sabato 27 agosto 2011

Rom La Spezia: Sassi dai Razzisti contro i bambini Rom dopo l'incendio che ha distrutto il Campo. In Italia è Olocausto contro il Popolo Rom



La Spezia, 24 agosto 2011 -
 
Sendi ci viene incontro con l’ombelico scoperto di tredicenne un po’ civettuola. «Non è mica mia», dice riferendosi al caschetto castano che le ‘penzola’ su un fianco: un sorriso sdentato che non ha patria e che parla la ‘babele’ dei gesti. No, la neonata non è sua, è di un’amica, ma il sospetto era legittimo. Perché al campo rom dei Boschetti l’adolescenza dura un soffio.

Poi restano i giochi, ma l’innocenza si perde tra la polvere, l’acqua imputridita delle pozzanghere e l’odore di ferri vecchi. E’ il giorno dopo. L’incendio che ha bruciato sei roulotte ha lasciato a terra mozziconi di vita. Tutto intorno un brulichio di ragazzini e donne senza età, che cercano di scampare al sole. Gli uomini non ci sono: sono a lavorare, o chissà dove. Hanno perso tutto — i vestiti, i piatti per il pranzo, le coperte, — ma non piangono, perché hanno la dignità del poco. Un dodicenne col panciotto scorrazza in sella a una bicicletta troppo piccola. E ci accompagna in mezzo a un dedalo di tappeti, lamiere, fornelli. E’ il suo nido e alla fine non sai più dove finisce il ‘dentro’ e inizia il ‘fuori’. «Ci date la casa?» continua a ripetere ossessivamente in un italiano stentato.

Sua sorella è bella come una della tivù e ha la discrezione di una segretaria, con la camicia bianca e la gonna sotto il ginocchio. Sul seno tiene un pacco di fogli dai bordi anneriti. Si chiama Samanta. ha 15 anni e frequenta il Centro italiano opere femminili salesiane di viale Amendola. Stringe al petto quella manciata di frasi scritte in stampatello da lunedì pomeriggio, da quando le ha raccolte in mezzo alla cenere: ha dormito con loro. «Sono le mie canzoni — racconta timidamente — le compongo di notte». Ha mani ruvide con unghie smaltate e indica un cumulo puzzolente di macerie: fino a due giorni fa abitava lì, col fratello e la mamma.

Adesso non resta che una carcassa: impossibile distinguere il fantasma di un’abitazione, per quanto di fortuna. Un passeggino smesso completa l’improbabile architettura. Anche lei l’altro ieri, insieme a una ventina tra parenti e vicini, ha trovato sistemazione sotto le quattro tende messe a disposizione dalla Protezione civile e allestite in uno spiazzo vicino al vecchio campo.

In attesa che venga bonificata la zona che ospitava la sua roulotte, dovrà restare lì, prigioniera di un’afa che non dà scampo, e che la plastica del tendone ingigantisce fino a togliere il respiro. Come se non bastasse, lunedì, a mezzanotte, qualcuno ha pensato di dare il benvenuto ai nuovi arrivati, appena scampati al rogo, con una sassaiola. Una pioggia di ciottoli arrivata all’improvviso dalla via che corre parallela all’Aurelia, appena dopo la ferrovia. Un ragazzino è rimasto lievemente contuso e gli operatori della cooperativa che si occupano della comunità rom dei Boschetti hanno avvertito le forze dell’ordine. Allo stato gli investigatori escludono l’ipotesi di un gesto di intollerenza, ma questa considerazione non è sufficiente a ridimensionare la gravità dell’episodio.

Vicino a Samanta c’è Elife, già nonna a 33 anni. E’ fortunata, perché il marito, 36 e pochi grilli per la testa, è uno degli uomini del campo che lavorano sodo: fa il robivecchi, è proprietario di diversi camion e ha una regolare partita Iva. Ma dieci bocche da sfamare sono tante. Due delle sei roulotte incenerite erano occupate da suoi congiunti. In una abitava Ibrahim, il figlio diciassettenne, con la sua famigliola. Anche lui rivende il ferro usato e nonostante la giovane età ha già un mezzo di sua proprietà e un dipendente che gli fa da autista. La sua unica preoccupazione, a parte il diploma andato in fumo, è la salute della sua piccola, sette mesi o poco più. A metterla in salvo lunedì sera, quando le fiamme hanno aggredito le baracche, ci ha pensato Rebia, 15 anni appena. La guardi negli occhi, neri come pozzi sotto le sopracciglia maldestramente sfoltite, e non la diresti capace di un gesto così coraggioso. Invece la ragazzina, a dispetto delle gambe magre e delle spalle strette, è forte come una noce: si è caricata la nipotina e i fratellini sulle spalle e li ha portati in salvo, oltre il recinto del campo. Ora sorride, un po’ timida. Aspetta l’anno che verrà, perché tornerà a iscriversi a scuola, e forse arriverà la licenza media. L’esame della vita è già superato.

http://www.lanazione.it/laspezia/cronaca/2011/08/24/567741-rogo_campo_sassi_dopo_fuoco.shtml

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