martedì 31 gennaio 2012

Questura di Firenze: TESTIMONIANZA RELATIVA ALLE ULTIME ORE DI VITA DI AHMED YOUSSEF SAURI. E' stato un suicidio?

Ahmed Youssef Sauri, cittadino marocchino di 27 anni, deceduto a Firenze il 27 gennaio 2012

Firenze 31 gennaio 2012


Il 27 gennaio 2012 alle ore 23.15 i medici del 118 chiamati dalla Questura di Firenze accertano il decesso di Ahmed Youssef Sauri, cittadino marocchino di 27 anni. La Procura di Firenze ha aperto  una inchiesta per accertare le cause che hanno portato alla sua morte avvenuta in una cella di sicurezza situata nei seminterrati della Questura. I media danno ampio risalto alla notizia sulle pagine di tutti i quotidiani.


E’ stato un suicidio?

Questa una testimonianza relativa alle ultime ore di vita di Ahmed Youssef Sauri invita alla Procura della Repubblica - Tribunale di Firenze


Firenze 30 gennaio 2012


Procura della Repubblica
presso il
Tribunale di Firenze

Capo Procuratore Giuseppe Quattrocchi
Pm Valentina Manuali
Sostituto Procuratore Christine Von Borries


Il sottoscritto Zuinisi Marcello di professione Educatore Professionale, legale rappresentante dell’Associazione Nazione Rom, residente in Via XXV Aprile 61, (Sp)
Domiciliato in Via Ricortola 166, Marina di Massa (Ms) identificatosi tramite documento di identità n° AR 5207074 rilasciato dal Comune di Amelia (Sp) il 29/06/2010

Oggetto: TESTIMONIANZA RELATIVA ALLLE ULTIME ORE DI VITA DI AHMED YOUSSEF SAURI

Spettabili Procuratori delle Repubblica.


Attraverso questa lettera voglio portarvi a conoscenza di alcuni dettagli relativi alla tragica morte di Ahmed Youssef Sauri avvenuta nella Questura di Firenze il 27 gennaio 2012 per favorire le indagini e la ricostruzione nei dettagli  delle ultime ore di vita come  apparso sul quotidiano la Repubblica il 29 gennaio 2012 nell’articolo scritto da Luca Serranò.

Il 27 gennaio 2012, verso le ore 20.20 sono uscito dalla Biblioteca delle Oblate, dove usufruivo  del collegamento internet,  per dirigermi verso la fermata dell’autobus in Via Bufalini. Attraversando il piazzale antistante l’Ospedale di S.M.N. la mia attenzione è stata attratta dalle grida di un uomo. La persona era appena uscita dall’Ospedale accompagnata verso una macchina della Polizia di Stato da 4 persone. Due erano due agenti di Polizia di Stato che tenevano le braccia dell’uomo dietro la schiena e le altre due Guardie Giurate dell’Ospedale. Le quattro persone erano facilmente distinguibile perché indossavano le divise di ordinanza.

L’uomo non mostrava segni di resistenza e camminava sulle sue gambe mentre veniva condotto verso la macchina della Polizia di Stato. La cosa che ha attirato la mia attenzione erano le grida. Quest’uomo gridava la parola aiuto. Ha ripetuto numerose volte la parola aiuto nel tratto tra l’uscita dell’Ospedale e la macchina distante circa venti metri.

E’ stato fatto entrare nella parte posteriore dell’autovettura e continuava a gridare la parola “aiuto”.
Una volta chiuso nelle macchina continuava a gridare aiuto. Mi è parso molto strano quello che stavo osservando. Un uomo veniva tratto in arresto davanti ai miei occhi, l’uomo usciva da un Ospedale e gridava soltanto una parola: “ aiuto”

Vista la mia sensibilità umana, il mio essere un educatore professionale mi sono avvicinato ad una delle due guardie giurate, mentre gli altri erano impegnati al telefono. Ho chiesto cosa stava succedendo. La risposta è stata “non so, sono arrivato ora”. Sono indietreggiato ed ho atteso che l’agente di Polizia di Stato terminasse la telefonata.

Mi sono quindi avvicinato a questo Agente che si trovava fuori dall’abitacolo nei pressi del posto accanto a quello di guida. Ho chiesto con rispetto cosa stava succedendo. La risposta dell’Agente è stata molto brusca “lei chi è?, dove sta andando?” Ho spiegato di essere un cittadino diretto alla stazione. L’Agente non mi ha fatto terminare di poter parlare e mi ha invitato ad allontanarmi.

Mi sono immediatamente allontanato di qualche metro. L’uomo tratto in arresto, da dentro  la macchina continuava a gridare la richiesta di “aiuto”.

Gli agenti di Polizia di Stato sono quindi ambedue saliti sulla vettura e sono partiti. Mi avvicinavo nuovamente alle due Guardie Giurate e rivolgendomi alla seconda persona con cui non avevo parlato precedentemente ho chiesto cosa stava succedendo perché era una situazione strana, un uomo viene arrestato dentro un Ospedale e grida la parola “aiuto” mentre viene portato via. La Guardia Giurata mi ha detto che non poteva dirmi niente.

Sono nuovamente indietreggiato ed altri cittadini si erano fermati ad assistere alla scena. Ho esternato loro la mia incredulità per quello che avevo appena visto. Anche loro erano interdetti. Uno di loro,  di nazionalità marocchina mi ha detto che se era ubriaco dovevano arrestarlo. Io ho detto a lui che erano all’interno di un Ospedale nel quale esiste un reparto psichiatrico. Quell’uomo gridava aiuto. Se uno ha commesso un qualsiasi crimine e viene arrestato non si mette a gridare aiuto. Un Ospedale dovrebbe essere in grado di curare le persone che chiedono aiuto, che manifestano un disturbo psichico o del comportamento. Ai miei occhi e coscienza era evidente che quell’uomo stava manifestando un disturbo dell’umore.

Ho atteso l’autobus e mi sono diretto alla Stazione S.M.N di Firenze per prendere il treno e dirigermi verso la mia abitazione.

Sono tornato a Firenze domenica 29 gennaio sempre con il treno. Appena uscito dalla Stazione ho notato davanti ad una edicola, una locandina del quotidiano la Repubblica con scritto: “si suicida in Questura”
Mi si è ghiacciato il sangue ed ho acquistato il quotidiano riconoscendo il volto di Ahmed Youssef Sauri nella foto riportata all’interno dell’articolo a firma Luca Serrano pag. II Repubblica di Firenze

E’ attraverso questo quotidiano che ho appreso dell’indagine aperta dal Pm Valentina Manuali e della sua volontà di ricostruire nei dettagli le ultime ore di vita dell’uomo. Sempre da questo giornale ho appreso che Ahmed Youssef Sauri era arrivato all’interno dell’Ospedale di S.M.N. a bordo di una autoambulanza chiamata dalla Polizia Ferroviaria (Polfer) in quanto “visibilmente alterato dall’alcool”.

La Polizia Ferroviaria invia un uomo in Ospedale per essere curato da un disturbo dell’umore e del comportamento provocato dall’alcool e da dentro l’Ospedale viene arrestato dalla Polizia di Stato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

Sono attivamente impegnato nella città di Firenze e nello Stato Italiano nella difesa dei Diritti Umani.
E’ la stessa Convenzione di Ginevra sui difensori dei diritti umani “human right defender” a riconoscere uno statuto ed una funzione a chi persegue l’obiettivo di tutelare gli individui e le categorie vulnerabili ed a rischio. La mia decennale esperienza di Educatore Professionale, la mia semplice sensibilità umana mi hanno portato a chiedere una spiegazione agli agenti di Polizia che effettuavano l’arresto di uomo dentro un Ospedale. Quell’uomo appariva terrorizzato, gridava aiuto rivolgendosi a chi stava assistendo al suo arresto.

Ho cercato di interagire con gli agenti. Quest’ uomo poteva forse essere salvato, quest’uomo poteva forse essere curato dentro l’Ospedale e non arrestato e portato in una cella di sicurezza che la stessa Polizia Giudiziaria durante il sopralluogo compiuto nel luogo dove Ahmed Youssef Sauri è morto ha definito: “orrendo, c’è puzza, al confronto Sollicciano è un residence”   (fonte articolo Luca Serranò – La Repubblica Firenze pag. II)

Il racconto scritto dal giornalista Luca Serranò è agghiacciante. Le modalità del “suicidio” vengono descritte nei minimi particolari. Mi chiedo come faccia a suicidarsi un uomo impiccandosi con una striscia ricavata da una copertà in una cella di sicurezza dove non ci sono finestre. Stando al racconto del giornalista Ahmed Youssef Sauri avrebbe legato la striscia della coperta alle grate della porta e si sarebbe lasciato andare fino a toccare con le ginocchia il pavimento. Quelle grate sarebbero, stante la ricostruzione, ad altezza d’uomo. Sempre lo stesso giornalista scrive che quest’uomo ha strisciato con la schiena sulle pareti della cella prima di morire strangolato, lentamente.

Restando a disposizione della Magistratura Inquirente per qualsiasi tipo di atto e chiarimento e nella speranza che le indagini possano fare piena luce sulla orribile ed orrenda morte di Ahmed Youssef Sauri.

Con osservanza.

Marcello Zuinisi
Educatore Professionale
Legale rappresentante Associazione Nazione Rom
(opera nomadi toscana)
Via Ricortola 166, Marina di Massa (Ms)
Tel: +39 320 9489950




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