) invite the Secretary General of the Council of Europe to present a first progress report on the implementation of the “Strasbourg Declaration” to the Council of Europe Ministerial Session in Istanbul in May 2011.
[1] The term “Roma” used throughout the present text refers to Roma, Sinti, Kale, Travellers, and related groups in Europe, and aims to cover the wide diversity of groups concerned, including groups which identify themselves as Gypsies.
ROM, SINTI E GAGE': CULTURE IN DIALOGO
ROM, SINTI E GAGE': CULTURE IN DIALOGO
“Rom, sinti e gagè: culture in dialogo?” è il titolo del 23�º Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana Zingari Oggi (AIZO), che si è svolto a Rovereto (TN), il 28 e 29 maggio scorso. Ad esso hanno partecipato diversi e qualificati esponenti internazionali della cultura rom e sinta, che sono giunti appositamente per una cerimonia unica: quella dell’innalzamento per la prima volta della bandiera romanì tra le altre 88 bandiere nazionali che sventolano nel viale della Campana dei Caduti.
Abbiamo chiesto a Carla Osella, presidente nazionale dell’AIZO, di presentare in questo numero della nostra Rivista alcune finalità di questo convegno mettendo in evidenza soprattutto il significato dell’identità culturale di una popolazione minoritaria con la quale anche noi sempre più spesso ci confrontiamo nelle nostre città.
La bandiera romanì issata con pari dignità in mezzo alle altre 88 è veramente un evento “memorabile”. Se leggiamo sul vocabolario la definizione di bandiera troviamo che essa è il simbolo che rappresenta una popolazione, uno Stato.
La bandiera romanì è stata scelta durante il primo Convegno Mondiale della Romanì Union (IRU) nel 1971 (il 18 aprile 1971 a Londra dai rappresentanti di rom e sinti convenuti da molti paesi sia europei che extra europei).
Questo vessillo ha due colori: l’azzurro rappresenta il cielo, la libertà; il verde il colore dei prati, della terra; al centro della bandiera la ruota di colore rosso, la stessa che troviamo sulla bandiera indiana, terra d’origine di questa popolazione e segno di mobilità, di cambiamento.
Una bandiera simbolo di un popolo senza territorio! Ma di una comune radice culturale! Anche se questo popolo si definisce con nomi diversi: rom e sinti, suddivisi poi ancora in gruppi differenti; tutti appartenenti a questa grande popolazione che nel mondo contra oltre trenta milioni di individui; in Europa raggruppa dodici milioni di persone. Oggi sono la più grande minoranza europea!
Un popolo in diaspora, ma che vuole essere presente con la sua ricchezza ed i suoi valori per l’edificazione della Casa comune europea, un’Europa dei popoli. Vuole essere presente nonostante gli stereotipi che emergono continuamente dai mass media, che spesso degradano la sua immagine a causa di alcune frange devianti che si trovano anche nelle altre popolazioni, anche tra gli italiani… sovente i pregiudizi si generano a causa di una mancata conoscenza, anche voluta.
In tutto il mondo rom e sinti sono stati dipinti con una vasta gamma di immagini contrastanti e contraddittorie. Accanto al rom e al sinto che ama l’av-ventura e vive in libertà senza obbedire alle leggi viene presentato anche quello parassita che minaccia la salute, la proprietà e la persona della società maggioritaria. Parliamo di una minoranza culturale che ha diritto a vivere uno stile di vita proprio, diverso da quello della società maggioritaria.
Nel luglio del 2000 durante il convegno mondiale dell’IRU (al quale ero presente) a Praga, i membri rom e sinti intervenuti hanno scelto di definirsi “nazione rom, senza territorio compatto e senza pretese di tale territorio”.
Anche nel documento dell’IRU del 2009: “Statuto - Quadro del popolo dell’Unione Europea” si parla di identità e la proposta è il riconoscimento da parte dell’UE dell’esistenza di una nazione rom senza territorio”. In questo documento viene chiesto ancora che “l’Unione Europea proclami la nazione rom, che vive nel suo territorio, come una delle nazioni costitutive dell’Europa in piena uguaglianza rispetto a tutte le altre nazioni che la costituiscono, indipendentemente dalle loro relazioni riferite a Stati e territori”. Mentre noi chiediamo questo riconoscimento, purtroppo ancora disatteso, chi riconosce l’identità romanì sono i giudici che spesso definiscono la pericolosità in base all’appartenenza etnica. Ad esempio, una ragazza di sedici anni è stata definita delinquente abituale.
Nazione uguale in mezzo alle altre e qui non posso fare a meno di parlare di “zingarità”, di identità romanì, di forte senso di appartenenza ad una comunità dove gli individui vivono le stesse tradizioni.
Sociologi e antropologi dibattono continuamente che nel futuro si assisterà all’emergere sempre più di una cultura di meticciato. Da sempre rom e sinti, attraverso i loro viaggi, vivono l’influenza delle altre culture ed hanno, attraverso i secoli “zingarizzato” tutto: dalla musica alla cucina, ai riti religiosi; hanno avuto la capacità di acquisire, appropriarsi, trasformare.
La cultura è sempre continua evoluzione, anche quella romanì. I giovani non sono come i loro genitori. Le tradizioni condivise derivanti da un passato comune, una identità sociale distinta, una lingua comune, un repertorio di favole, poesia e musica, sono un grande patrimonio, una forza che dà vita ad una comunità piccola o grande che sia.
Non dobbiamo dimenticare che “l’etnia zingara ha una cultura specifica, che non è subalterna, né alternativa alla cultura maggioritaria, m ma è semplicemente differente”. Noi sappiamo però che è un popolo con non poche difficoltà, a vari livelli!!! Ha però le risorse per continuare il suo percorso anche se l’influenza esterna non sempre ha portato modelli positivi, ma niente è statico, tutto è dinamico ed il futuro è in continua evoluzione.
La crisi che molti vivono, l’assenza di documenti, le difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, il problematico adattamento ad una modalità di scolarizzazione che non è la propria, il disagio crescente delle giovani generazioni attratte dal fascino di facili guadagni, la caduta di alcuni nel circuito delle dipendenze (droghe e alcool), la depressione che coinvolge purtroppo anche i giovani, la crisi esistenziale, il malessere e l’inquietudine dell’oggi saranno superabili tanto quanto i rom e i sinti si sentiranno forti della propria spiritualità gitana, dello sviluppo di capacità di interazione con la società maggioritaria, scegliendo senza paura l’andare incontro all’altro, lo scambio, il dialogo da cui può scaturire un arricchimento di entrambe le parti.
Continuando dunque a zingarizzare ciò che di positivo si sperimenta nelle altre culture, tale passaggio avrà dei costi, ma da queste sofferenze nascerà il nuovo rom e sinto. Perciò quando vedremo sventolare la nostra bandiera, potremo essere fieri, perché avrà in mezzo alle altre la stessa onorabilità del riconoscimento di una nazione senza territorio, e potremo raggiungere la consapevolezza di appartenenza ad un popolo che ha arricchito l’Europa come le altre popolazioni.
"I rom sono una nazione"
Mercoledì 22 Settembre 2010
Il pensiero di Jacques Le Goff sulla politica delle espulsioni del governo francese
La polemica tra Nicholas Sarkozy e Viviane Reding nasce anche dal fatto che la direttiva del governo francese riguardo alle espulsioni era concepita in modo inammissibile: mettendo l'accento sull'identità dei rom risultava un'operazione discriminatoria e al limite razzista. Certo, la vicepresidente della commissione europea comparando la misura ai provvedimenti tedeschi durante la seconda guerra mondiale ha evidentemente esagerato.
Ora, al di là delle reciproche scuse, è chiaro che in Europa esiste un problema e una questione dei rom.
È mia convinzione che questo problema debba essere regolato attraverso una politica specifica concordata in sede europea. Occorre varare un regolamento al cui rispetto siano tenuti tutti i paesi dell'Unione, al di là del fatto che il numero dei rom sia diverso in ciascun paese e che i governi europei oggi siano divisi tra quelli che hanno un atteggiamento piuttosto accogliente e quelli invece (come l'italiano) che sembrano porsi in maniera tendenzialmente ostile.
Penso che la cosa più importante da fare oggi sia aprire un confronto tra i rappresentanti di tre diverse parti: le diverse comunità rom, i governi nazionali e l'Unione europea.
Un tavolo di dialogo dovrebbe individuare, prima di tutto, dei luoghi deputati all'insediamento delle diverse comunità rom. Luoghi che i governi devono far rispettare ma che devono rispettare anche le stesse comunità rom.
C'è comunque nella storia una tendenza dei rom a istallarsi e rimanere in luoghi specifici. Il problema è reso più acuto dal fatto che i paesi europei dove i rom sono più numerosi – in particolare la Romania – sono anche quelli in cui la disoccupazione è più alta. Per questo credo che nei colloqui si dovrebbe affrontare anche il tema dell'occupazione.
Oggi l'attrito tra rom e gruppi di cittadini europei nasce da diverse questioni ancora insolute: una di queste è la resistenza di alcuni rom a far frequentare le scuole pubbliche nazionali ai propri figli. Io sono favorevole alla maggiore integrazione possibile dei rom nelle culture dei diversi paesi in cui risiedono ma credo anche che potremo lasciare loro il compito di organizzare essi stessi l'educazione dei loro figli, a condizione che funzionari pubblici di diversi paesi possano sovrintendere al rispetto di alcune regole fissate di comune accordo. Dunque lascerei ai rom libertà nella scelta dei docenti degli orari e dei metodi dell'insegnamento ma con l'impegno che questo stesso insegnamento sia oggetto di una verifica da parte degli stati nazionali. Anche nel settore della sanità e della salute occorre cercare un compromesso tra la libertà dei rom di dove e come farsi curare e la verifica che queste cure siano effettivamente svolte.
Come storico credo che una progressiva realizzazione di una sempre più forte unione europea sia la strada giusta per risolvere il problema. Per riprendere un espressione di Jacques Delors il nostro spazio politico ha scelto di costruirsi come "Europa delle nazioni". E i rom si possono considerare a tutti gli effetti una nazione. Ecco perché credo che almeno una parte importante delle regole che si applicano alle nazioni europee potrebbero essere applicate ai rom.
Tenendo conto che l'Europa è un insieme di diversità, anche se con forti somiglianze tra diversi paesi che la compongono. Insomma, mi pare che l'essenziale sia la voglia di pervenire ad un accordo che non può che essere un compromesso, frutto di un dialogo. Naturalmente c'è un problema linguistico: i rom parlano sia lingue specifiche sia la lingua del paese in cui risiedono, dunque la loro nazione non si distingue per un'unica lingua. Ma questo è un problema che esiste anche altrove in Europa e anch'esso può trovare una ragionevole soluzione.
Come storico credo che ciò che ha contraddistinto l'esperienza millenaria dell'Europa siano stati il meticciato, la mescolanza delle culture e la loro progressiva integrazione.
L'Europa è nata dalla fusione tra i popoli cosiddetti romani o gallo romani o ispano romani (cioè quelli che diedero luogo a una prima integrazione) e i cosiddetti "barbari", una parola oggi bandita dagli storici. Oggi fortunatamente non disprezziamo più chi non pratichi una cultura cosiddetta superiore: gli storici e tutti coloro che hanno influenza sulla società dovrebbero mostrare come la caratteristica tipica dell'Europa sia proprio la sua capacità di integrazione nel rispetto delle diversità: una strada difficile ma possibile.
Certo, le difficoltà di accogliere gli straneri che si manifestano oggi in Europa nascono anche dal fatto che negli ultimi anni il numero di immigrati è cresciuto. Ma non dovremo dimenticarci che nel periodo dell'antichità tardiva o del Medioevo le cifre relative ai cosiddetti barbari, celti, germani o slavi che si spostarono sul territorio europeo erano assai più grandi. A quell'epoca l'integrazione più importante fu quella provocata dalla cristianizzazione. Oggi la religione di per se non può essere lo strumento principale di integrazione. Serve un progetto culturale comune nello spazio europeo: un progetto scientifico ma anche educativo. E poi è necessario lavorare anche sul regime politico: la forza dell'Europa è anche quella di essere composta da stati che con tutti i loro limiti sono tutti democrazie. La sinistra in particolare deve saper rispondere con maggior forza alla destra su questo tema. Il suo limite oggi è che purtroppo non riesce a combinare la giusta ostilità alle cattive politiche di discriminazione con un'alternativa efficace, capace di offrire soluzioni di ricambio concrete percorribili. Forse la nozione più falsa e pericolosa veicolata dal nazismo è proprio quella della purezza etnica. C'è bisogno oggi di un grande progetto capace di rifarsi proprio all'originalità dell'esperienza storica europea, capace cioè di ritrovare l'ingrediente storico della sua forza: il suo multiculturalismo, la sua abitudine al meticciato. Il presidente della repubblica francese – per fare solo un esempio - dovrebbe ricordarsi di essere ungherese.
Intervento di Jacques Le Goff raccolto da Giuseppe Laterza
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Violenze Sessuali subite dalla donne a Sesto Fiorentino
Violenze contro i Rom in Questura
Il 16 gennaio 2010 la giunta comunale di Sesto Fiorentino Gianni Gianassi ha raso al suolo il campo (abusivo) denominato Ex-Osmatec distruggendo i ricoveri di fortuna dei cittadini Rumeni di etnia Rom.
Tra loro giovani madri con bambini appena nati, anziane di 84 anni, malati ed invalidi.
Il sindaco Gianassi non ha pensato minimamente alle conseguenze del suo gesto irresponsabile.
Lo stesso Prefetto di Firenze ha dichiarato che prima si sarebbe dovuto pensare e prevedere un piano di accoglienza.
Gianassi si è reso responsabile di un evento paragonabile ad un terremoto per gli effetti devastanti prodotti. Dal 16 gennaio decine e decine di esseri umani vagano nel territorio sestese e fiorentino assistiti e supportati solamente dal buon cuore e dalla passione umana di volontari che ne stanno garantendo la sopravvivenza preparando per loro piatti caldi, portando coperte, vestiti.
La lotta dei Rom è una lotta per la vita!
L'organizzazione dei medici per i diritti umani Medu , l'Ufficio Nazionale Antidiscrimazioni Razziali (Unar) del Ministero delle Pari Opportunità, l'Organizzazione EveryOne, Amnesty Internatyional, Per Un’Altra Città, l’Associazione Nazionale Antirazzista “3 febbraio” stanno da allora denunciando discriminazioni razziali nel Comune di Firenze e Sesto Fiorentino.
Dal 16 gennaio è iniziata una lotta per la vita: protagonista è il Popolo Rom.
Numerosi articoli di giornali, reportage televisivi, inchieste, manifestazioni, presidi per denunciare lo stato di abbandono e degrado nel quale viene lasciata una intera comunità.
L’unica risposta certa avuta sino ad oggi dalle Istituzioni cittadine sono stati i fermi operati dalle forze di polizia.
Decine di persone prelevate e trattenute anche per 24 ore in Questura senza nessuna colpa.
Dalle parole hai fatti:
12/04/2010 quattro cittadini Rumeni di etnia Rom sono stati malmenati in questura.
Uno di loro, Petrache Dragos è dovuto ricorrere alle cure di un Ospedale per le ferite riportate.
Il gravissimo fatto è stato denunciato ai Carabinieri.
15/04/2010 una nostra volontaria è stata brutalmente aggredita a Sesto FiorentinoDopo le aggressioni verbali ricevute davanti al Comune di Sesto durante un presidio di lotta il 10/02/2010 "brutta puttana che difendi i Rom... devi morire" davanti al complice silenzio della Polizia e della funzionaria Alessandra Rocca, quattro giorni fa è stata oggetto di un tentativo di violenza sessuale, il marito malmenato. Il tutto nelle strade del Comune di Sesto Fiorentino.
La gravissima aggressione subita dalla nostra associata e volontaria per la Difesa dei diritti dei Rom si è recata dalla Polizia di Sesto Fiorentino per sporgere denuncia. La funzionaria Alessandra Rocca con suoi altri colleghi hanno tentato di mettere sotto accusa la nostra volontaria.
E’ gia stato contattato il centro antiviolenza Artemisia che ha raccolto la denuncia ed i Carabinieri di Firenze
E' l'ennesima violenza sessuale.
Un mese fa all'interno del locale di Cavalli, ieri a Montelupo.
La stessa moglie di Adrian Muto è stata aggredita sempre nel locale di Cavalli in Piazza del Carmine.
Nella Firenze della Cocaina consuata dentro i licei, delle orde di ubriachi americani, spagnoli, canadesi che ogni sera consumano alcolici nei locali vip di Firenze aggredendo poi tassisti, cittadini indifesi nell'indifferenza generale, di giovani donne che quotidianamente finisco in Ospedale per rischio di coma etilico
Questa la Firenze del Sindaco Matteo Renzi. Questa Sesto Fiorentino del Sindaco Gianni Gianassi.
Città basate sulla cocaina, sull'alcool, sulla violenza, sulla Fiorentina Calcio e le grandi Opere
Città immorale dove i senza niente vengono picchiati mentre dormono alla stazione, dove le persone, i poveri vengono abbandonati ad un distino di morte e desolazione (vedi emergenza freddo), dove i Rom vengono picchiati in Questura e le donne violentate nelle strade e nei locali Vip, una Firenze dove killer mafiosi uccidono a sangue freddo.
Ricordate l'omicidio di San Pierino il 28/11/2009?
Firenze permette a Maniago protettore di Don Cantini (lo stupratore seriale)
di sedersi accanto al Vescovo.
Firenze è la capitale dell'esclusione sociale, la capitale del razzismo, la capitale della cocaina.
I Rom, gli immigrati, le donne, i senza niente, i poveri chiedono sicurezza.
Abbiamo paura dei ricchi consumatori di Cocaina abbiamo paura dei Razzisti, degli Stupratori.
Gianassi e Renzi hanno il potere.
Loro la responsabilità morale, politica, umana.
Delocalizzazione in altre realtà della Toscana e della Liguria.
Case, opportunità lavorative, inserimenti scolastici, corsi di alfabetizzazione e formazione professionale.
La Regione Toscana ha dato il suo benestare e sostegno.
Ad oggi, però, nonostante siano state trovate le case, le scuole, opportunità lavorative per tutti,
il progetto non è stato finanziato.
Agli esseri umani che soffrono nella povertà e miseria più assoluta dovrebbe andare il primo pensiero di un sindaco!
Solidarietà con il Popolo Rom
Solidarietà con le donne colpite
Solidarietà con i senza niente ed i poveri
No alla Violenza –
Si alla Vita
Solidarietà, Comunanza, Condivisione
Basta col Razzismo, Basta con la Mafia, Basta con la Corruzione
Dimissioni immediate dei Sindaci Immorali
Comitato dei Popoli Rom - Comitato dei liberi – Opera Nomadi Nazionale
Associazione Nazionale Antirazzista 3 febbraioCi sarebbe bisogno di serietà, legalità, inclusione sociale, solidarietà.
E' stato presentato un progetto per l'inclusione sociale dei Rom. L'Unar ha scritto al Sindaco di Sesto Gianassi chiedendo di porre fine alle discriminazioni razziali.
Il Sindaco Gianni Gianassi e il Sindaco Matteo Renzi stato stati denunciati con numerosi esposti alla Procura.
Tutto ciò, avviene nei giorni in cui lo scandalo della Protezione Civile è esploso svelando un Italia fondata sulla CORRUZIONE, MAFIA, IRRESONSABILITA'Vogliamo sicurezza sociale: