sabato 16 aprile 2011

Critiche della federazione romanì al Rapporto sui rom della Commissione del Senato sui diritti umani

Critiche della federazione romanì al Rapporto sui rom della Commissione del Senato sui diritti umani

   versione testuale



07.04.2011 - “In  questi   giorni   in  diverse   città   Italiane   viene  presentato  il  rapporto  conclusivo   sulla condizione della  popolazione romanì  redatto dalla  Commissione  straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti  umani  del Senato  della Repubblica  Italiana – riferisce Nazzareno Guarnieri,Presidente Federazione romanì -Per  la redazione del  rapporto la Commissione  ha  utilizzato il metodo  delle  audizioni per raccogliere le informazioni sulla condizione della popolazione romanì  e visitato alcuni insediamenti rom (campi  nomadi).
Gran  parte   delle  informazioni e  delle  interpretazioni del  mondo   romanò contenute nel rapporto sono state  fornite  alla Commissione  del Senato  della Repubblica  nelle audizioni da persone  ed organizzazioni che si occupano della  popolazione romanì,  quasi  tutti  esterni  al mondo  rom.
La  Federazione  romanì  esprime   apprezzamento per  la  volontà   della  Commissione   del Senato  della Repubblica  Italiana  di redigere un rapporto sulla condizione della popolazione romanì  quale scelta di conoscenza per costruire scelte politiche  adeguate.
La  Federazione  romanì  NON CONDIVIDE gran  parte   del  contenuto del  rapporto, non tanto   per  i  dati  quantitativi (in  Italia  l’assenza   di  numeri   nazionali sulla  presenza rom scientificamente ricercati  e diffusi è questione nota  che permette a molti di “scrivere numeri sui  rom”  a  proprio   piacimento),  quando  per  le  numerose  contraddizioni  degli  aspetti qualitativi.
La Federazione romanì  manifesta preoccupazione per  la diffusione,  ancora  una  volta,  di una   conoscenza  sbagliata  della   popolazione  romanì   che  sarà   la  causa   di  altre   scelte politiche   sbagliate    (ancora  una   volta!)   e   sollecita   la   Commissione    ad   ascoltare  le professionalità rom e le organizzazioni rom per modificare il contenuto del rapporto.
Numerosi   sono   gli  emendamenti  della   Federazione  romanì   al  rapporto,  ma  vogliamo soffermarci  su due  questioni essenziali: ripetere gli errori  del  passato  e la partecipazione attiva.
Prima   questione.  Il  contenuto  del   rapporto  riporta    una   realtà    rom,   qualitativa  e quantitativa,  composta  da   informazioni  e  statistiche  obsolete,   stereotipate  e  di  falsa interpretazione,  che  sono   state   le  cause   delle   scelte   politiche   sbagliate   del  passato. Con le informazioni e le false interpretazioni del mondo  romanò contenute nel rapporto il rischio di ripetere gli errori  del passato  è un rischio concreto.
Il rapporto denuncia la grave condizione della popolazione romanì  ma non entra  nel merito delle responsabilità.
Come  è  possibile  conoscere   ed  attivare politiche  corrette senza  analizzare gli  errori  del passato?
Nel rapporto è chiaro che la responsabilità è attribuita ad una partecipazione dei rom molto
difficile  e alla  realtà  associativa  rom  “frammentata e attraversata  da conflitti  di gruppo  e settari”, sono considerazioni gravi e false, ed immagino che siano state suggerite alla Commissione  da chi ha sempre  ostacolato una partecipazione attiva  qualificata dei rom.
Seconda questione. Se da una  parte  il rapporto teorizza  l’importanza della  partecipazione attiva   e  propositiva  di  rom  e  sinti,  dall’altra ignora   la  presenza  di  professionalità  e  di organizzazioni rom.
Si sollecita  la partecipazione attiva  dei rom  e si soffia sul vento  della  divisione  ignorando
professionalità e credibilità.
Tutto   questo   è  documentato  dalla   scelta   della   Commissione  di  non  chiamare  alle audizioni le professionalità e le organizzazioni rom.
Si tratta di una grave dimenticanza? non dovrebbe  ma può accadere.
Se invece è una  precisa  volontà  politica  della  commissione sarebbe  peggio  del disastro  del passato.
Portiamo  all’attenzione solo alcuni passaggi  del rapporto.
1)  Nel rapporto  della  Commissione a pagina  3 è scritto:  “l’obiettivo del lavoro ……….. di offrire alla discussione parlamentare  una base di conoscenza condivisa che renda possibile un confronto più costruttivo.” “Naturalmente  la scelta di conoscere, in questo caso più che in altri, è di per sé una  scelta politica. E non solo perché si tratta  di rompere un circolo vizioso, una spirale  nella  quale  ignoranza   e  pregiudizio  si  alimentano   reciprocamente,  ma  perché  la conoscenza porta alla luce degli spaccati sociali e delle condizioni di vita così drammatiche  che possono essere tollerate  solo se si decide di non  guardarle,  …………” “Decidere di rompere questo velo di ignoranza,  decidere di conoscere e di sapere è il punto di partenza  senza il quale nessuna politica può essere costruita.”
Ottimo  obiettivo, belle  parole,  ma ….. Il rapporto descrive  una  corretta conoscenza del mondo  rom?
Assolutamente NO.
Il rapporto ripropone il disastro  della “conoscenza  interpretativa” del mondo  rom? Assolutamente SI.
Se  per   conoscere   la  popolazione  romanì   non   si  ascolta   le  professionalità  rom   e  le organizzazioni rom significa  che questo  rapporto non  è finalizzato ad INDAGARE la realtà rom,  ma cercare  una  demagogica GIUSTIFICAZIONE per le politiche  sbagliate  del passato. Se il punto  di partenza per costruire una  politica  è questa  falsa conoscenza del mondo  rom allora siamo molto preoccupati e dobbiamo attrezzarci per respingere questo  nuovo attacco.
2)  Ancora  a  pagina  3  del  rapporto:  “È necessario un  progetto  nazionale  che parta  dai numerosi  punti  di osservazione presenti nel territorio,  ………………… Questo progetto  non  è possibile senza  il dialogo, il coinvolgimento,  la diretta  partecipazione  dei diretti  interessati. Come vedremo più avanti questa partecipazione non è disponibile spontaneamente ma richiede lavoro e formazione.”
Cosa significa che non ci sono professionalità rom?
E chi lo dice coloro che hanno  ostacolato la partecipazione attiva  delle professionalità rom? Non solo la mia  persona, ma la presenza di tante  altre  professionalità rom,  che non  sono state  ascoltate dalla Commissione, dimostrano la falsità di queste  affermazioni.
3)  Ancora a pagine  6 del  rapporto:  “L’ultimo  problema che vogliamo sottolineare  è quello della partecipazione.  Non  spenderò parole per dire come sia una  questione  essenziale,  una conditio  sine  qua  non.  E nello  stesso  tempo  è  uno  dei  problemi  più  difficili.”  “La  realtà associativa  appare  oggi estremamente   frammentata e attraversata  da  conflitti  di  gruppo  e settari.    E   tuttavia    rimane    un    punto    di   partenza    e   un    interlocutore    necessario.”
E’ il passaggio più grave e falso  di tutto il rapporto.  Si tratta della solita motivazione per ignorare  e  boicottare  la  partecipazione  qualificata  dei  rom,   ma  anche   il  tentativo  di giustificare    il    fallimento    di     gran     parte     delle     scelte     politiche     del     passato. Cosa dovrebbe  fare la popolazione romanì,  AVERE IL PENSIERO UNICO?
Non è un  valore  avere  più  idee  che  si confrontano? Allora perchè  la popolazione romanì
dovrebbe  avere il pensiero unico?
E non  è forse  la  “credibilità” e la  “professionalità” dei  singoli  o delle  associazioni a  dare forma ad una rappresentatività romanì?
I termini  CREDIBILITA’ e PROFESSIONALITA’ hanno  un valore nella società  italiana, perchè
non devono  avere lo stesso valore per la popolazione romanì?
4) Infatti a pagine  6 del rapporto  la falsità  diventa  chiara:  “Ma il punto è come investire per formare dentro le comunità  Rom e Sinti una leva di operatori sociali, di mediatori culturali che siano la rete intorno  alla quale la partecipazione  può essere organizzata  con una  certa continuità.”
Per farne cosa? manovalanza nei progetti sociali come nel passato?
Per continuare nella “DIPENDENZA” ed impedire ogni forma di AUTONOMIA per la persona rom?
5)   Dal   rapporto   leggiamo  a  pagina   4:  “Il  passo  nella  direzione   giusta   può   essere rappresentato  dalla costituzione  di una task force nazionale  al servizio delle istituzioni  locali, delle  organizzazioni  non  governative,  delle  rappresentanze   dei  Rom  esistenti  che  aiuti  a passare dalle idee e dalla volontà al progetto, alla sua formulazione  tecnica e amministrativa e alla sua implementazione. In questa direzione si sono mossi e si muovono molti paesi europei.”
Una task force nazionale composta in primis ed in maggioranza da professionalità rom, è il radicale  cambiamento che il fallimento del passato  impone”.
 (Civita News)

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