Livorno. Rom: ancora pregiudizi dietro una triste vicenda
http://toscana.italiadeivalori.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2929:livorno-rom-ancora-pregiudizi-dietro-una-triste-vicenda&catid=373:comunicati&Itemid=251“Gli zingari sono persone che non hanno voglia di lavorare, che rubano nelle case e per la strada”.
Questo luogo comune è fondato sul fatto che effettivamente persone del tutto emarginate da una società ostile sono più portati a delinquere, non fosse altro perché non sono posti in grado di provvedere a se stessi ed ai loro figli con sistemi più accettabili. Molti però ignorano che oggi, tra i Rom e Sinti sono la maggioranza quelli che cercano di integrarsi anche se continuano a subire un pregiudizio ormai consolidato che deve però essere smantellato, per offrire anche a loro la possibilità, di vivere decentemente lavorando e mandando a scuola i propri figli.
Mariella Valenti, presidente del Circolo Culturale Rosario Livatino IDV di Livorno, Responsabile Dipartimento Immigrazione Idv Toscana e profonda conoscitrice del mondo del volontariato sociale, ci ha raccontato la vicenda della famiglia Dibran, vicenda che sulla quale è giusto riflettere, poichè rappresenta una sconfitta per tutti.
C'era una volta il progetto "Città Sottili" nato per l'integrazione dei Rom e di cittadini non comunitari del territorio pisano, affidato alla COOP Il Cerchio, e c'era una famiglia, i Dibran, che aveva usufruito delle "agevolazioni" del progetto con ottimi risultati : i bambini erano tutti iscritti a scuola, mentre i grandi avevano partecipato con altre famiglie Rom alla costruzione delle case del villaggio di Coltano, come dipendenti lavoratori della Cooperativa che aveva avuto l'affidamento dei lavori.
La Cooperativa poi è fallita ed i lavoratori non sono stati pagati. Del progetto faceva parte la famiglia Dibran, composta da 12 componenti : il patriarca Izeir che è un Ulema ( un capo spirituale), figli, nuore e nipoti. Erano stati alloggiati in un appartamento in un palazzo in Piazza Cavallotti a Livorno. Quando gli uomini hanno perso il lavoro nella Cooperativa le donne della famiglia hanno cercato di dare una mano facendo qualche lavoretto di pulizia, ma, a causa del mancato pagamento degli stipendi da parte della Cooperativa fallit,a non hanno potuto ottemperare al pagamento dell'affitto e sono stati quindi sfrattati per morosità. Per un anno con l'aiuto dell'Unione inquilini sono riusciti a mantenere l'abitazione, poi l'esecuzione dello sfratto vero e proprio si è consumato.
Nell'ottobre 2010 la famiglia che comprendeva anche sette bambini è stata costretta a sloggiare. A seguito delle proteste del comitato inquilini, sono stati precariamente alloggiati da un affittacamere fino alla farsa finale: sono stati accusati di aver rubato dei mobili e sono stati privati di qualsiasi tutela dall'amministrazione comunale di Livorno. Le accuse sono cadute quasi subito perchè i mobili, in realtà erano stati ammassati in una camera per ordine dell'Ufficiale Giudiziario, ma, la famiglia Dibran, impaurita, è scappata nei boschi e ad oggi vagano ancora nelle campagne, dove ignoti criminali hanno anche tentanto di rapire i figli di uno di essi. In tutto il territorio livornese non c'è un luogo attrezzato per accogliere le famiglie Rom che sono costrette a nascondersi nei boschi, e i Dibran, pure avendo diritto ad una abitazione di emergenza abitativa per la quale avevano fatto domanda, dopo lo sfratto incolpevole, sono tutt'oggi alloggiati nelle terre livornesi! I bambini, che si erano ben integrati , non hanno più la possibilità di recarsi a scuola.
Resta soltanto il buon cuore delle maestre che li avevano in classe che si sono organizzate con le proprie automobili, per andare a recuperare i bambini e portarli, almeno nei mesi invernali, al caldo dando loro anche un pasto decente.
Si tratta con tutta evidenza di una situazione gravissima di discriminazione razziale e di omissione di tutela anche e sopratutto nei confronti dei minori. La legge deve essere uguale per tutti: così non è stato nei confronti di una famiglia sfrattata, privata di soccorso solo perchè ROM.
Mariella Valenti
Responsabile Dipartimento Immigrazione Idv Toscana
C'era una volta il progetto "Città Sottili" nato per l'integrazione dei Rom e di cittadini non comunitari del territorio pisano, affidato alla COOP Il Cerchio, e c'era una famiglia, i Dibran, che aveva usufruito delle "agevolazioni" del progetto con ottimi risultati : i bambini erano tutti iscritti a scuola, mentre i grandi avevano partecipato con altre famiglie Rom alla costruzione delle case del villaggio di Coltano, come dipendenti lavoratori della Cooperativa che aveva avuto l'affidamento dei lavori.
La Cooperativa poi è fallita ed i lavoratori non sono stati pagati. Del progetto faceva parte la famiglia Dibran, composta da 12 componenti : il patriarca Izeir che è un Ulema ( un capo spirituale), figli, nuore e nipoti. Erano stati alloggiati in un appartamento in un palazzo in Piazza Cavallotti a Livorno. Quando gli uomini hanno perso il lavoro nella Cooperativa le donne della famiglia hanno cercato di dare una mano facendo qualche lavoretto di pulizia, ma, a causa del mancato pagamento degli stipendi da parte della Cooperativa fallit,a non hanno potuto ottemperare al pagamento dell'affitto e sono stati quindi sfrattati per morosità. Per un anno con l'aiuto dell'Unione inquilini sono riusciti a mantenere l'abitazione, poi l'esecuzione dello sfratto vero e proprio si è consumato.
Nell'ottobre 2010 la famiglia che comprendeva anche sette bambini è stata costretta a sloggiare. A seguito delle proteste del comitato inquilini, sono stati precariamente alloggiati da un affittacamere fino alla farsa finale: sono stati accusati di aver rubato dei mobili e sono stati privati di qualsiasi tutela dall'amministrazione comunale di Livorno. Le accuse sono cadute quasi subito perchè i mobili, in realtà erano stati ammassati in una camera per ordine dell'Ufficiale Giudiziario, ma, la famiglia Dibran, impaurita, è scappata nei boschi e ad oggi vagano ancora nelle campagne, dove ignoti criminali hanno anche tentanto di rapire i figli di uno di essi. In tutto il territorio livornese non c'è un luogo attrezzato per accogliere le famiglie Rom che sono costrette a nascondersi nei boschi, e i Dibran, pure avendo diritto ad una abitazione di emergenza abitativa per la quale avevano fatto domanda, dopo lo sfratto incolpevole, sono tutt'oggi alloggiati nelle terre livornesi! I bambini, che si erano ben integrati , non hanno più la possibilità di recarsi a scuola.
Resta soltanto il buon cuore delle maestre che li avevano in classe che si sono organizzate con le proprie automobili, per andare a recuperare i bambini e portarli, almeno nei mesi invernali, al caldo dando loro anche un pasto decente.
Si tratta con tutta evidenza di una situazione gravissima di discriminazione razziale e di omissione di tutela anche e sopratutto nei confronti dei minori. La legge deve essere uguale per tutti: così non è stato nei confronti di una famiglia sfrattata, privata di soccorso solo perchè ROM.
Mariella Valenti
Responsabile Dipartimento Immigrazione Idv Toscana
Nessun commento:
Posta un commento