nella foto Carlotta Saletti Salza (ricercatrice), Monsignor Perego (fondazione migrantes), Rachele (radio popolare roma), Sabrina Tosi Cambini ( ricercatrice), Carlo Stasolla (associazione 21 luglio)
Rom: Ladri di Bambini o
vittime di un Olocausto mai processato?
La ricerca della verità!
Roma 28 ottobre 2011
Si è tenuto stasera nella sede dell'Unicef di Roma in Via Palestro il convegno
"ladri di bambini" organizzato dalla Fondazione Migrantes insieme all'Associazione 21 luglio.
Il convegno nasce dallo studio commissionato dalla Fondazione Migrantes a due ricercatrici Carlotta Saletti Salza (dottoressa di ricerca in Antropologia c/o la Facultat de Ciencies Humanes - Spagna) e Sabrina Tosi Cambini (docente di Antropologia Culturale Università di Firenze) sulle adozioni di minori rom e sinti e sui presunti rapimenti di bambini da parte della popolazione Rom.
Lo studio fatto dalle due ricercatrici ha prodotto risultati in direzione totale e contraria alla percezione della popolazione italiana sull'argomento.
La maggioranza della popolazione italiana ritiene infatti che i Rom rapiscono i bambini, mentre lo studio fatto analizzando 20 anni di Storia Giuridica, nelle Procure, negli archivi e nei Tribunali dei Minori stabilisce che i Rom non solo non rubano i bambini ma le famiglie Rom vengono costantemente abusate, i propri figli sottratti dallo Stato Italiano per darli in adozione alle famiglie italiane.
Marcello Zuinisi, educatore professionale e legale rappresentante dell'Associazione Nazione Rom ha potuto denunciare ai presenti la storia attuale di Jagoda Halilovic, rom bosniaca da venti anni residente nel Comune di Bologna, sopravvissuta allo sterminio della guerra nei Balcani.
Jagoda madre di sei bambini si trova coinvolta in un tentativo di sottrazione dei suoi figli da parte del Tribunale dei Minori di Bologna.
Nel 2005, la famiglia di Jagoda è stata illegalmente espropiata (senza nessun indennizzo) di un terreno di proprietà dall'allora Sindaco Sergio Cofferrati.
Il terreno fu dato alle Ferrovie dello Stato. Numerose famiglie Rom subirono lo stesso destino. La sua baracca abusiva abbattuta e lei con i bambini messa sulla strada. Una denuncia dell'incredibile abuso fu fatta dall'organizzazione per i diritti umani Every One.
Come durante il ventennio fascista le famiglie Rom continuano oggi ad essere espropriate dei propri averi. L'Olocausto Rom, il Porrajmos continua ogni giorno da settanta anni e non è mai stato processato da nessun Tribunale.
http://nazionerom.blogspot.com/2011/10/rom-porrajmos-storia-di-un-popolo-e-di.html
Jagoda trovatasi in uno stato di miseria, senza più averi fece uno sbaglio dettato dalla necessità e commise un furto. Voleva garantire del mangiare ai propri bambini. Venne arrestata, processata e condannata. Il Tribunale dei Minori di Bologna aprì le procedure per dichiarare lo stato di adottabilità dei minori ma Jagoda non si arrese.
Uscita dal carcere seguì un difficilissimo percorso imposto dai servizi sociali. Entrò e visse in una Comunità di recupero per Tossicodipendenti (senza aver mai usato una sostanza psicotropa in vita sua) insieme ai propri figli. Il marito, accusò dei problemi psicologici ed iniziò ad avere dei problemi di alcool ma venne lasciato fuori dalla Comunità (proprio lui che ne aveva bisogno). Dormì in un camper nei pressi della Comunità e nei fatti non volle essere separato dalla propria famiglia.
Jagoda dimostrò ai servizi di essere una donna ed una madre integerrima e con un fortissimo legale affettivo, di cura e di benessere per i propri bambini.
Dopo un anno Jagoda usci dalla comunità e si sistemò (in accordo con i servizi sociali) in un piazzale davanti ad una chiesa con i propri 6 bambini ed il marito vivendo in un Camper. Tutti i bambini continuarono la scuola con meritevoli risultati. I due ragazzi più grandi (15 e 16 anni) oltre a studiare iniziarono a lavorare per venti ore alla settimana (alla paga di due euro all'ora) sia come giardinieri nelle chiese locali sia rilegando libri.
Veniamo all'oggi: il Comune di Bologna, tutore dei bambini, impone a Giugno (2011) a tutta la famiglia di trasferirsi a 45 km dalla città perchè non ha case da offrire nella città. Jagoda ed i suoi figli dovrebbero andare a vivere in una camera più cucina in un piccolissimo paese di montagna a dieci km dal primo treno (Crevalcuore). Per Jagoda ed i suoi figli si apre una strada impossibile. Come potrebbero i suoi figli continuare gli studi a Bologna nelle condizioni abitative imposte dai servizi sociali? Jagoda non ha una macchina ne patente.
Jagoda decide di non accettare questa ingiusta imposizione.
Il Comune, che ha norma di legge dovrebbe sostenere le genitorialità, decide allora di levargli i figli per metterli in una Comunità. Jagoda ed i suoi figli si ribellano e scappano via. Un minore viene trovato due volte dalle forze di polizia e portato a forza in una comunità. Lui per due volte scappa e torna dalla madre. Vuole restare accanto a lei.
Oggi Jagoda, tramite un Avvocato, tramite il supporto dell'Associazione Nazione Rom, dell'Organizzazione Every One e di Marcello Zuinisi, educatore professionale altamente qualificato sulle questioni rom, tenterà di far valere i propri diritti di madre e donna dentro il Tribunale dei Minori di Bologna. Jagoda rivuole il suo terreno e la sua vita. Jagoda è una donna ed una madre coraggiosissima. L'amore per i suoi figli incondizionato. L'amore dei suoi figli per lei quotidiano ed immisurabile.
Il Comune di Bologna sembra intenzionato a voler rendere i terreni alle famiglie Rom.
Li potrebbero essere costruite delle case con costi molto bassi. Questa la nostra proposta concreta: fondare una associazione onlus formata da persone integerrime. Firmare un protocollo di intesa con il Comune ed utilizzare Fondi Sociali Europei per un progetto che dia possibilità occupazionali. Inviare una squadra di Rom ed autoctoni con esperienza nella carpenteria presso l'azienda costruttrice per imparare il montaggio delle case con successiva realizzazione.
http://frame-house.eu/index.php/eng?gclid=CPXEp6i2iawCFS4ntAodVDxu-g
Le famiglie Rom hanno un altissimo rispetto per i figli e per la famiglia. Il concetto viene confermato dalla recente presa di coscienza della Chiesa Apostolica Cattolica e Romana.
Il Presidente della CEI Conferenza Episcopale Italiana Mons. Bagnasco lo conferma nella recente visita al Campo Rom di Bolzaneto a Genova.
http://nazionerom.blogspot.com/2011/10/rom-amore-per-la-vita-un-esempio-per.html
Il Papa Ratzinger riceve 3000 Rom a San Pietro l'11 giugno 2011 ed afferma:
"voi rom siete nel cuore della chiesa"
http://www.ratzingerbenedettoxvi.com/zingari2011.htm
Questo è il racconto che oggi, Zuinisi Marcello ha rivolto a Mons. Perego durante i lavori del Convegno svoltosi nei locali dell'Unicef Italiana.
La richiesta che l'Associazione Nazione Rom fa alla Chiesa ed alla Fondazione Migrantes è quella di sostenere la formazione dei mediatori interculturali rom promossa dal Consiglio d'Europa e l'apertura di una scuola di formazione permanente per l'educazione interculturale e l'autodeterminazione umana.
http://nazionerom.blogspot.com/2011/09/rom-consiglio-deuropa-rapporto.html
Professionalità concrete che affinchino le famiglie rom, le donne e le madri per affrancarsi dal pregiudizio e dal razzismo istituzionale e sociale.
Nelle conclusioni Monsignor Perego si è soffermato sul Diritto del Minore a crescere nella propria famiglia: "Bisogna tutelare la famiglia sconfiggendo gli stereotipi culturali. Lo studio fatto dalle ricercatrici ci invita a non fermarci ed andare oltre. Non dimentichiamoci che viviamo in una società fasulla dal punto di vista della tutela dei minori. C'è molta superficialità da parte dei servizi sociali, assoluta discrezionalità da parte di Questori e Prefetti. Abbiamo bisogno di verità, di affermare la verità e ricercare la giustizia"
Queste le parole che Monsignor Perego ha rivolto nelle conclusioni a tutti i presenti.
Al termine dei lavori Zuinisi Marcello ha invitato, a nome dell'Associazione Nazione Rom, la Fondazione Migrantes, Mons. Perego, le ricercatrici e l'Associazione 21 luglio alla partecipazione al Tavolo Regionale sull'inclusione sociale della popolazione Rom in Toscana che si terrà il 7 Novembre 2011 a Campi Bisenzio (Firenze)
http://nazionerom.blogspot.com/2011/10/rom-regione-toscana-convocazione-ed.html
Monsignor Perego ha riferito a Marcello Zuinisi che sta leggendo con estrema attenzione il materiale inviatogli durante gli ultimi mesi.
http://nazionerom.blogspot.com/2011/07/lettera-aperta-alla-conferenza.html
http://nazionerom.blogspot.com/2011/07/rom-firenze-lettera-aperta-al-papa-e.html
http://nazionerom.blogspot.com/2011/06/regione-toscana-stanzia-400000-euro-per.html
L'invito alla partecipazione al Tavolo Regionale di Inclusione Sociale della Popolazione Rom è stato inoltrato a tutta la Chiesa, alla Conferenza Episcopale Italiana, al Vescovo di Firenze Mons Betori, alla Fondazione Migrantes, ai sacerdoti ed alle suore di Firenze e della Toscana, alla Caritas, alle Istituzioni, ai Partiti, alle Fondazioni, alla Stampa ed ai Mass Media, alla Società Civile.
Delegazioni della Popolazione Rom di tutta la Regione Toscana saranno presenti per condividere la ricerca di una strada di pace, di fratellanza e di verità.
Marcello Zuinisi
Educatore Professionale
Legale rappresentante Nazione Rom
Via Ricortola 166, Marina di Massa (Ms)
tel: +39 3209489950
email: operanomadi.toscana@hotmail.it
web: http://nazionerom.blogspot.com/
Associazione Nazione Rom
http://www.paesesera.it/Societa/Fondazione-Migrantes-i-rom-non-sono-ladri-di-bambini
Unicef
Fondazione Migrantes: i rom
non sono ladri di bambini
E' quanto emerge da uno dei due studi commissionati dall'ente. Nel ventennio preso in esame su 40 casi analizzati, nessuno porta la condanna di persone appartenenti alla comunità Rom quali colpevoli di rapimento di minore.
I Rom non sono “ladri di bambini”. Questo è quanto emerge da uno dei due studi commissionati dalla Fondazione Migrantes. “Visto che i non zingari dicono che gli zingari rubano i bambini, e visto che sinti e rom dicono invece che sono i non zingari che si appropriano dei loro figli”, attraverso le due ricerche sull’adozione e l’affidamento dei minori rom ai servizi sociali e sui rapimenti da parte dei rom di minori gagé, si riesce ad offrire una visione più chiara ed ampia del fenomeno in questione.
LO STUDIO - Nel ventennio preso in esame – dal 1986 al 2007 – su 40 casi analizzati, nessuno porta la condanna di persone appartenenti alla comunità Rom quali colpevoli di rapimento di minore. Lo studio condotto dalla dott.ssa Sabrina Tosi Cambini, ha confrontato i fatti più importanti presenti nell'archivio Ansa in questo periodo storico, con le indagini svolte dalle forze dell'ordine. Di questi, solo sei hanno avuto una procedura penale, tra cui il caso di Minturvo in provincia di Latina del 1997, chiuso con una archiviazione del caso, e quello di Roma del 2001 chiuso con una sentenza di colpevolezza per “delitto tentato”.
Emerge una tendenza consolidata da parte delle madri di “individuazione del tentato rapimento quando nei pressi del proprio bambino, vi sono persone Rom”. Grande è la responsabilità dei giudici che risultato in quasi tutti i casi presi in esame, soggetti a questo tipo di stereotipo, ma anche dei media che accendono molto spesso i riflettori sugli “zingari” non appena si verifica un fatto di cronaca che riguarda la sottrazione o sparizione di minore (è stato fatto anche l'esempio della vicenda di Marilù Pipitone). “Esiste una forzatura delle motivazioni di reato da parte di chi si trova a giudicare il fatto – spiega Cambini – e addirittura malgrado vi siano dei riferimenti chiari sul domicilio di chi è imputato, viene classificato come nomade, il quale diviene per la maggior parte dei casi una aggravante”.
IL TRIBUNALE - Sempre nel medesimo periodo storico, la dott.ssa Carlotta Saletti Salza, ha riportato che in Italia sono oltre 200 i minori Sinti e Rom affidati ai servizi sociali e considerati adottabili. Il Tribunale dei minori di Roma non ha voluto offrire alla ricercatrice i propri dati, malgrado un numero consistente di queste pratiche, nasce proprio nella Capitale. Questo fenomeno appare in aumento e le motivazioni ricadono prevalentemente sulla condizione di vita di queste famiglie.
“L'emergenza Rom”, nata nel 2008 con l'elezione di Silvio Berlusconi e di Gianni Alemanno quale sindaco di Roma, ha permesso l'elaborazione del “Piano nomadi”, il quale prevede l'istituzionalizzazione dei campi e lo sgombero di quelli abusivi senza tener conto dei nuclei familiari.
IL PRESIDENTE - “In questa condizione molti bambini vivono per davvero in condizioni disumane e gli operatori si trovano in difficoltà perchè, secondo il protocollo, dovrebbero sottrarli tutti ai genitori – dice Carlo Stassola, presidente dell'associazione 21 luglio – c'è chi ha subito almeno 30 sgomberi negli ultimi 3 anni e che nel corso del tempo ha visto peggiorare la propria condizione, ma non sempre l'allontanamento di un bambino dalla propria famiglia è la scelta giusta”.
GLI STEREOTIPI - E mentre le condizioni richieste ai genitori Rom per ottenere nuovamente l'affidamento di un figlio sottratto dai servizi sociali sono quelle di avere un lavoro ed una casa, il piano nomadi delle principali città italiane – tra cui Roma - prevede l'istituzionalizzazione ed allargamento dei campi. Dove le condizioni in alcuni casi, sono addirittura peggiori di quelli abusivi. Da questi studi, si evince quindi, che il continuo attacco e l'imposizione di stereotipi riguardo la comunità Rom sono da cancellare. L'opinione pubblica li dipinge ancora come “ladri di bambini”, ma nella realtà delle carte giudiziarie questo è falso. Inoltre, troppo spesso i minori Rom vengono sottratti dalle proprie radici familiari perchè vi è una difficoltà, anche da parte degli operatori, di riconoscere l'esistenza di una cultura Rom. Nel frattempo a Roma, tutto è pronto per l'apertura del mega campo Rom de La Barbuta.
LO STUDIO - Nel ventennio preso in esame – dal 1986 al 2007 – su 40 casi analizzati, nessuno porta la condanna di persone appartenenti alla comunità Rom quali colpevoli di rapimento di minore. Lo studio condotto dalla dott.ssa Sabrina Tosi Cambini, ha confrontato i fatti più importanti presenti nell'archivio Ansa in questo periodo storico, con le indagini svolte dalle forze dell'ordine. Di questi, solo sei hanno avuto una procedura penale, tra cui il caso di Minturvo in provincia di Latina del 1997, chiuso con una archiviazione del caso, e quello di Roma del 2001 chiuso con una sentenza di colpevolezza per “delitto tentato”.
Emerge una tendenza consolidata da parte delle madri di “individuazione del tentato rapimento quando nei pressi del proprio bambino, vi sono persone Rom”. Grande è la responsabilità dei giudici che risultato in quasi tutti i casi presi in esame, soggetti a questo tipo di stereotipo, ma anche dei media che accendono molto spesso i riflettori sugli “zingari” non appena si verifica un fatto di cronaca che riguarda la sottrazione o sparizione di minore (è stato fatto anche l'esempio della vicenda di Marilù Pipitone). “Esiste una forzatura delle motivazioni di reato da parte di chi si trova a giudicare il fatto – spiega Cambini – e addirittura malgrado vi siano dei riferimenti chiari sul domicilio di chi è imputato, viene classificato come nomade, il quale diviene per la maggior parte dei casi una aggravante”.
IL TRIBUNALE - Sempre nel medesimo periodo storico, la dott.ssa Carlotta Saletti Salza, ha riportato che in Italia sono oltre 200 i minori Sinti e Rom affidati ai servizi sociali e considerati adottabili. Il Tribunale dei minori di Roma non ha voluto offrire alla ricercatrice i propri dati, malgrado un numero consistente di queste pratiche, nasce proprio nella Capitale. Questo fenomeno appare in aumento e le motivazioni ricadono prevalentemente sulla condizione di vita di queste famiglie.
“L'emergenza Rom”, nata nel 2008 con l'elezione di Silvio Berlusconi e di Gianni Alemanno quale sindaco di Roma, ha permesso l'elaborazione del “Piano nomadi”, il quale prevede l'istituzionalizzazione dei campi e lo sgombero di quelli abusivi senza tener conto dei nuclei familiari.
IL PRESIDENTE - “In questa condizione molti bambini vivono per davvero in condizioni disumane e gli operatori si trovano in difficoltà perchè, secondo il protocollo, dovrebbero sottrarli tutti ai genitori – dice Carlo Stassola, presidente dell'associazione 21 luglio – c'è chi ha subito almeno 30 sgomberi negli ultimi 3 anni e che nel corso del tempo ha visto peggiorare la propria condizione, ma non sempre l'allontanamento di un bambino dalla propria famiglia è la scelta giusta”.
GLI STEREOTIPI - E mentre le condizioni richieste ai genitori Rom per ottenere nuovamente l'affidamento di un figlio sottratto dai servizi sociali sono quelle di avere un lavoro ed una casa, il piano nomadi delle principali città italiane – tra cui Roma - prevede l'istituzionalizzazione ed allargamento dei campi. Dove le condizioni in alcuni casi, sono addirittura peggiori di quelli abusivi. Da questi studi, si evince quindi, che il continuo attacco e l'imposizione di stereotipi riguardo la comunità Rom sono da cancellare. L'opinione pubblica li dipinge ancora come “ladri di bambini”, ma nella realtà delle carte giudiziarie questo è falso. Inoltre, troppo spesso i minori Rom vengono sottratti dalle proprie radici familiari perchè vi è una difficoltà, anche da parte degli operatori, di riconoscere l'esistenza di una cultura Rom. Nel frattempo a Roma, tutto è pronto per l'apertura del mega campo Rom de La Barbuta.